Nicola Mamo
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Andrea Passoni: il ruolo di Coopfond e il futuro delle cooperative
Dal ruolo delle tecnologie verdi all’impatto sociale delle cooperative, Andrea Passoni amministratore delegato di Coopfond, spiega come il fondo mutualistico sta affrontando le sfide di sostenibilità, innovazione e inclusione.
Tra criteri di misurazione ESG, progetti di open innovation e workers buyout, uno sguardo pratico su come il modello cooperativo possa rispondere alle esigenze di un’economia in trasformazione.
Coopfond investe in startup e progetti innovativi. Quali tecnologie o settori legati alla sostenibilità ritiene saranno cruciali per il futuro delle imprese che supportate?
Le traiettorie dell’innovazione – soprattutto se pensiamo al tema dell’intelligenza artificiale - hanno e avranno a che fare con l’economia e la società nel suo complesso: tutti i settori in cui operano le cooperative sono e saranno quindi toccati da queste traiettorie, dal dall’agricoltura al sociale, dalla cultura all’industria e ai servizi. Proprio per questo l’innovazione è una delle direttrici principali lungo cui si muove e a cui è improntata la nostra attività di fondo mutualistico. Per esempio, affianchiamo le cooperative nei percorsi di innovazione attraverso la Fondazione Pico – il Digital Innovation Hub della cooperazione – di cui siamo soci fondatori, e portando avanti progetti come il programma Cooding, finalizzato a sostenere processi di open innovation.
Avete criteri specifici per misurare l'impatto sociale e ambientale delle realtà che finanziate? Quali metriche utilizzate per valutare il successo di questi investimenti?
Abbiamo introdotto il rating di sostenibilità, che si affianca a quello finanziario nel valutare le richieste di finanziamento che ci vengono sottoposte. Le cooperative sanno che questo è un capitolo importante su cui i loro progetti saranno esaminati. Ma non ci fermiamo qui. Oggi le cooperative che richiedono un nostro intervento finanziario possono scegliere se stabilire insieme alcuni obiettivi legati alla sostenibilità: se al termine del periodo prestabilito questi obiettivi sono raggiunti, Coopfond premia il lavoro fatto dall'impresa attraverso uno sconto sulla remunerazione prevista per il finanziamento.
Quali sono le principali sfide che Coopfond deve affrontare nel promuovere modelli di business sostenibili e inclusivi?
Vedo tre sfide principali, tra loro legate. La prima è quella di promuovere una cooperazione solida, capace di creare valore aggiunto: questo significa supportare le imprese nell’implementazione di strategie e assetti organizzativi adeguati rispetto al contesto. La seconda è quella di promuovere una cooperazione sostenibile, capace di creare un impatto positivo per la società, e non solo per l’impresa: questo vuol dire accompagnare le cooperative nella transizione sostenibile, con approcci ritagliati su misura rispetto al grado di maturità ESG. La terza, e ne abbiamo parlato prima, è quella di promuovere l’innovazione, proprio al fine di rendere le cooperative capaci di stare con successo sul mercato e di creare valore aggiunto per la società nel suo insieme: anche in questo caso si tratta di accompagnare le imprese in questa transizione, stimolando sinergie con l’ecostistema cooperativo, in un’orizzonte quindi di open innovation.
Come vede il futuro del modello cooperativo in Italia e il suo ruolo nella promozione di uno sviluppo più equo e sostenibile?
Si tratta di lavorare su casi concreti, dimostrando che un altro modo di fare economia è possibile. Per esempio, c’è un fenomeno emblematico che racconta la capacità della cooperazione di far funzionare le cose mettendo al centro il lavoro e la persona, là dove altri modelli imprenditoriali avevano fallito. Sono i workers buyout, ovvero le imprese fallite come società di capitali e salvate dai lavoratori riuniti in cooperativa. Dal 2008 abbiamo sostenuto ben 71 workers buyout in tutto il Paese, dalla Sicilia al Piemonte; cooperative nate da 1.515 soci che hanno salvato non solo 1.790 posti di lavoro ma un know-how cresciuto negli anni e radicato nei territori.
Esistono anche altre pratiche concrete su cui come cooperazione dobbiamo continuare a lavorare. Per esempio, rispetto al tema alla gestione dei dati – che costituiscono la nuova ricchezza all’interno della rivoluzione digitale – la cooperazione può aiutare ad introdurre elementi di democraticità che li rendano un patrimonio per le comunità e non un elemento con cui qualcuno può arricchirsi sulle spalle di altri. Anche rispetto al tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili la gestione in forma cooperativa può garantire un protagonismo dei territori e delle aggregazioni locali.