Cresce la rete di Generazione G: coinvolte 572 famiglie
A poco più di un anno dall’avvio, il progetto Generazione G, promosso da Prénatal in collaborazione con MOIGE, ha raggiunto 572 famiglie in 15 regioni italiane.
Nonostante l'incertezza del quadro normativo e il dibattito pubblico, quasi nove aziende su dieci negli Stati Uniti mantengono o aumentano gli investimenti in sostenibilità, considerandola una leva strategica per la competitività e la resilienza della supply chain. Emerge però il fenomeno del "greenhushing": si investe di più, ma se ne parla di meno.
Una nuova analisi di Ecovadis rivela un approccio sempre più strategico e meno sbandierato alla sostenibilità da parte delle grandi imprese statunitensi. Lo studio, intitolato
"2025 U.S. Business Sustainability Landscape Outlook: Executive Perspectives on Supply Chain Disruption, Resilience and Competitiveness", evidenzia come l'87% delle aziende abbia confermato o potenziato i propri budget per iniziative di sostenibilità nel corso dell'ultimo anno.
Questo impegno, tuttavia, avviene sempre più spesso "dietro le quinte". I dirigenti riconoscono la sostenibilità come un fattore chiave per la competitività, ma preferiscono ridurre la comunicazione pubblica dei propri sforzi, in un contesto di crescente polarizzazione sul tema Esg.
Il report delinea un quadro dove l'azione prevale sulla narrazione. Quasi un terzo dei manager intervistati (31%) dichiara di aver aumentato gli investimenti in sostenibilità riducendo al contempo la comunicazione esterna. Un ulteriore 8% ha smesso di comunicare pubblicamente i propri impegni, pur continuando a investire secondo i piani stabiliti. Di contro, solo una piccola minoranza ha effettivamente ridimensionato gli sforzi (7%) o non considera la sostenibilità una priorità strategica (6%).
Lungi dall'essere un mero esercizio di compliance, la sostenibilità è percepita come un vantaggio competitivo tangibile. Il
65% degli intervistati la considera un elemento chiave per la crescita, capace di generare valore attraverso la mitigazione dei rischi, una maggiore resilienza operativa, il rafforzamento del brand e l'ottimizzazione dei costi. Inoltre, il
62% afferma che un solido programma di sostenibilità è fondamentale per attrarre e fidelizzare i clienti. La prospettiva è condivisa anche dai responsabili finanziari, con il 52% che la identifica come un motore di crescita per il business.
L'incertezza politica preoccupa i vertici aziendali. Quasi la metà dei dirigenti C-level (47%) teme che un eventuale indebolimento delle normative Esg possa tradursi in un
aumento delle interruzioni lungo la catena di fornitura. Altre preoccupazioni significative riguardano il potenziale deterioramento della qualità dei dati Esg (35%) e l'aumento di pratiche di lavoro non etiche (59%), minando la trasparenza e la responsabilità del settore.
Muoversi nell'attuale panorama normativo rappresenta una sfida complessa. Solo il
13% delle imprese risulta pienamente conforme alle scadenze di normative chiave come la Csrd e il Cbam dell'Unione europea, la SB-253 californiana e il Modern Slavery Act canadese. Per ciascuna di queste regolamentazioni, fino al 19% delle aziende coinvolte non ha ancora avviato la raccolta di dati Esg dalla propria supply chain. Questa situazione spinge un terzo dei dirigenti (33%) ad ammettere di aver utilizzato stime, pur sapendo che non erano accurate, per rispondere a pressioni normative o di mercato.
Per colmare il divario di dati e migliorare l'accuratezza del reporting, le aziende stanno accelerando gli investimenti tecnologici. La maggior parte sta già utilizzando strumenti specifici: il
57% impiega soluzioni di mappatura dei rischi Esg, il 49% piattaforme per il coinvolgimento dei fornitori e il 34% strumenti per la mappatura della base di fornitura. Guardando al futuro, l'89% delle imprese prevede di aumentare ulteriormente gli investimenti in tecnologia nei prossimi 12 mesi per rafforzare la propria strategia di sostenibilità.
«Anche se il dibattito sulla sostenibilità aziendale si intensifica, i dirigenti sono concentrati sulla realtà: la sostenibilità è ciò che mantiene operative le catene di fornitura e fidelizza i clienti», ha dichiarato Pierre-François Thaler, co-fondatore e co-CEO di Ecovadis. «Per anticipare i rischi e ridurre le interruzioni, le aziende leader stanno dando priorità alla trasparenza e alla responsabilità, investendo in strumenti che le aiutano a valutare le performance dei fornitori, gestire proattivamente i rischi e affrontare le esigenze normative in evoluzione».
I risultati dello studio offrono un interessante spunto di riflessione nell'ottica dell'approccio
Human&Green. La preoccupazione espressa dal
59% dei manager per un possibile aumento delle pratiche lavorative scorrette a seguito di un arretramento normativo, evidenzia una crescente consapevolezza del legame indissolubile tra la sostenibilità ambientale e quella sociale. Questo dato dimostra come la governance (le normative Esg) sia vista come un presidio fondamentale per il benessere delle persone (
Human) all'interno delle catene di fornitura, che a sua volta garantisce la stabilità e la resilienza del business (Green). L'analisi suggerisce quindi un'evoluzione: la sostenibilità non è più solo una questione ambientale o di compliance, ma un approccio integrato che "si prende cura" dei lavoratori, del pianeta e del business in un'unica visione strategica.