Se riesce a liberarsi delle vecchie categorie del green marketing che dividono la sostenibilità e salute, la distribuzione moderna può svolgere un ruolo guida verso un'alimentazione equilibrata per le persone e il pianeta.
La recente ricerca McKinsey per Eurocommerce - puntualmente ripresa da Luigi Rubinelli su Alimentando - ha evidenziato un trend apparentemente contraddittorio: mentre cresce l'attenzione dei consumatori verso un'alimentazione salutare, l'interesse per la sostenibilità registra un calo significativo, con un preoccupante -6% tra i Baby Boomer, il segmento con maggiore potere d'acquisto.
Questa divergenza è il risultato di una visione frammentata promossa dal marketing tradizionale, che continua a presentare "prodotti salutari" e "prodotti sostenibili" come categorie separate, ciascuna definita da specifici claim sul packaging. Un approccio che non solo frammenta l'offerta, ma disorienta il consumatore, costringendolo a scegliere tra benefici personali e ambientali.
Il marketing e la ricerca di mercato hanno costruito una narrativa che divide artificialmente due dimensioni in realtà profondamente interconnesse. Quando esaminiamo i fenomeni nella loro complessità scientifica, emerge con chiarezza che:
La dieta mediterranea rappresenta l'evidenza scientifica di questa convergenza: un modello alimentare validato da decenni di ricerca che previene le principali patologie non trasmissibili e, simultaneamente, riduce l'impatto ambientale fino al 50% rispetto alle diete occidentali standardizzate.
In questo contesto, come evidenzia Cristina Lazzati nel suo editoriale su GDO Week del 30 aprile, il ruolo della GDO deve evolversi: "Non basta più offrire scelta: serve aiutare a scegliere".
La grande distribuzione non può limitarsi a essere un testimone passivo di trend di mercato frammentati, ma deve assumere un ruolo di protagonista attivo nella transizione ecologica e sociale.
Questo significa abbandonare la visione riduzionista che considera la sostenibilità come una caratteristica specifica di alcuni prodotti (spesso limitata al packaging) per adottare una prospettiva sistemica che:
Il calo di interesse per la "sostenibilità" rilevato dalla ricerca McKinsey non rappresenta un disinteresse per l'ambiente, ma il rifiuto di una sostenibilità superficiale, non misurabile e disconnessa dai bisogni reali delle persone. I consumatori chiedono un'offerta che integri concretamente le loro esigenze di salute, qualità e convenienza.
La distribuzione moderna può rispondere efficacemente a questa domanda attraverso:
L'approccio Human&Green sintetizza questa visione integrata: un modello che riconosce il benessere delle persone come fine ultimo dell'azione sostenibile, utilizzando il metodo scientifico per stabilire cosa è autenticamente green e come misurarlo efficacemente.
Questo approccio risponde alle tre sfide fondamentali del nostro tempo:
La distribuzione moderna ha quindi l'opportunità di diventare un vero "wellness coach della quotidianità", aiutando concretamente le persone a comporre un carrello che unisca salute, sostenibilità e convenienza.
Solo attraverso questa visione integrata, che supera la frammentazione artificiale tra salute e sostenibilità, il retail potrà realmente guidare una transizione alimentare che benefici simultaneamente le persone e il pianeta.