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Green Retail  - Intervista - Il Commercio Equo tra Sostenibilità e Impatto Sociale: La Via di Altromercato
Valeria Calamaro, Sustainability Marketing Manager di Altromercato
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News A cura di: Domenico Canzoniero

Intervista - Il Commercio Equo tra Sostenibilità e Impatto Sociale: La Via di Altromercato

Dal prezzo equo alla carbon footprint, dall'empowerment delle comunità locali alla lotta al cambiamento climatico: il commercio equo sta vivendo una profonda trasformazione. Altromercato, pioniere italiano del settore, interpreta questo cambiamento integrando sostenibilità ambientale e impatto sociale in un modello di business che si distingue nel panorama del largo consumo.
Abbiamo intervistato Valeria Calamaro, Sustainability Marketing Manager di Altromercato, per capire come un'impresa sociale affronta le sfide della transizione ecologica, dalla misurazione scientifica degli impatti alla comunicazione con il consumatore, fino alla gestione di progetti internazionali che stanno cambiando la vita di intere comunità.

 

Il Bilancio Sociale e la Rendicontazione

Altromercato produce un bilancio sociale ampio e dettagliato. Quali sono le motivazioni che spingono l'azienda a fare un lavoro così approfondito non solo sui temi sociali ma anche su quelli della sostenibilità?

Come impresa sociale senza scopo di lucro, abbiamo l'obbligo di redigere un bilancio sociale secondo il decreto ministeriale 186 del 2019. Questo bilancio deve evidenziare gli stakeholder e gli impatti generati dall'organizzazione, includendo sia aspetti sociali che ambientali, con obblighi più o meno stringenti in base alla dimensione aziendale.
Dal 2021 abbiamo deciso di fare un passo ulteriore, adottando volontariamente il framework della Global Reporting Initiative (GRI). Questa scelta si allinea con i nostri 10 principi internazionali, tra cui la "climate action" e la protezione dell'ambiente, che sono parte integrante del World Fair Trade Organization. L'adozione del GRI, pur non riuscendo a coprirne tutti gli aspetti (utilizziamo un approccio "with reference to"), ci ha aiutato a strutturare meglio la rendicontazione e a mappare con maggiore precisione i nostri impatti ambientali, partendo dalla comprensione di cosa misurare e come farlo in modo sistematico.

Carbon Footprint e Azioni Concrete

Infatti nel vostro bilancio sociale 2023 avete inserito anche la prima carbon footprint di organizzazione, un passo importante per adottare una misurazione scientifica del proprio potenziale di sostenibilità e dare un contributo concreto alla transizione. Quali obiettivi vi siete posti per la riduzione della carbon footprint nel breve e medio termine? Cosa avete già realizzato?

Abbiamo iniziato dal nostro perimetro operativo (Scope 1 e 2), con l'obiettivo di ridurre i consumi del 20%. Siamo intervenuti con l'efficientamento energetico dei magazzini, passando ai LED, e abbiamo installato un impianto fotovoltaico che oggi copre tra il 20-24% del nostro fabbisogno di energia elettrica. Abbiamo anche ridotto gli spazi uffici grazie allo smart working e siamo passati a un contratto di energia 100% green da fonti rinnovabili di origine certificata e gas compensato con certificati VER. Per quanto riguarda lo Scope 3, abbiamo iniziato dalla mappatura dei trasporti, sviluppando un sistema gestionale che monitora le tratte internazionali upstream e la distribuzione ai negozi. Su questo fronte specifico abbiamo registrato una riduzione del 29% delle emissioni rispetto agli anni precedenti. Parallelamente, abbiamo condotto un'analisi del ciclo di vita (LCA) sulla filiera del caffè biologico, prendendo come campione rappresentativo sei gruppi di produttori in tre continenti diversi, raccogliendo dati primari direttamente dai produttori. Questo studio, che ha richiesto quasi due anni di lavoro, ci ha permesso di comprendere meglio i "punti caldi" di emissione lungo tutta la filiera, dalla coltivazione al consumo finale. E questa mappatura dettagliata delle emissioni ha rivelato un aspetto cruciale: il vero impatto si gioca nelle comunità di produttori, dove il cambiamento climatico sta già modificando radicalmente le pratiche agricole tradizionali.


Progetti Internazionali e Impatto sul Territorio

Il valore di un commercio equo è da sempre nel supporto agli agricoltori del sud del mondo che se in prima battuta era principalmente una migliore retribuzione oggi ha una componente di supporto informativo, culturale e tecnologico in relazione alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico. Come nascono i vostri progetti nei paesi produttori? Come nasce l’obiettivo di trasformare i metodi di agricoltura dei vostri fornitori in pratiche più sostenibili?

Il punto di partenza è sempre una relazione diretta con i partner locali, che si evolve in base al loro livello di maturità sulla sostenibilità. Alcune realtà sono già molto avanzate, come il nostro gruppo in Thailandia che lavora sul riso: hanno sviluppato autonomamente una banca delle sementi per preservare la biodiversità e creare varietà resistenti alla siccità. In zone dove l'allagamento tradizionale non è più possibile per i cambiamenti climatici, stanno sperimentando il System of Rice Intensification (SRI), una tecnica che richiede meno acqua e offre rese maggiori, piantando il riso più in profondità e riducendo anche le emissioni rispetto ai sistemi anaerobici tradizionali.

In altri casi, come in Togo con il cacao, abbiamo sviluppato un progetto quinquennale di "cooperazione integrata" attraverso il protocollo Made in Dignity. Questo approccio coinvolge tutti gli attori: produttori, istituzioni locali, cooperative di secondo livello, partner scientifici e attori dell'industria o della distribuzione. Il progetto parte dai bisogni del territorio e prevede un percorso pluriennale di crescita, con particolare attenzione alla formazione in campo e alla sistematizzazione delle parcelle in agroforesteria dinamica. Questo sistema combina diverse tipologie di piante in base ai corsi d'acqua e all'ambiente specifico, migliorando sia la redditività che la resistenza ai cambiamenti climatici.

In Nicaragua, attraverso la Fondazione Altromercato, stiamo realizzando un progetto innovativo con le donne produttrici di caffè. L'iniziativa prevede la creazione di sistemi agroforestali, con una cintura di alberi forestali e da frutto intorno alle piante di caffè per aumentare la resistenza alle variazioni di temperatura. Le giovani donne gestiranno questi sistemi, garantendo sia la sostenibilità ambientale che quella sociale. Il progetto ha anche l'ambizione di sviluppare carbon credits commerciabili all'interno della filiera.

In Guatemala, dove i cambiamenti climatici hanno alterato le stagioni delle piogge causando problemi di maturazione del caffè e rischi di frane, lavoriamo con agronomi locali per aiutare le famiglie dei caficoltori. Gli interventi includono il terrazzamento delle parcelle e l'introduzione di varietà di piante locali più resistenti alle malattie. In Sri Lanka, stiamo presentando progetti di finanziamento come supporto ai produttori nell'installazione di pannelli fotovoltaici per renderli energeticamente indipendenti, riducendo i costi di produzione e migliorando la qualità della vita delle comunità.

La chiave del successo di questi progetti è il coinvolgimento diretto delle comunità locali nella progettazione e implementazione delle soluzioni. Non si tratta solo di trasferire tecnologie o pratiche, ma di costruire consapevolezza e competenze che possano essere gestite autonomamente dalle comunità stesse, coinvolgendo in particolare le giovani generazioni per garantire la continuità futura delle iniziative.


Marketing e Comunicazione al Consumatore

Tutti questi progetti insieme all'impegno per la carbon footprint denotano un importante valore socioculturale nei vostri prodotti: come riuscite a trasferire al consumatore finale il valore aggiunto dei vostri progetti? Quali strumenti funzionano meglio?

La nostra strategia di comunicazione si basa sul principio che il prodotto è il primo testimone dei nostri valori, ma deve essere supportato da una narrazione efficace che vada oltre il semplice claim sul packaging. Abbiamo sviluppato diversi approcci innovativi per coinvolgere i consumatori. Un esempio emblematico è il nostro lavoro sullo zucchero di canna: partendo dalla consapevolezza che i consumatori non conoscevano le differenze tra i vari tipi di zucchero, abbiamo creato con l’Associazione Narratori del Gusto e Good Senses delle mappe sensoriali e organizziamo degustazioni pubbliche. Queste esperienze permettono di capire come terreni diversi, paesi diversi e lavorazioni diverse influenzino l'aromaticità del prodotto. È un modo per raccontare concretamente come le scelte produttive - dall'uso di terre vulcaniche alla lavorazione a mano, dall'impiego del bagasso come combustibile alle pratiche agricole sostenibili - si traducano in caratteristiche distintive del prodotto.

La nostra rete di botteghe sul territorio rappresenta un asset fondamentale per la comunicazione: sono vere e proprie "officine" di proposte culturali ed educative. Le cooperative e le associazioni che le gestiscono organizzano attività nelle scuole, eventi sul territorio e iniziative nella ristorazione. Chi lavora nei nostri punti vendita non lo fa solo come occupazione, ma con un approccio quasi da "brand activist".
La pandemia ha dimostrato la resilienza di questo approccio: mentre molte reti retail tradizionali hanno sofferto, la nostra rete di botteghe ha resistito grazie al forte legame con il territorio e alla capacità di comunicare valori oltre il prodotto.

Abbiamo anche investito nella documentazione dei nostri progetti attraverso docu-film e docu-podcast che raccontano le testimonianze dirette dei protagonisti delle filiere. Non presentiamo solo storie positive: mostriamo anche le sfide e le difficoltà che i produttori affrontano, come la lotta contro le compagnie minerarie per preservare i territori o gli sforzi dei "Guardiani della Biodiversità" in Perù per fermare la deforestazione. Queste storie concrete aiutano i consumatori a comprendere l'impatto reale del loro acquisto.


La Sfida della Comunicazione Responsabile

La campagna "Consumi o Scegli?" sembra rivendicare un valore maggiore dei vostri prodotti, invitando il consumatore a una scelta più consapevole. Tuttavia, in un momento in cui il consumatore è già sotto pressione, con un sovraccarico informativo e cognitivo davanti allo scaffale, non rischia di essere troppo aggressivo chiedergli anche questo ulteriore sforzo? Non è paradossale che proprio chi cerca di fare scelte più etiche si ritrovi a spendere di più senza la certezza di generare un impatto significativo?

La campagna, realizzata con Paolo Iabichino, voleva effettivamente creare uno "shock termico" iniziale. Altromercato poteva permettersi di puntare il dito verso il consumatore e chiedergli di riflettere sulle sue scelte proprio perché ha alle spalle una storia di impegno concreto e misurabile. Tuttavia, riconosciamo che oggi il contesto è profondamente cambiato: il consumatore si trova in una situazione di forte pressione - sociale, economica, di incertezza per il futuro - e si confronta con una vera e propria "bulimia di sostenibilità", dove la proliferazione di claim "green" rende difficile distinguere il valore reale delle proposte.

Per questo stiamo evolvendo verso un approccio più empatico. Non si tratta di rinunciare alla nostra distintività, ma di trovare modi più efficaci per comunicare il valore concreto dei nostri progetti. Quando un consumatore sceglie un nostro prodotto deve poter vedere chiaramente come il suo acquisto si traduce in benefici tangibili per le comunità produttrici e per l'ambiente. Non chiediamo più solo di "scegliere", ma ci impegniamo a rendere più trasparente e verificabile l'impatto di quella scelta.

 

Rapporto con la Grande Distribuzione

 Come si configura il vostro rapporto con la GDO? I retailer apprezzano il valore aggiunto dei vostri prodotti?

L'alleanza con la distribuzione moderna rappresenta una sfida cruciale per il nostro modello di business. Alcune catene hanno dimostrato grande sensibilità, dando spazio ai nostri prodotti e supportando progetti significativi. Tuttavia, in un mercato dove la sostenibilità rischia di diventare una commodity, il commercio equo deve riaffermare la propria distintività.

La nostra risposta è stata la diversificazione dei canali: dalla ristorazione scolastica, dove serviamo diversi milioni di merende all'anno, al dettaglio specializzato, fino alla vendita di materie prime. Quest'ultimo è un fronte particolarmente innovativo: sviluppiamo filiere integrate con progetti di lungo respiro, un modello "Made in Dignity" che sta attirando l'interesse dell'industria e della distribuzione per l'approvvigionamento responsabile.


Sfide Future

Quali sono le principali sfide che vi trovate ad affrontare oggi?

Nel contesto attuale, caratterizzato da forte inflazione e volatilità dei mercati delle materie prime, la sfida principale è mantenere l'equilibrio tra accessibilità dei prezzi e remunerazione equa dei produttori. Non è solo una questione economica: dobbiamo dimostrare che un altro modo di fare business è possibile.

La risposta sta nella costruzione di alleanze strategiche per lo sviluppo di modelli più sostenibili. Il commercio equo non può più permettersi di essere una nicchia virtuosa: deve diventare un laboratorio di innovazione per l'intero settore alimentare. La nostra forza sta nella capacità di combinare impatto sociale, sostenibilità ambientale e qualità del prodotto, offrendo soluzioni concrete ai problemi globali.

 

Per Saperne di Più

L'esperienza di Altromercato dimostra che la transizione ecologica nel settore alimentare richiede un approccio integrato, dove sostenibilità ambientale e giustizia sociale procedono di pari passo. Per approfondire i progetti e le iniziative dell'azienda, è possibile consultare il Bilancio Sociale 2023 sul sito www.altromercato.it o visitare una delle oltre 200 botteghe del mondo presenti sul territorio nazionale.

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