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News A cura di: Fabrizio Vallari

Il Pakistan è sommerso dalla più grave inondazione degli ultimi anni

Azione contro la Fame è sul campo con una risposta umanitaria multisettoriale.

In questi giorni il Pakistan è stato devastato da un’inondazione di estrema gravità che ha causato oltre 1.000 morti e danni ingentissimi. Un evento estremo che si abbatte su uno tra i dieci Paesi più colpiti da eventi meteorologici di questo tipo, secondo il Global Climate Risk Index 2021.

Sulla base di questi elementi è possibile parlare di una catastrofe annunciata. La più grave dal 2010, un anno record in cui più di 2.000 persone sono state uccise e 1/5 del Paese è stato sommerso.

Azione contro la Fame, presente in Pakistan dal 1979, è sul campo e sta attuando una risposta umanitaria multisettoriale per rispondere ai bisogni immediati e crescenti delle popolazioni più colpite nelle province di Sindh e Balochistan. Questa risposta comprenderà interventi di sicurezza alimentare e mezzi di sussistenza, sostegno alla salute e alla salute mentale delle persone colpite, interventi WASH di emergenza (distribuzione di latrine e kit igienici, stazioni di lavaggio delle mani, promozione dell'igiene) per prevenire il contagio epidemico in una regione regolarmente colpita da epidemie di colera.

Al momento, le squadre di Azione contro la Fame presenti sul posto:

hanno iniziato la distribuzione di kit di servizi igienici (113) tra gli sfollati del distretto di Thatta, nella regione di Sindh;
stanno pianificando la risposta nelle province di Sindh e Balochistan, particolarmente colpite dal monsone. Ad esempio, nel distretto di Badin, nella regione del Sindh, il 25% della popolazione è sfollata, il 57% non ha accesso sufficiente all'acqua potabile e il 41% non ha accesso adeguato al cibo.

Dopo che il 26 agosto scorso il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e ha mobilitato l'esercito per rispondere all’emergenza, il 28 agosto, l'Autorità nazionale per la gestione dei disastri (NDMA) ha diffuso i numeri ufficiali, che parlano di 1033 morti, 421.000 sfollati, 33 milioni di persone colpite (1/7 dei pakistani), 6,4 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria, quasi un milione di case sono distrutte o danneggiate, 3400 km di strade e 160 ponti distrutti.
Anche i mezzi di sussistenza sono stati gravemente colpiti. Più di 719.000 capi di bestiame sono morti e più di 2 milioni di ettari di colture e frutteti sono stati devastati dalle inondazioni.

A questi gravissimi danni va aggiunto il rischio di impatti a lungo termine sull'approvvigionamento e sul mercato alimentare in un Paese già colpito da una crisi economica acuta e dagli effetti indiretti delle pandemie Covid-19 e della guerra in Ucraina, dove 27 milioni di persone sono già in condizioni di insicurezza alimentare.

Il Pakistan ha fatto appello al sostegno umanitario internazionale È un fatto eccezionale negli ultimi anni. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello, ma i fondi stanziati sono per il momento molto limitati. Dei 160 milioni di dollari stimati per far fronte alle necessità, finora ne sono stati stanziati soltanto 10.

La tragedia umanitaria che sta colpendo il Pakistan è causata da monsoni quasi 3 volte superiori alla norma su tutto il Paese e più di 5 volte superiori alla norma nelle province del Balochistan e del Sindh, che sono le aree più colpite. Un evento eccezionale, che segue a una siccità particolarmente importante che ha causato lo scioglimento dei ghiacciai e ha favorito un effetto di deflusso sui terreni, particolarmente secchi in questi ultimi mesi. Con un effetto domino, gli effetti delle piogge dell'ultimo monsone continuano a colpire la maggior parte del Paese, causando inondazioni e frane che hanno provocato un numero crescente di vittime e danni. Una situazione gravissima, amplificata dal fatto che programmi di pianificazione urbana mal concepiti hanno portato alla costruzione di migliaia di edifici in aree a rischio di inondazioni.

“Mentre sono in corso sforzi immani per sostenere le persone colpite dalle piogge e dalle inondazioni, la solidarietà internazionale è fondamentale per rispondere adeguatamente ai bisogni immediati. È necessario stanziare al più presto maggiori fondi per la risposta umanitaria – ha dichiarato Simone Garroni, Direttore di Azione contro la Fame, ed ha aggiunto – la catastrofe che questo Paese sta vivendo ci chiama ad intervenire subito, con un intervento umanitario imponente, ma anche a riflettere sugli effetti di un clima impazzito che, lo ricordiamo, è una delle tre cause strutturali della fame nel mondo. Si tratta di un fatto che sarebbe criminale continuare a ignorare e per il quale è urgente un impegno straordinario da parte dell’intera comunità internazionale, a cominciare dalla prossima Conferenza per il clima COP27”.

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