Second hand e ricondizionati: come comprano gli italiani
Una nuova indagine di Altroconsumo analizza esperienze, motivazioni e soddisfazione degli italiani che acquistano e vendono prodotti di seconda mano e ricondizionati, in un mercato dell’usato ormai maturo e condiviso.
Un mercato dell’usato più maturo
In pochi anni l’acquisto di capi e oggetti usati è passato dalla diffidenza a un comportamento associato all’intelligenza economica e alla responsabilità ambientale. Lo sviluppo di una cultura del consumo più consapevole ha contribuito a superare lo stigma legato al second hand, intrecciando attenzione al portafoglio e sensibilità per la sostenibilità. I dati dell’Osservatorio Second Hand Economy, realizzato da BVA Doxa per Subito, indicano un valore di 27 miliardi di euro nel 2024, uno in più rispetto al 2023, pari all’1,2% del PIL nazionale, con oltre 27 milioni di italiani coinvolti e il mercato dell’usato classificato come terzo comportamento sostenibile più diffuso nel Paese.
In questo quadro, l’acquisto e la vendita di beni usati vengono descritti come leve concrete di economia circolare: allungare la vita di un oggetto significa ridurre la produzione di nuovi beni, contenere i rifiuti e limitare l’inquinamento. L’usato esce dalla dimensione da “nascondere” e diventa scelta da dichiarare alla luce del sole, dove il risparmio è inteso come valore che affianca e sostiene la sostenibilità. Si afferma così un modello di consumo meno centrato sul possesso e più orientato alla durata, alla qualità e alla responsabilità individuale.
Chi compra, che cosa sceglie e quanto spende
L’indagine Altroconsumo, condotta tra il 30 maggio e il 3 settembre 2025 su 1.460 cittadini fra i 18 e i 74 anni, mostra un interesse diffuso per il mercato second hand: circa tre quarti degli intervistati dichiarano di cercare prodotti usati, con il 44% che lo fa almeno una volta al mese. In testa alle categorie più ricercate figurano abbigliamento, scarpe e accessori moda, indicati da circa metà del campione; seguono libri, fumetti, CD, DVD e vinili, poi articoli per la casa – dai mobili alle decorazioni fino al materiale per il fai-da-te – e prodotti legati al tempo libero, come giochi e videogiochi. Smartphone e attrezzature per attività sportive e ricreative chiudono la classifica, pur mostrando livelli di interesse significativi.
Il passaggio dalla ricerca all’acquisto è ormai consolidato: 8 intervistati su 10 hanno comprato almeno un prodotto di seconda mano nell’ultimo anno e uno su tre ha effettuato tre o più acquisti. A sostenere maggiormente il mercato sono i giovani under 34, più a loro agio tra app e piattaforme digitali, mentre le persone over 59 risultano più esitanti. Tra chi ha utilizzato il mercato dell’usato nell’ultimo anno, oltre la metà (54%) ha comprato più di tre articoli, con una spesa media complessiva di 219 euro, comprensiva di tasse ed eventuali costi di spedizione.
Ripensando all’ultimo acquisto, circa un terzo degli intervistati indica ancora una volta abbigliamento, scarpe e accessori moda, confermando il settore al vertice delle preferenze; il 18% cita libri, fumetti, CD, DVD e vinili. Oltre la metà delle operazioni (54%) è avvenuta online da privati tramite siti o piattaforme, l’11% attraverso negozi virtuali e il 35% in punti vendita fisici o direttamente da persone reali. In un terzo dei casi venditore e acquirente si trovano nella stessa città o paese, segno che la dimensione locale resta rilevante accanto alle dinamiche digitali.
Prezzi, piattaforme e soddisfazione
Le condizioni economiche giocano un ruolo centrale nella diffusione del second hand. Nel 63% dei casi i prodotti sono messi in vendita a prezzo negoziabile e solo nell’1% tramite asta; complessivamente il 59% degli acquirenti dichiara di aver pagato meno del prezzo iniziale, con uno sconto medio del 23%. Considerando solo i prodotti a prezzo trattabile, la quota sale all’86%. Tre acquisti su quattro vengono pagati direttamente al venditore e il resto principalmente attraverso il sito; nel complesso 6 intervistati su 10 utilizzano strumenti di pagamento elettronici come carta di credito, bonifico, PayPal o sistemi equivalenti.
I problemi segnalati sono rari: solo il 4% riferisce inconvenienti come condizioni del prodotto peggiori rispetto all’annuncio o costi extra inattesi. Il livello medio di soddisfazione raggiunge 83 su 100 e tre acquirenti su quattro promuovono l’esperienza, con il prezzo finale indicato come fattore decisivo nel giudizio complessivo.
Sul fronte di chi vende, 3 persone su 10 hanno ceduto almeno un prodotto di seconda mano negli ultimi dodici mesi, contribuendo a tenere in circolazione beni ancora utilizzabili. Tra questi, il 43% ha venduto più di tre articoli, per un guadagno medio di 181 euro nello stesso arco temporale. La propensione alla vendita è maggiore tra le donne sotto i 43 anni e cala dopo i 55. Anche qui abbigliamento, calzature e accessori moda guidano la classifica (44%), seguiti da libri, fumetti, CD, DVD e vinili (12%) e da giochi e videogiochi (8%).
Il prezzo è strutturalmente oggetto di trattativa: il 78% degli articoli è offerto a cifra negoziabile e quasi due terzi (64%) vengono ceduti a un importo inferiore rispetto a quello iniziale, con uno sconto medio del 19%; limitando l’analisi ai prodotti trattabili, la percentuale sale al 78%. Oltre la metà delle vendite (57%) è conclusa direttamente con l’acquirente, ma chi vende si affida alle piattaforme più di chi compra (44% contro il 28%), probabilmente per il ruolo di mediazione percepito come rassicurante. In oltre 7 casi su 10 il pagamento avviene tramite strumenti elettronici, con il bonifico bancario in posizione di rilievo. I problemi imprevisti riguardano solo il 3% dei venditori e la soddisfazione media tocca quota 84 su 100, con il prezzo finale ancora una volta determinante.
Rischi percepiti, vantaggi ambientali e crescita dei ricondizionati
Le opinioni raccolte sul mercato dell’usato delineano un quadro complessivamente positivo. L’80% degli intervistati ritiene che comprare e vendere prodotti di seconda mano abbia un impatto favorevole sull’ambiente, confermando che la crescita del second hand è legata non solo al risparmio, ma anche a una maggiore consapevolezza sulla necessità di ridurre sprechi e rifiuti. Persistono tuttavia alcune resistenze: il 37% percepisce rischi legati a truffe o merce in cattivo stato, con una differenza marcata tra chi non ha mai acquistato usato (53%) e chi invece ha già sperimentato questa pratica (31%). Il 24% dichiara di provare disagio all’idea di acquistare qualcosa già utilizzato da altri, anche se la maggioranza riconosce che alcuni prodotti usati sono quasi come nuovi e il 66% non ritiene opportuno comprare oggetti nuovi destinati a un uso molto saltuario.
L’attenzione al riuso si estende anche ai prodotti ricondizionati, i cosiddetti refurbished. Una precedente indagine Altroconsumo del 2024, condotta su quasi mille italiani, indicava che solo il 28% aveva acquistato un ricondizionato – in 6 casi su 10 uno smartphone – con un giudizio diviso tra il 47% di soddisfatti e il 45% di delusi. Il nuovo rilevamento mostra che quasi 4 partecipanti su 10 hanno già scelto un prodotto tecnologico ricondizionato, segnalando una crescita di questo segmento.
Anche qui emergono differenze di genere ed età: i maschi sotto i 26 anni risultano i più propensi, con il 48% che ha già acquistato un ricondizionato, mentre le donne oltre i 61 anni sono le meno inclini. Gli smartphone restano i protagonisti (59% degli acquisti), seguiti da computer e tablet (31%) e da piccoli elettrodomestici (25%), con esperienze generalmente positive per tutte le categorie. Quasi la metà dell’intero campione considera i prodotti ricondizionati affidabili quanto i nuovi, percentuale che sale al 58% tra chi li ha già provati e si ferma al 41% tra chi non li ha mai acquistati. Un ostacolo rilevante resta il prezzo: per il 30% la differenza rispetto al nuovo non è ancora sufficientemente vantaggiosa da rendere il ricondizionato una scelta davvero conveniente.
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