Aggiusto, recupero, rivendo e compro meno: così gli italiani applicano la sostenibilità̀ nello shopping Non Food. Ma vorrebbero più servizi “green” in negozio.
Il 55,9% dei Baby Boomer mantiene con cura e ripara i prodotti acquistati, il 46,6% dei Millennial riduce la spesa non alimentare e il 43,3% della Generazione Z ricorre al mercato del second hand. Tutti sono attenti, a modo loro, alla sostenibilità. Ma i retailer non sempre colgono queste esigenze.
I giovanissimi acquistano e rivendono prodotti usati che non si utilizzano più, i sessantenni tendono a far riparare il più possibile i prodotti, mentre i cinquantenni comprano più degli altri prodotti di buona qualità e lunga durata. Tutti ricorrono più che in passato al mercato dell’usato e apprezzano i retailer che hanno adottato la sostenibilità nelle loro strategie d’impresa. Sono le conclusioni a cui giunge l’indagine esclusiva sull’approccio degli italiani alla sostenibilità contenuta nell’edizione 2024dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, lo studio che ogni anno raccoglie, organizza e sistematizza l’andamento di 13 comparti1 non alimentari.
«Il tema della sostenibilità e della green revolution è diventato un punto rilevante e le aziende che abbracciano questi princìpi, investendo in materiali ecologici, processi produttivi sostenibili e comunicazione trasparente sulle pratiche ambientali, lo fanno per rispondere alle aspettative dei consumatori, ma spesso anche ottenere vantaggi economici e reputazionali» commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «Quest’attenzione alla sostenibilità si è tradotta in una forte domanda dei consumatori per prodotti e servizi "green" anche nei diversi comparti Non Food».
Lo shopping green secondo gli italiani
Lo studio, condotto per l’Osservatorio Non Food da Metrica Ricerche2, ha chiesto agli italiani quali fossero i comportamenti di consumo più sostenibili. Al primo posto c’è mantenere con cura e far riparare il più possibile i prodotti (valutazione media 7,7 su una scala da 1 a 10), soprattutto per quanto riguarda l’elettronica di consumo e l’abbigliamento, calzature, intimo e accessori.
Al secondo posto c’è la preferenza per prodotti di buona qualità e di lunga durata, anche spendendo di più (7,5), anche in questo caso soprattutto negli acquisti di elettronica di consumo e abbigliamento, calzature, intimo e accessori. Il terzo comportamento ritenuto più green è l’acquisto o la rivendita di prodotti usati che non si utilizzano più (7,5), in particolare nell’universo di abbigliamento, calzature, intimo e accessori. Stesso punteggio e stesso settore merceologico trainante per l’attitudine alla riduzione di acquisti e consumi. Da ultima c’è l’opzione di noleggiare un prodotto anziché acquistarlo, la meno considerata (6,2) e quella indicata relativamente in modo più frequente per l’elettronica di consumo (38,5%).
“Spacchettando” queste risposte in base all’età degli intervistati emerge che i Baby Boomer sono più sensibili alla manutenzione, alla riparazione e all’acquisto di prodotti di maggior qualità e durata. Comportamento quest’ultimo considerato rilevante anche dalla Generazione X. Invece la Generazione Z dà valutazioni mediamente più basse e considera al primo posto l’impegno a mantenere con cura i propri acquisti.
Ma quante di queste opinioni si tramutano in comportamenti reali? Il 48,0% dei consumatori ha dichiarato di essersi adoperato nell’ultimo anno per mantenere con cura e far riparare il più possibile i prodotti, il 46,5% per acquistare meno e ridurre i consumi, e a farlo sono stati soprattutto i Baby Boomer (rispettivamente 55,9% e 52,7%). La riduzione dei consumi è il comportamento sostenibile più frequente tra i Millennial (46,6%), mentre tra i giovani della Generazione Z è l’acquisto e/o la rivendita di prodotti usati che non si utilizzano più (43,3%).
I retailer devono passare col verde
L’Osservatorio Non Food ha anche raccolto le iniziative adottate in materia di sostenibilità da importanti retailer (Benetton, Decathlon, H&M, Leroy Merlin, Lush, Nike e Zara Home), in particolare in termini di utilizzo di materiali ecologici, processi produttivi sostenibili e comunicazione trasparente sulle pratiche ambientali.
È nell’universo di abbigliamento e accessori che l’attenzione alla sostenibilità trova maggiori declinazioni, come la ricerca di capi di qualità che possano durare nel tempo, la frequentazione di negozi di vendita second hand, la riparazione dei capi danneggiati (gli stessi punti vendita tendono a dare indicazioni sulla manutenzione) o il loro riciclo, spesso promosso dagli stessi retailer. Nell’elettronica di consumo, che ha vissuto una battuta d’arresto delle vendite, aumenta il mercato dei prodotti refurbished o rigenerati, mentre nelle attrezzature sportive il riciclo, la ristrutturazione, la riparazione, la rivendita e il noleggio sono già finestre aperte sul futuro di questo comparto. Anche il mondo della cartoleria si sta impegnando in una direzione più eco-friendly, per esempio tramite linee di prodotti ecologici come le penne biodegradabili e l’utilizzo di carta riciclata per quaderni e agende.
In parallelo, l’Osservatorio Non Food ha chiesto ai consumatori quale servizio pro-sostenibilità vorrebbero trovare nei negozi. Al primo posto, apprezzata in modo trasversale da tutte le generazioni, c’è la possibilità di rivendere un prodotto, comprato nel negozio e che non si usa più (32,6%). Al secondo posto viene indicata la presenza di un servizio post acquisto, ad esempio di riparazione e/o manutenzione per i prodotti acquistati (18,3%), che risulta interessante soprattutto per i Baby Boomer (25,7%). Le altre attività risultano mediamente meno interessanti, con percentuali di preferenza che variano dal 12,8% del ricevere idee su come riutilizzare la confezione di un prodotto prima di buttarlo al 5,5% della possibilità di acquistare prodotti con garanzia di smaltibilità.
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