Divario retributivo e bassa rappresentanza femminile penalizzano le performance aziendali. L'Italia è ultima in Europa per uguaglianza di genere nell'ambito professionale
La parità di genere rappresenta non solo un imperativo etico ma anche un fattore strategico per migliorare le performance economiche. È quanto emerso durante l'evento "Ring the Bell for Gender Equality" tenutosi a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano. La tradizionale cerimonia del suono della campanella, che si svolge in oltre 100 Borse mondiali in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, ha posto l'attenzione sull'importanza di garantire equa rappresentanza e retribuzione femminile nel mondo del lavoro.
I dati presentati durante l'evento rivelano che il PIL pro capite a lungo termine sarebbe quasi il 20% più alto se si colmassero i divari occupazionali di genere. Inoltre, le aziende con consigli di amministrazione equilibrati hanno il 20% in più di probabilità di ottenere risultati aziendali migliori. La parità di genere sul luogo di lavoro potrebbe sbloccare oltre 12 trilioni di dollari di nuovo valore di mercato legato agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Nonostante queste evidenze, secondo il Global Gender Gap Index 2024 del World Economic Forum, il divario retributivo persiste e, senza interventi strutturali, l'azzeramento del gap economico tra uomini e donne è proiettato a oltre 150 anni. L'Italia si posiziona all'87° posto nel mondo nella riduzione delle disparità di genere, perdendo otto posizioni rispetto al 2023.
A livello europeo, il Gender Equality Index 2024 dell'European Institute for Gender Equality conferma che l'Italia occupa l'ultimo posto tra gli Stati membri per la parità di genere nel lavoro. Il Rendiconto di Genere 2024 dell'INPS evidenzia che il tasso di occupazione femminile è pari al 52,5% contro il 70,5% maschile e solo il 21,1% delle donne occupa un ruolo dirigenziale.
Il settore privato italiano sta tuttavia mostrando segnali di cambiamento. In poco più di due anni, oltre 16.000 aziende hanno ottenuto la certificazione UNI/PdR 125, dando impulso all'inclusione e alla valorizzazione dei talenti femminili. Un ulteriore avanzamento arriverà con la Direttiva UE 2023/970, che introduce nuovi obblighi per le aziende europee al fine di garantire la parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. La direttiva impone alle imprese di adottare misure correttive qualora il divario salariale superi il 5%, rafforzando i meccanismi di trasparenza retributiva. Gli Stati membri dovranno recepire la normativa entro giugno 2026.
Durante l'evento è intervenuta anche Elena Avogadro, Responsabile Diversity Equity & Inclusion di Intesa Sanpaolo, sottolineando l'importanza di valorizzare il merito a tutti i livelli aziendali per promuovere un ambiente di lavoro equo e inclusivo, favorendo un cambiamento culturale sia interno che esterno al Gruppo.
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