Il mais italiano ha bisogno di una buona notizia. A fine settembre, nei campi dell’azienda Folli a Cornaredo, quella buona notizia è arrivata con numeri e – soprattutto – con un metodo.
Combi Mais Eco, il protocollo ideato da Mario Vigo e maturato in dodici edizioni, ha messo insieme produttività, sanità del raccolto e tracciabilità degli impatti, mostrando che l’intensificazione sostenibile non è uno slogan ma una pratica agronomica verificabile sul campo. La dodicesima edizione ha confermato rese in granella nettamente superiori alle medie aziendali “convenzionali” e una presenza praticamente nulla di micotossine, l’indicatore più sensibile della qualità igienico-sanitaria del mais in annate calde e irregolari. Il dato di contesto – e la riflessione su “più rese, più sanità, più reddito” – si intreccia con un obiettivo politico: fare del mais lombardo una DOP per riconoscerne valore e filiera.
Sul piano dei numeri, il raccolto 2025 ha toccato 17,6 t/ha di granella con qualità commerciale elevata: un risultato coerente con una stagione meteorologica più regolare ma con temperature sopra le medie, dunque tutt’altro che “facile” per una coltura estiva come il mais. È un traguardo che rafforza l’affidabilità del protocollo agli occhi delle imprese e dei decisori pubblici.
La spina dorsale di Combi Mais Eco è un pacchetto tecnico integrato che lavora su quattro fronti.
Genetica. La scelta di ibridi Short Corn – mais a taglia ridotta – riduce lo stress meccanico e idrico, migliora l’efficienza d’uso delle risorse e stabilizza la produzione: è una soluzione semplice e potente contro la volatilità climatica.
Nutrizione e suolo. L’impiego di concimi organo-minerali e di formulati per la tutela biofisica del suolo sostiene la funzionalità radicale e la resilienza agli stress. Quest’anno un’area di prova è fertilizzata solo con prodotti certificati LCA, per misurare l’impronta ambientale lungo il ciclo di vita dei mezzi tecnici: una scelta che sposta l’asticella dalla retorica ai bilanci ambientali misurabili.
Acqua ed energia. La micro-irrigazione di ultima generazione, supportata da sensoristica di campo e piattaforme digitali, consente un calcolo affidabile dell’efficienza idrica e un monitoraggio in tempo reale dei consumi energetici. In altre parole: irrigare quando serve, quanto serve.
Dati e meteo. La centralina meteo e l’uso sistematico dei dati (piogge, temperature, evapotraspirazione) alimentano decisioni agronomiche “just-in-time”, riducendo input superflui e rischi fitosanitari.
Dietro questo disegno c’è anche un’alleanza industriale non banale – fertilizzazione (Unimer, Cifo), difesa e genetica con piattaforma digitale (Bayer Crop Science/Dekalb e FieldView), irrigazione (Netafim), contoterzismo data-driven (Agriserv), coperture assicurative specialistiche (VH Italia), assistenza meccanica (Ri.Vi.) – coordinata agronomicamente da Leonardo Bertolani e con la regia scientifica del Dipartimento di Agronomia dell’Università di Torino guidato da Amedeo Reyneri. Non un elenco di loghi: una catena del valore che spiega perché il protocollo riesce a tradurre la teoria della “sostenibilità competitiva” in pratiche replicabili.
La presenza, all’Open Day del 29 settembre 2025, dell’assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi – che ha rilanciato l’idea della DOP per il mais lombardo – e di altri rappresentanti istituzionali segnala che la sostenibilità, quando genera reddito e qualità, diventa rapidamente una questione di politica industriale. Nei giorni precedenti, la delegazione della Commissione AGRI del Parlamento europeo – guidata da Veronika Vrecionová – ha fatto tappa in azienda per ascoltare la filiera che innova mentre Bruxelles discute il Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 e la PAC post-2027. Qui il messaggio è chiaro: regole e incentivi devono premiare chi dimostra risultati misurabili in produttività, qualità e minore impatto.
Tre punti meritano di restare sul tavolo della filiera:
Redditività condizionata alla sanità. In un mercato che remunera la qualità, partite “pulite” da micotossine aprono sbocchi premium e riducono scarti e declassamenti. È il differenziale che, a parità di prezzo di borsa, fa tornare i conti aziendali.
Efficienza delle risorse come vantaggio competitivo. Acqua, fertilizzanti, energia: dove li misuri, li risparmi. La combinazione tra irrigazione di precisione e supporto digitale rende scalabile la pratica, anche per aziende di medio taglio.
Standard di filiera. Quando un protocollo dimostra stabilità di risultati (come le 17,6 t/ha nell’annata 2025) e replicabilità, diventa naturale chiedere riconoscimenti di origine e schemi di premialità legati alla misurazione degli impatti (LCA, indicatori idrici, sanità).
Combi Mais Eco ci ricorda che la transizione non è un salto nel buio, ma una grammatica di decisioni: scelta varietale, suolo, acqua, dati, assicurazione del rischio e, soprattutto, alleanze lungo la catena. Se le istituzioni sapranno accompagnarla – autorizzazioni snelle per l’irrigazione efficiente, credito d’imposta sugli investimenti “data-driven”, premi accoppiati legati alla sanità merceologica – questa grammatica potrà diventare lingua comune della maiscoltura italiana.