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Green Retail  - C'è vita dopo il superbonus?
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Innovazione & Ricerca A cura di: Fabrizio Vallari

C'è vita dopo il superbonus?

Si, se il legislatore con coraggio cambia i meccanismi attuali. Il presidente di Rete Irene interviene al seminario di Enea all’interno di Mce.

Tavola rotonda di chiusura dei lavori della Mostra Convegno Expocomfort che analizza gli scenari e le opportunità del mercato oltre il Superbonus.

Un seminario tecnico organizzato da Enea, ISNOVA e Logical Soft, moderata da Alberto Boriani di ISNOVA, che ha visto la partecipazione, oltre che di Manuel Castoldi, di Giuliano Dall’O’ - Politecnico di Milano e Massimo Nissoli - Harley&Dikkinson.

Un dibattito vivace e costruttivo, che ha catturato l’interesse dei professionisti presenti in fiera. Manuel Castoldi ha portato il suo contributo spiegando quella che è la visione di Rete Irene sul futuro degli incentivi, un futuro che ha senso esclusivamente se si percorre una strada verso una riqualificazione profonda degli edifici esistenti.

È questo il progetto “Route to 2030” che il network di imprese ha presentato il 26 maggio durante l’evento annuale di Irene, tornato in presenza dopo 2 anni di pandemia. “Route to 2030” non è solo uno slogan che funziona dal punto di vista della comunicazione, ma un impegno a ridurre il fabbisogno degli edifici energivori, trasformandoli in edifici efficienti con interventi che permettano di ottenere la massima prestazione possibile in termini di classe energetica.

Il Superbonus 110 ha permesso di ampliare la cultura popolare sulla riqualificazione energetica, ma si è portato dietro una serie di problematiche per le quali stiamo pagando un peso economico e sociale troppo alto. Gli incentivi di domani devono essere ridimensionati su una base di partenza che consenta gli interventi minimi e che consenta di ampliare i benefici fiscali con un meccanismo premiante per coloro che interverranno investendo nella vera riduzione del fabbisogno energetico primario da fonte non rinnovabile, garantendo una ricaduta economica ed energetica sul Paese. Serve una visione di periodo di lungo respiro adattata nell’orizzonte temporale del 2030 consentendo all’intera filiera di poter investire in una seria politica energetica. Strutturare i bonus e la relativa cessione del credito fiscale premiando con una detrazione maggiore coloro che investono maggiormente nella deep renovation ed ottengono un salto di classe energetica ben superiore alle sole 2 classi previste dall’attuale legislazione, o per meglio dire che riducono drasticamente il fabbisogno energetico attuale.

Passare da classe G ad E-D, facendo “il compitino”, non è sufficiente per ridurre in modo significativo il fabbisogno energetico attuale: così non si incide sulle bollette e non si crea spazio per utilizzare in modo efficiente la produzione di energia da fonti rinnovabile di cui tanto si parla. Assistiamo da giorni ad una comunicazione a nostro parere preoccupante: l’Italia deve investire nelle fonti rinnovabili: prevista l’installazione di 1 miliardo e mezzo di impianti fotovoltaici! La nostra prima domanda è stata: dove installiamo tutti questi impianti? Li lasciamo sui tetti come elemento decorativo? Se il parco immobiliare italiano è principalmente in classe G-F, e fino ad ora abbiamo riqualificato una percentuale irrisoria di edifici, a quale fabbisogno può sopperire questo impianto rinnovabile?

Ben vengano le fonti rinnovabili ma prima, o contestualmente, dobbiamo coibentare l’involucro per poi dimensionare le giuste potenze degli impianti. Tutto ciò si può fare solo ed esclusivamente con una strategia a lungo termine, che ci permetta di uscire da questa isteria collettiva da 110, dal blocco dei crediti e dai tempi sempre più ristretti. Siamo strozzati in un meccanismo che non ci permette di lavorare in qualità.

Solo con un orizzonte temporale lungo possiamo programmare interventi che ci permettano un ritorno dell’investimento, consentendo a famiglie e finanza di investire in questa direzione. Dobbiamo puntare a consumare meno energia possibile, lo dobbiamo fare per tagliare la bolletta energetica del Paese e la dipendenza delle importazioni dagli altri Stati.

Noi abbiamo fatto i conti prendendo il costo della fattura energetica dell’Italia nel 2019 (fonte Ministero dello sviluppo economico) = 40 mld di euro, di cui il 40% va in riscaldamento. Valore medio minimo di riduzione del fabbisogno energetico post intervento riqualificazione energetica = 50%. I conti si fanno in fretta: si potrebbero liberare 8 mld di euro all’anno, che per 20 anni sono 160 mld, quasi il valore del PNRR.

Queste risorse monetarie risparmiate dovranno essere dirottate a sostegno di industria, attività del commercio e del turismo colpite dagli ultimi 2 anni e delle famiglie su cui grava sempre il conto finale. Dall’Europa plaudono il Superbonus come misura incentivante di sviluppo economico e soprattutto quale fulcro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea, aveva elogiato il Superbonus Italiano. A breve sarà attivo anche in altri Paesi Europei che probabilmente saranno più “efficienti” di noi, perché sicuramente applicheranno meno “burocrazia”, o semplicemente copieranno meglio continuando ad aumentare quel gap che oggi ci vede fanalino di coda.

Dobbiamo far capire al legislatore che è necessaria un’azione coraggiosa che normi i bonus edilizi in modo più strutturale, per fare questo dobbiamo partire dal basso e da un’azione corale di tutta la società civile e dell'intera filiera coinvolta. In questo momento assistiamo alla confusione più totale, generata in primis dall’aver riposto la fiducia nell’affidabilità delle promesse governative. Serve stabilità per poter lavorare, servono strumenti di incentivazione efficaci perché altrimenti non succederà nulla ed i piani di decarbonizzazione (al 2050) e di riduzione delle emissioni “Fit for 55” (al 2030) resteranno solo parole scritte allontanando il nostro Paese da ogni minimo obiettivo.

Di recente Virgilio Trivella, Coordinatore del comitato tecnico e scientifico di Rete Irene, ha scritto un articolo “IL BONUS 110 È MORTO? FACCIAMO CHIAREZZA” disponibile al link - https://www.reteirene.it/il-bonus-110-e-morto-facciamo-chiarezza/ dove fa un punto molto dettagliato dell’attuale situazione. Lo stallo attuale oltre a creare un danno economico e sociale al Paese, contribuisce a incrementare i danni ambientali e su questo non aggiungiamo altre parole: l’attuale crisi climatica si commenta da sola, come l’urgenza di adottare comportamenti più sostenibili.

       
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