La sostenibilità è fra i trends 2022 della fashion industry: l'analisi di Zordan
Secondo l’Onu, la fashion industry è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra.
La sostenibilità entrerà in ogni aspetto del mondo della moda, caratterizzando non solo materie prime e supply chain, ma soprattutto spazi espositivi e concept store del futuro.
Finalmente, dopo due anni di pandemia in cui anche la fashion industry non è stata risparmiata, siamo pronti ad accogliere il 2022 della moda italiana con il ritorno delle sfilate della settimana della moda uomo, appena conclusa, e donna, ormai alle porte. In questo scenario di ripartenza e fiducia, Zordan, punto di riferimento per i brand del lusso e del fashion nella realizzazione di spazi retail attraenti e sostenibili, identifica tre macro-trend che caratterizzeranno il mondo del fashion, in tutti i suoi aspetti, in questo 2022, e probabilmente negli anni avvenire. L’elemento che accomunerà e guiderà i cambiamenti e le innovazioni del settore è la sostenibilità: al giorno d’oggi, l’attenzione per l’ambiente, per il pianeta e per le persone è diventata indispensabile per lo sviluppo di qualsiasi industria. Già da qualche anno abbiamo assistito alla messa in atto di iniziative e soluzioni ambientali più decise da parte dei grandi brand della moda – il packaging e le materie prime eco-progettati e naturali di Chanel, o la piattaforma online Equilibrium di Gucci, carbon neutral dal 2018. Tuttavia, il 2022 si prospetta essere un anno di potenziali cambiamenti ancora più innovativi e improntati verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. A conferma di ciò, un interessante passo avanti è rappresentato dalla recente proposta di legge che nello Stato di New York regolamenterebbe le attività delle aziende di moda che operano nella regione, richiedendo la comunicazione di dati ufficiali sugli impatti climatici e sociali, al fine di ridurre le emissioni e l’inquinamento causato dalla filiera.
Tessuti e materie prime ecologiche e sostenibili
Il primo macro-trend che caratterizzerà il mondo della moda nel 2022 interessa la fase di approvvigionamento dei materiali per la produzione tessile: secondo i dati elaborati da McKinsey and Company e The Business of Fashion nel loro report annuale “The State of Fashion 2022”, il riciclo dei materiali costituirà un’importante fase nella riduzione dei rifiuti tessili e nel limitare lo sfruttamento del territorio per l’estrazione di materie prime vergini. L’obiettivo è di integrare gradualmente capi durevoli, ecologici e realizzati con materiali “riciclati”, in un’ottica di economia circolare. A questo proposito, come rappresentante e consulente di tematiche della sostenibilità, Zordan sottolinea l’importanza di incorporare a queste soluzioni tessili circolari anche dei processi produttivi a basso impatto ambientale, riducendo le emissioni e i consumi di energia in fase di fornitura e conversione, grazie anche al calcolo della carbon footprint di ogni prodotto. Non a caso, a fine marzo sarà approvata la nuova Strategia europea per il Tessile sostenibile, nella speranza di regolare la durata e gli impatti del ciclo di vita dei prodotti e dei capi di abbigliamento, e regolamentare l’uso del green claim, obbligando i brand a misurare la Product Environmental Footprint effettiva del prodotto.
L’attenzione verso il processo produttivo
La capacità di ripresa dei brand, anche nel settore della moda, dipende in gran parte dall’impiego e dalla promozione di sistemi di produzione sostenibili. Il secondo macro-trend, infatti, è costituito dall’abilità di reinventare la catena produttiva, fondamentale per la sopravvivenza e l’evoluzione delle aziende della fashion industry in un periodo di incertezze e cambiamenti. Considerando le emergenze legate alla scarsa disponibilità di materie prime, ai rallentamenti dei trasporti e all’aumento dei costi di logistica, è chiaro che è necessario ricorrere a nuove strategie di produzione, in cui la sostenibilità gioca un ruolo importante. Secondo il report “The State of Fashion 2022”, i brand dovranno iniziare a stabilire dei parametri di sostenibilità al momento della selezione dei fornitori. Allo stesso modo, saranno necessari ulteriori controlli e verifiche dell’outsourcing allo scopo di prevenire uno sfruttamento sia della forza lavoro, sia delle risorse energetiche e idriche del territorio. Per Zordan, in aggiunta a questi punti, è essenziale proprio la regolamentazione delle attività che costituiscono il processo produttivo: dall’ottenimento delle materie prime alla manifattura, dal packaging all’imballaggio, dalla logistica dei trasporti al consumo di energia. Tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto dovrebbero essere monitorate e sottoposte ad accurati controlli allo scopo di misurarne l’impatto ambientale e comprendere come ridurre i consumi e le emissioni che ne derivano.
Il negozio sostenibile
Il terzo ed ultimo macro-trend riguarda la fase di distribuzione del prodotto finito: nell’industria della moda si parla di spazi espositivi, o semplicemente di negozi. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un graduale cambiamento del concetto di “spazio retail”, soprattutto per quanto riguarda i brand dell’alta moda. Oggi, i negozi di abbigliamento non sono più visti solo come spazi dedicati solo alla vendita e all’acquisto di capi e accessori: si tratta di veri e propri luoghi di rappresentanza, spazi espositivi in cui è possibile vivere molteplici esperienze, dal sorseggiare un caffè, allo sfogliare qualche rivista, dallo scattare qualche fotografia esclusiva, all’eventuale ordine o acquisto di un prodotto ricercato. Questa tendenza di rendere i negozi, soprattutto quelli monobrand, dei veri e propri concept store si affianca alla necessità di realizzare spazi attraenti e unici, capaci di conquistare il cliente ed ampliare la sua esperienza. Anche in questa fase della supply chain della moda è però fondamentale l’impiego di strategie e processi sostenibili: nell’ottica di trasformare l’industria del fashion sulla base di un’economia circolare, realizzando capi durevoli, e riciclabili e implementando normative e processi produttivi rispettosi dell’ambiente e delle persone, non si possono tralasciare i consumi e gli sprechi generati dalla realizzazione degli spazi espositivi del prodotto finito.
Zordan, come punto di riferimento nel settore dello shopfitting, ha scelto di mettere il proprio know-how al servizio dei concept retail dei propri clienti, i brand della fashion industry e del lusso assoluto, esaminando e migliorando l’impatto ambientale di questi spazi. Il processo si basa sul calcolo della Carbon Footprint (CFP) dei prodotti di arredo durante tutte le fasi del loro Life Cycle: il recupero delle materie prime, la manifattura, il packaging, la logistica e lo smaltimento. Grazie ad un sistema certificato realizzato dall’azienda, Zordan si propone di esaminare il livello di emissioni di CO2 di ogni materia prima in ogni fase della produzione, considerando anche i consumi energetici, idrici e l’impatto dei trasporti sull’ambiente.
“L’attenzione alla sostenibilità sta iniziando ad occupare un ruolo sempre più dominante anche nel settore della moda e del lusso, e siamo sicuri che il 2022 sarà un anno di svolta, soprattutto dal punto di vista della consapevolezza e la presa di posizione dei brand rispetto a questa tematica” ha commentato Alfredo Zordan (nella foto), Direttore Commerciale dell’azienda. “Secondo l’ONU, la fashion industry è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra ed è anche per questo motivo che ci sentiamo responsabili nell’assicurare una valida alternativa sostenibile a tutti quei marchi che temono uno svantaggio competitivo a favore di un approccio più sostenibile: il risultato del nostro contributo è la realizzazione di innovativi concept store il cui impatto ambientale risulta minimizzato e le emissioni di gas serra ridotte: il tutto nel rispetto delle direttive europee improntate al raggiungimento dell’obiettivo “Emissioni zero” del 2050.”
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