Il gruppo francese Ldc, primo produttore europeo di carne avicola, ha annunciato l’adozione dei criteri dello European Chicken Commitment (Ecc) per i marchi Le Gaulois e Maître CoQ entro il 2028. La decisione interessa circa 400 milioni di polli l’anno e segue tre anni di pressione pubblica da parte dell’associazione francese L214, attiva su temi legati al benessere animale.
LDC si impegna a intervenire su più fronti: riduzione della densità di allevamento a 15 animali per m², eliminazione delle razze a rapida crescita, presenza di luce naturale e arricchimenti ambientali, oltre all’abbandono della macellazione tramite incatenamento a testa in giù su animali coscienti. Si tratta di interventi strutturali, con impatti concreti sull’intera filiera di fornitura.
Il contesto europeo e il ritardo italiano
Con questa adesione, LDC si unisce a un gruppo di oltre 390 aziende europee che hanno già firmato l’impegno ECC, contribuendo alla diffusione di standard basati su criteri scientifici di benessere animale. Secondo il Welfare Footprint Project, queste misure possono ridurre fino al 78% il tempo in cui i polli vivono condizioni di dolore intenso.
Il paper più recente di Eurogroup for Animals, insieme al parere dell’EFSA, ribadisce l’importanza di due fattori chiave: la densità di allevamento e la selezione genetica delle razze. La combinazione di questi elementi è centrale per aggiornare le normative europee e rendere più trasparente la gestione zootecnica in tutta la filiera.
In Italia, il produttore Fileni ha dichiarato la piena conformità all’ECC per tutte le sue linee a marchio proprio. Anche realtà come Carrefour Italia, Cortilia e Eataly hanno pubblicato impegni formali. Tuttavia, nessun altro produttore nazionale o insegna GDO ha al momento sottoscritto un’adesione pubblica agli standard ECC.
Verso nuovi standard condivisi
Secondo Essere Animali, promotore del commitment anche in Italia, l’annuncio di LDC rappresenta una svolta per il settore, dimostrando che trasformazioni su larga scala sono tecnicamente e commercialmente realizzabili. “Ora è il momento – ha dichiarato Simone Montuschi, presidente dell’associazione – che anche le aziende italiane compiano scelte comparabili, in risposta a una domanda crescente da parte di consumatori consapevoli”.
L’adozione di standard ECC non riguarda solo aspetti etici, ma comporta implicazioni concrete per la filiera della distribuzione. L’allineamento tra produttori e retailer su criteri di benessere animale potrebbe incidere sulle strategie di assortimento, sulla comunicazione a scaffale e sulla gestione delle private label.
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