Indagine Eikon: la sostenibilità sociale passa da salute e protezione.
Social Sustainability Week 2025: il 92% degli italiani riconosce il legame salute-ambiente, il 48% indica la tutela della salute come priorità. Il 54% vede speranza quando le aziende parlano di sostenibilità. Anche per la distribuzione moderna si apre uno spazio di presidio sociale concreto.
Quasi nove italiani su dieci guardano con preoccupazione al futuro del pianeta, oltre l'80% teme per quello del Paese e più di sette su dieci vivono con ansia il proprio domani. In questo scenario di fragilità diffusa, la sostenibilità sociale assume contorni precisi: lotta alla povertà (49%), tutela della salute e del benessere (48%), garanzia di un lavoro dignitoso (33%).
Sono i dati dell'indagine realizzata da Eikon Strategic Consulting Italia in occasione della Social Sustainability Week, condotta su oltre 2.000 intervistati tra i 16 e i 75 anni, che fotografa un Paese consapevole della connessione tra salute e ambiente (92%), ma schiacciato dalla sensazione che il proprio destino dipenda soprattutto da fattori economici incontrollabili (62,4%).
Sanità pubblica sotto pressione, cresce il ricorso al privato
Il rapporto con il sistema sanitario nazionale evidenzia criticità strutturali. Solo il 46% degli italiani dichiara di avere fiducia nel SSN, mentre il 54% esprime scetticismo o sfiducia. Il problema non riguarda la competenza del personale – considerato preparato dal 58% degli intervistati – ma la capacità organizzativa e soprattutto la carenza di risorse: l'81% ritiene insufficiente il numero degli operatori sanitari.
Questa percezione produce conseguenze concrete: il 53% del campione considera indispensabile un'assicurazione integrativa e il 67% ritiene inevitabile il ricorso alla sanità privata, segnale di un bisogno crescente di sicurezza e accessibilità nelle cure che le istituzioni pubbliche faticano a garantire.
"La nostra indagine mostra un Paese che chiede più protezione e accesso alla salute", commenta Paola Aragno, Vicepresidente di Eikon. "In questo quadro, il dialogo tra sistema pubblico e privato non è più un'opzione, ma una responsabilità condivisa. Significa mettere a fattor comune competenze, capacità organizzative e prossimità ai cittadini".
Le imprese chiamate a un ruolo sociale
In un contesto in cui istituzioni e soggetti collettivi sono percepiti come meno efficaci, si amplificano le aspettative nei confronti delle imprese. Quando organizzazioni e aziende parlano di sostenibilità, il 54% degli italiani dichiara di provare speranza o interesse. Solo l'8% si dichiara indifferente.
Al mondo del lavoro si chiedono innanzitutto stabilità contrattuale (53%), relazioni positive tra colleghi (47%) e flessibilità e smart working (34%). Significativo che l'attenzione alla salute e la domanda di un'ampia offerta di welfare aziendale (26%) superino, anche se di poco, la rilevanza attribuita all'assenza di discriminazione e pari opportunità (23%) e alla formazione (22%).
Tuttavia, il 60% ritiene insufficiente l'attuale impegno aziendale per il benessere e il 61% pensa che le aziende dovrebbero promuovere servizi psicologici, ma solo il 16% conosce realtà che li offrono. Un divario tra aspettative e prassi che segnala un terreno d'azione ancora largamente inesplorato.
"La crescente vulnerabilità e la carenza dei presìdi collettivi spingono le persone a rivolgere alle imprese aspettative un tempo rivolte alle istituzioni", dichiara Cristina Cenci, antropologa e Senior Partner di Eikon. "Il lavoro diventa il luogo in cui si cercano stabilità, relazioni sane e tutela del benessere. Questa trasformazione segnala un cambiamento profondo nei bisogni comunitari".
Il rischio dell'atomizzazione
L'indagine evidenzia anche una criticità strutturale. "La sostenibilità sociale rischia di essere ridotta a questione privata e atomizzata: salute e benessere rimandano al 'me', non al 'noi'", segnala Enrico Pozzi, Presidente e CEO di Eikon Strategic Consulting Italia. "È una visione profondamente individualistica che ha perso il radicamento collettivo. L'ansia per il futuro – personale, nazionale, planetario – non trova più aggancio con dimensioni sociali concrete. Quando la percezione dominante è di non poter influenzare il proprio futuro, resta solo la cura ossessiva del corpo vulnerabile".
Partner e prospettive
Durante l'evento di presentazione, l'attenzione verso le persone e la sostenibilità sociale è emersa dalle testimonianze dei rappresentanti delle organizzazioni partner: Fabrizia Bottiroli, Head of Health Offering, Services and UW Retail AXA Italia; Cristiano Gianni, Chief Health Officer AXA Italia; Giampaolo Montesano, Network Director Logista Italia; Claudia Rutigliano, Coordinatrice Scientifica della Fondazione MSD. Le loro esperienze mostrano come innovazione, servizi integrativi, educazione alla salute e pratiche sostenibili possano diventare leve concrete per generare valore sociale.
Per la distribuzione moderna, questi dati aprono uno spazio strategico inedito. Quando il 92% degli italiani riconosce il legame tra salute e ambiente, e il 48% identifica nella tutela della salute una priorità della sostenibilità sociale, il retail diventa potenzialmente infrastruttura di protezione concreta: attraverso l'accessibilità alimentare, l'educazione nutrizionale, le politiche di assortimento orientate alla salute pubblica, il welfare per i propri dipendenti.
"Le aziende che sapranno accogliere questo cambiamento contribuiranno a rafforzare nuove forme di sicurezza condivisa", conclude Cenci. Una sfida che riguarda direttamente anche il settore della distribuzione: tradurre i bisogni emergenti in prassi quotidiana, dall'assortimento consapevole alla formazione del personale, dalla tutela dei lavoratori all'educazione alimentare. Quando le istituzioni mostrano fragilità, la prossimità del punto vendita può diventare presidio sociale. A condizione di saperlo costruire con metodo e visione strategica.
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