Second hand: nasce Vatogo, il primo marketplace online alleato dei negozi fisici
Il second hand ha conquistato tutti, sconfiggendo ogni pregiudizio: nel 2021 quasi 23 milioni di italiani hanno acquistato almeno un articolo di seconda mano.
Economico, comodo, sostenibile: il second hand ormai ha conquistato tutti. Solo nel 2021, quasi 23 milioni di italiani hanno acquistato almeno un articolo di seconda mano, con un volume di affari pari a 24 miliardi di euro (fonte: Osservatorio Second Hand Economy condotto da Doxa per Subito.it). Sicuramente l’online ha dato una spinta notevole al comparto, passando dai 5,4 miliardi di euro di fatturato nel 2014 agli 11,8 nel 2021, quasi la metà del totale. Di portali ne esistono parecchi, ma è vero anche che non tutti gli articoli possono essere venduti ovunque: gioielli, device tecnologici e altri beni di lusso necessitano di garanzie ulteriori.
Questa esigenza ha aperto la strada a marketplace specializzati nel lusso che si fanno carico in prima persona di una serie di passaggi, tra cui l’autenticazione del bene: come Vestiaire Collective presente in Europa (con un catalogo di 3 milioni di articoli di oltre 10mila brand) e The RealReal negli Stati Uniti (con più di 820mila clienti, per un valore medio a transazione pari a 487 dollari). Modelli di indiscutibile successo che, tuttavia, per poter accentrare tutti questi servizi richiedono commissioni di servizio molto elevate: si va in media dal 30 al 50%. Inoltre, escludono completamente la rete dei negozi fisici. È vero infatti che (secondo il report annuale di Idealo) nel 2021 l’85% degli acquirenti italiani ha effettuato in media un acquisto online al mese, complice la sempre maggiore confidenza con i pagamenti digitali (il cui valore è arrivato a 327 miliardi di euro nel 2021, +22% anno su anno, secondo il Politecnico di Milano. Ma è vero anche che il 72,6% degli intervistati da Idealo ha visitato un negozio fisico per guardare i prodotti prima di concludere l’acquisto, soprattutto se si tratta di elettronica (52,9%), scarpe & sneakers (45,3%), moda & accessori (38,0%). Trovare un punto di connessione tra online e offline permetterebbe quindi di arricchire l’esperienza del cliente, conquistare la fiducia di un segmento di mercato più ampio e, al tempo stesso, riconoscere il valore dei negozi fisici, presìdi territoriali che rendono vive e attrattive le nostre città.
È questa l’intuizione di Vatogo, startup londinese pronta al debutto in Italia. I prodotti saranno visibili e ricercabili nel marketplace, ma il venditore affiderà l’oggetto al negoziante. Quest’ultimo quindi potrà mettere a disposizione la sua esperienza occupandosi dell’autenticazione del bene, accogliendo il cliente e aiutandolo nella scelta. Potrà inoltre fornire servizi aggiuntivi, tanto al venditore (ricondizionamento, pulizia professionale ecc.) quanto all’acquirente (adattamenti, pezzi di ricambio, confezioni regalo, vendita di accessori ecc.), senza alcun impatto sui costi operativi di Vatogo che quindi può continuare a mantenere commissioni molto più basse rispetto alla media di mercato.
"Il nostro modello operativo coniuga la comodità della vendita online con l’insostituibile esperienza di acquisto dei negozi tradizionali”, spiega Diego Esposito, amministratore delegato di Vatogo Italia. “Sappiamo bene che il second hand è una scelta sostenibile a livello ambientale, perché allunga la vita utile dei prodotti: se coinvolge i negozi fisici lo diventa anche a livello sociale ed economico, perché salvaguarda questi presìdi sul territorio e i relativi posti di lavoro”, aggiunge Marilena Neri, Marketing & PR Manager di Vatogo Italia.
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