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Green Retail  - Economia circolare del caffè: dall'alluminio riciclato nascono nuove risorse
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News A cura di: Redazione GreenRetail.news

Economia circolare del caffè: dall'alluminio riciclato nascono nuove risorse

 La filiera del riciclo delle capsule e dei contenitori in alluminio genera valore ambientale ed economico. Il caso del progetto "Da Chicco a Chicco" dimostra come economia circolare e solidarietà possano integrarsi nel quotidiano consumo di caffè, con risultati misurabili: oltre 12.000 tonnellate recuperate in 14 anni e 7 milioni di piatti donati alle famiglie in difficoltà.


La filiera del caffè in Italia vale miliardi di euro e coinvolge milioni di consumatori quotidiani. Ma dietro ogni tazzina si nasconde una sfida di sostenibilità: il packaging in alluminio che garantisce freschezza e conservazione dell'aroma deve trovare una seconda vita per non gravare sull'ambiente. Secondo recenti studi, il 91% degli italiani inizia la giornata con il caffè, e le capsule monodose hanno registrato una crescita del 13% rispetto all'anno precedente, rendendo sempre più urgente affrontare il tema del fine vita di questi imballaggi.

Il 1° ottobre, Giornata Internazionale del Caffè – istituita nel 2015 durante Expo Milano – rappresenta l'occasione per fare il punto su un modello di economia circolare che trasforma un problema in opportunità. La gestione sostenibile del packaging del caffè dimostra come sia possibile coniugare prestazioni tecniche del materiale, recupero delle risorse e benefici sociali misurabili.

Il paradosso delle capsule: imballaggio o rifiuto?

Le capsule in alluminio si trovano in una zona grigia della normativa europea. Pur essendo tecnicamente imballaggi, la presenza del caffè esausto al loro interno le fa classificare come rifiuti urbani indifferenziati sia in Italia che nel resto dell'Unione Europea. Questa classificazione limita drasticamente le possibilità di recupero, nonostante gli impianti italiani di trattamento rifiuti abbiano raggiunto livelli tecnologici avanzati.

Il problema si amplifica considerando che nel nostro Paese la casa è diventata il luogo principale di consumo del caffè per 8 italiani su 10, con un conseguente aumento dei volumi di capsule utilizzate. Gli impianti tradizionali faticano a recuperare componenti piccoli e leggeri come le capsule, che spesso sfuggono ai sistemi di selezione automatica.

Un modello di filiera integrata

Per superare questo ostacolo, dal 2011 è operativo il progetto "Da Chicco a Chicco", nato dalla collaborazione tra Nespresso Italiana, CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, Utilitalia e CIC – Consorzio Italiano Compostatori nell'ambito del programma "Nespresso per l'Italia". L'iniziativa ha costruito una rete di oltre 200 punti di raccolta tra boutique del marchio e isole ecologiche distribuite sul territorio nazionale.

Il sistema si basa su un processo integrato: una volta conferite in impianti dedicati, le capsule vengono separate meccanicamente. L'alluminio viene avviato al riciclo nelle fonderie italiane, mentre il caffè esausto si trasforma in compost utilizzato per coltivare riso. Quest'ultimo viene poi donato al Banco Alimentare e alla Fondazione Progetto Arca, chiudendo il cerchio tra sostenibilità ambientale e solidarietà sociale.

I numeri dell'economia circolare

In 14 anni di attività, il progetto ha permesso di recuperare più di 12.000 tonnellate di capsule in alluminio esauste. Di queste, oltre 700 tonnellate di alluminio sono state destinate al riciclo, mentre più di 7.000 tonnellate di caffè esausto sono state reimpiegiate, generando risorse per 7 milioni di piatti donati alle famiglie in difficoltà.

Solo nel 2024, sono state conferite circa 1.910 tonnellate di capsule, con un incremento del 3% rispetto al 2023. Questo volume ha prodotto un risparmio energetico pari a 315 tonnellate equivalenti di petrolio e ha evitato l'immissione in atmosfera di 710 mila kg di CO₂. Metriche che dimostrano come l'economia circolare generi benefici ambientali quantificabili e non solo dichiarazioni di intenti.

Milano apre alla raccolta a domicilio

Nel 2025 il modello si è evoluto ulteriormente. A Milano, grazie a un accordo di programma tra Comune, Amsa, Nespresso Italiana e CIAL, è partito il primo progetto sperimentale di raccolta a domicilio delle capsule esauste in alluminio. Il servizio, attivabile gratuitamente sul sito Nespresso.it durante un nuovo ordine, attraverso l'app o il servizio clienti, non comporta costi aggiuntivi per i cittadini e semplifica ulteriormente l'accesso al sistema di riciclo.

Parallelamente, la rete dei punti di raccolta si è ampliata in Lombardia – con nuove isole ecologiche nelle province di Mantova e Bergamo – e in Valle d'Aosta, rendendo il sistema sempre più capillare e accessibile.

Le cinque regole per valorizzare l'alluminio

Il consorzio CIAL affianca alla gestione operativa del riciclo un'intensa attività di educazione ambientale, promuovendo comportamenti corretti tra i cittadini. Per il packaging del caffè, cinque regole semplici possono fare la differenza:

  1. Conferire tutti i formati: non solo lattine, ma anche tappi, fogli sottili, scatolette e vaschette
  2. Verificare le modalità locali: l'alluminio si conferisce spesso insieme a plastica o vetro, secondo le disposizioni comunali
  3. Eliminare i residui: non serve lavare a fondo, basta svuotare i contenitori
  4. Non trascurare i piccoli componenti: capsule, tappi e chiusure hanno valore nella filiera del riciclo
  5. Ridurre il volume: separare l'alluminio da altri materiali e compattare per facilitare la selezione

Prospettive di sviluppo

«L'alluminio è una risorsa preziosa che accompagna ogni giorno le abitudini degli italiani, anche nella pausa caffè», afferma Stefano Stellini, direttore generale CIAL. «Grazie a progetti come "Da Chicco a Chicco", lavoriamo per trasformare un gesto quotidiano in un'azione concreta di sostenibilità, dando una seconda vita alle capsule e agli altri imballaggi in alluminio. È importante ricordare che, anche se piccoli, questi oggetti hanno un grande valore nella filiera del riciclo, e ognuno di noi può contribuire con semplici attenzioni e seguendo le regole della raccolta differenziata».

Il modello dimostra come la collaborazione tra industria, consorzi e istituzioni possa generare risultati misurabili in termini di riduzione degli impatti ambientali e benefici sociali. La sfida ora è replicare questo approccio in altri settori del largo consumo, dove packaging piccoli e compositi rappresentano ancora un'area critica per l'economia circolare.

La filiera del caffè, con i suoi volumi significativi e la sua capillarità, può diventare un laboratorio di innovazione per testare soluzioni scalabili. I 710 mila kg di CO₂ evitati nel 2024 e i 7 milioni di piatti donati in 14 anni dimostrano che economia circolare e solidarietà sociale non sono obiettivi in conflitto, ma elementi di una strategia integrata che può generare valore per tutti gli attori della filiera.

 

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