Economia circolare: tra leadership italiana e sfide per la competitività
L'Italia si conferma tra le economie più circolari d'Europa, ma la dipendenza dall'estero per le materie prime resta un nodo critico. Un'accelerazione del modello circolare potrebbe far risparmiare oltre 80 miliardi di euro entro il 2030.
Il sistema produttivo italiano conferma la sua eccellenza nella circolarità delle risorse, posizionandosi al secondo posto in Europa dopo i Paesi Bassi e superando Germania, Francia e Spagna nei principali indicatori di economia circolare. Tuttavia, il Paese mostra ancora una preoccupante dipendenza dall'import di materiali, pari al 48% del fabbisogno complessivo nel 2023, più del doppio rispetto alla media UE (22%). Il costo di queste importazioni è salito a 568,7 miliardi di euro nel 2024, con un incremento del 34% rispetto al 2019.
Sono questi i dati più significativi emersi dal Rapporto 2025 sull'economia circolare presentato il 15 maggio a Roma durante la 7ª Conferenza nazionale di settore, dove esperti e istituzioni hanno analizzato l'andamento della circolarità nell'economia italiana.
Performance di eccellenza, ma con aree di miglioramento
Nel 2023 l'Italia ha raggiunto una produttività delle risorse pari a 4,3 euro di PIL per ogni kg di risorse consumate, dato nettamente superiore alla media UE (2,7 €/kg) e a quello di Spagna (4,1 €/kg), Francia (3,5 €/kg) e Germania (3,4 €/kg).
Il tasso di utilizzo circolare di materia si è attestato al 20,8%, a fronte di una media dell'11,8% nell'UE, con una crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2019. È la performance migliore tra i principali Paesi europei, seguita dalla Francia (17,6%), dalla Germania (13,9%) e dalla Spagna (8,5%).
Anche nella gestione dei rifiuti l'Italia eccelle: il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani è cresciuto di 3,2 punti percentuali rispetto al 2019, attestandosi al 50,8% nel 2023. Solo la Germania fa meglio con il 68,2%, mentre Francia (42,2%) e Spagna (41,4%) restano indietro.
Il consumo dei materiali per abitante (11,1 tonnellate nel 2023) rimane inferiore alla media europea (14,1 t), ma è in crescita, mentre altri Paesi come Germania, Francia e Spagna lo stanno riducendo.
Investimenti e occupazione: necessario invertire la tendenza
Nel 2023, gli investimenti privati nelle attività tipiche dell'economia circolare (riciclo, riparazione, riutilizzo, noleggio e leasing) in Italia sono stati pari a 10,2 miliardi di euro (0,5% del PIL), collocando il Paese al terzo posto dopo Germania e Francia. Tuttavia, si registra un calo significativo rispetto al 2019: -22% in valore assoluto.
Sul fronte occupazionale, l'Italia impiega 508.000 persone in attività circolari, con un calo del 7% rispetto al 2019. In rapporto al totale degli occupati, l'Italia si allinea comunque alla media UE del 2%, superando Francia (1,8%) e Germania (1,7%).
I potenziali benefici di un'accelerazione circolare
Secondo uno studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, uno scenario più circolare genererebbe al 2030:
Una riduzione del 14,5% del consumo di materiali rispetto al 2020
Una diminuzione di 17 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti
Un aumento del tasso di riciclo fino all'89,8% (+18%)
Una riduzione di 40 milioni di tonnellate della dipendenza da importazioni
Un risparmio di 82,5 miliardi di euro
L'adozione di pratiche circolari ha generato nel 2024 un risparmio di 16,4 miliardi di euro per le imprese manifatturiere italiane. A livello europeo, la Commissione stima che l'aumento della circolarità possa ridurre i costi del sistema energetico del 7% tra il 2031 e il 2050, con un risparmio di 45 miliardi di euro all'anno.
Materie prime critiche: urgente accelerare sul riciclo
Tra i materiali considerati critici e strategici figura l'alluminio, le cui riserve globali sono concentrate per il 56% tra Guinea, Vietnam e Brasile. L'UE è il primo importatore al mondo, ma il tasso di riciclo a fine vita è ancora molto basso (21%), nonostante possa essere riciclato infinite volte senza perdere le proprietà originali.
Il rame, fondamentale per energia, trasporti ed elettronica, ha visto una domanda globale di 25,8 milioni di tonnellate nel 2023, con un forte impulso dalle tecnologie pulite. Attualmente, il 32% del rame proviene dal riciclo, ma attraverso adeguate misure circolari si potrebbe soddisfare oltre il 40% della domanda entro il 2050.
Il fosforo, usato per l'85% nei fertilizzanti, è oggi materia prima critica con riserve concentrate in Nord Africa, Cina e Russia. L'UE produce solo lo 0,5% del fosforo mondiale e si rifornisce principalmente da Marocco e Russia. Il suo recupero da fonti alternative come acque reflue e fanghi di depurazione rappresenta un'opportunità ancora poco sfruttata.
Prospettive future: circolarità come leva competitiva
L'Unione Europea punta a mantenere una forte iniziativa per la transizione verso un'economia più circolare. Nel 2026 sarà presentato il Circular Economy Act, che darà un'accelerazione alla transizione. Il Clean Industrial Deal, presentato a febbraio 2025, indica l'obiettivo di raddoppiare il tasso di circolarità dell'economia europea, passando dall'11,8% del 2023 al 24% entro il 2030.
In un momento di difficoltà per la produzione industriale italiana, l'economia circolare rappresenta una leva strategica per rendere le imprese più competitive e ridurre la dipendenza dall'estero. Maggiore produttività dei materiali e dell'energia, aumento del riciclo e del riutilizzo, riduzione degli scarti e valorizzazione delle materie prime seconde sono i pilastri su cui costruire un modello industriale più resiliente, sostenibile e autonomo, facendo della circolarità un punto di forza del Made in Italy.
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