Dal convegno "È l'ora dell'agricoltura bio", FederBio risponde al Ceo Syngenta: il biologico è il modello per l'autosufficienza alimentare
Non si può rinunciare al biologico, anzi è proprio questo il momento in cui occorre investire con maggior decisione sulla transizione agroecologica.
All’evento “È l’ora dell’agricoltura bio, una risorsa strategica per uscire dalla crisi” che si è tenuto a Roma, FederBio risponde alla provocazione del CEO del colosso agrochimico Syngenta che, in una recente intervista, ha affermato che di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale è necessario rinunciare all'agricoltura biologica.
Il consumo di suolo, la perdita di fertilità dei terreni, il crollo della biodiversità, l’aumento delle emissioni serra, l’inquinamento delle falde idriche, fino all’abbandono delle terre da parte degli agricoltori che non riescono più raggiungere un’equa remunerazione sono le vere criticità enfatizzate dal recente conflitto bellico che con l’impennarsi del costo di pesticidi, fertilizzanti e concimi chimici e dell’energia rischia di pregiudicare molte imprese agricole.
“Al convegno, organizzato con le altre associazioni del biologico per fare il punto dopo l’approvazione della legge su come è meglio utilizzare i fondi stanziati per lo sviluppo dell’agricoltura bio, si è parlato del ruolo fondamentale dell’agroecologia contro la crisi alimentare. Rispondendo anche alla recente intervista del CEO del polo agroindustriale Syngenta, ricordo che l’emergenza di cibo globale non deve farci cadere nella tentazione di scegliere come soluzione l’incremento dell’uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimica, che non garantiscono certo rese colturali migliori, anzi nel tempo favoriscono fenomeni di desertificazione del suolo mettendo a rischio la produzione di cibo per le generazioni future. Ridurre le sostanze chimiche di sintesi è fondamentale soprattutto in questo momento con i costi dei pesticidi e fertilizzanti schizzati alle stelle che rendono impossibile garantire un reddito adeguato agli agricoltori. Molti sono costretti a chiudere. Il bio contribuisce a incrementare il sequestro annuo di Carbonio Organico (CO) in maniera nettamente superiore anche rispetto ai terreni non coltivati: è stato dimostrato che nei terreni coltivati in modo biologico l’accumulo annuo di CO nel suolo è pari a 3,5 tonnellate per ettaro, negli altri a 1,98 t/h. Inoltre il biologico, valorizzando i circuiti locali di produzione e consumo e tutelando la biodiversità, può essere una delle opportunità per garantire un reddito soddisfacente e un futuro per gli agricoltori. Infine, per quanto riguarda le rese, è scientificamente provato che nel medio e lungo periodo le rese colturali dell’agricoltura biologica, sono del tutto simili se non addirittura superiori a quelle dell’agricoltura convenzionale che utilizza enormi quantitativi di sostanze chimiche di sintesi e acqua compromettendo la fertilità dei terreni e mettendo a rischio la produzione di cibo per le generazioni future. Infine è chiaro che oggi uno dei problemi fondamentali è l’equa distribuzione del cibo visto che l’eccesso di produzione serve solo ad abbassare il prezzo agli agricoltori e il 30% del cibo finisce nei rifiuti invece che per risolvere il problema della fame” - ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini (nella foto), Presidente di FederBio.
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