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Green Retail  - La transizione digitale e quella climatica sono al centro dell’alleanza fra imprese e territorio, per una crescita sostenibile
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Ambiente & Territorio A cura di: Fabrizio Vallari

La transizione digitale e quella climatica sono al centro dell’alleanza fra imprese e territorio, per una crescita sostenibile

Secondo le stime si avrà dal 40% al 90% di acqua in meno in Italia nel 2100 con le attuali emissioni di gas serra.

Sono alcuni dei dati emersi in occasione del convegno dal titolo “Cambiamento climatico e filiera delle imprese: infrastrutture e Pmi nella transizione verde”, organizzato a Bologna il 25 gennaio 2024 dalla Fondazione IFAB con il patrocinio di Università di Bologna e Regione Emilia-Romagna, presso Palazzo Marescotti.

Il cambiamento climatico sta causando una maggior frequenza di incendi boschivi, un maggior rischio idrogeologico e idraulico, un impatto negativo sulla produzione agricola e un calo della sua resa, siccità prolungata e rischio desertificazione, con rischio per la disponibilità di acqua potabile ed effetti sulla salute, oltre a maggiori costi energetici. Secondo dati Coldiretti, parliamo di almeno 2 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana in un’estate particolarmente calda, come quella del 2017.

Per fronteggiare i possibili impatti negativi del cambiamento climatico è necessario costruire delle sinergie tra il settore pubblico, le aziende strategiche nel settore delle infrastrutture e le aziende private leader nella transizione verde per un patto virtuoso sul clima che Fondazione IFAB - International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development si impegna a guidare.

Interpretare i dati che testimoniano il cambiamento climatico e adottare, grazie alle nuove tecnologie, le migliori pratiche per trasformare l’ecosistema nel terreno di sviluppo e crescita per comunità e imprese è il tema su cui si è sviluppato il convegno dal titolo “Cambiamento climatico e filiera delle imprese: infrastrutture e PMI nella transizione verde”, organizzato da IFAB con il patrocinio di Università di Bologna e Regione Emilia-Romagna. Il convegno si è tenuto il 25 gennaio 2024 a Bologna per presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.

Ad aprire l’evento è stato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “La transizione digitale e quella climatica sono le due grandi sfide che abbiamo di fronte e che determineranno il futuro e lo sviluppo delle nostre comunità. L’Emilia-Romagna ha scelto da tempo di abbracciarle in un’ottica di crescita sostenibile che punti a ridurre le diseguaglianze sociali, aiutare le imprese e salvaguardare il bene più prezioso che abbiamo: il nostro pianeta. Lo abbiamo fatto adottando uno strumento innovativo come il Patto per il Lavoro e per il Clima, una piattaforma alla quale aderiscono tutte le parti sociali e datoriali, i sindacati, le amministrazioni, le università e anche il terzo settore e dove condividiamo ogni politica e scelta strategica. Un lavoro difficile, ma che ci ha permesso di essere la Regione che cresce di più da 9 anni nel nostro Paese. Inoltre, abbiamo messo a disposizione dell’Italia e dell’Europa un’infrastruttura straordinaria come il supercomputer Leonardo al Tecnopolo di Bologna, che ci permette di partire 100 metri avanti in un mondo dove la differenza la farà il grado di sviluppo digitale e tecnologico di ciascun territorio”.

Secondo i dati illustrati da Carlo Cacciamani, direttore di ItaliaMeteo in estate si prevede una diminuzione della disponibilità di acqua sull’intero territorio nazionale, da un minimo del 10% nella proiezione a breve termine (2030) a un massimo del 40% con punte anche oltre il 90% per alcune zone del Mezzogiorno verso il 2100, qualora si mantenesse invariata l’attuale emissione di gas serra.

Ma gli effetti sono anche nelle aree montane, con la scomparsa dei ghiacciai. Se venisse confermata la tendenza attuale, nel 2100 ci troveremmo con una riduzione ulteriore dei 2/3 del volume di ghiaccio, con una scomparsa pressoché totale (94%) dei ghiacciai, con effetti ancor maggiori sulla parte italiana dell’arco alpino, per via dell’esposizione a mezzogiorno. Entro 15 anni il Ghiacciaio della Marmolada potrebbe sparire del tutto: nell’ultimo secolo ha visto una perdita del 70% della superficie e di oltre il 90% del volume. A questi dati hanno fatto eco quelli presentati da Renzo Giovanni Avesani, amministratore delegato Leithà, Gruppo Unipol: secondo l’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico di ISPRA, il 94% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni o erosione costiera. L’alluvione in Emilia-Romagna del 2023 ha colpito il 30% della popolazione e quasi un terzo delle superfici agricole, con una stima dei danni è di 8,8 milioni di euro, mentre l’alluvione in Toscana del 2023 ha causato danni per circa 1,9 milioni di euro. “Per mantenere il vantaggio competitivo, le imprese e il sistema Italia devono necessariamente dotarsi di strumenti per gestire i rischi legati agli eventi estremi. Il PNRR offre molte opportunità in questo senso. È fondamentale un coordinamento tra le diverse iniziative attualmente in corso per costruire indici o piattaforme, per massimizzare gli sforzi e ridurre la frammentazione”, ha dichiarato Avesani.

Il cambiamento climatico ha posto in evidenza l’urgenza con cui le istituzioni, le imprese e le comunità debbano agire per attuare nuove strategie di resilienza e adattamento: l’obiettivo, che deve essere comune e condiviso, è quello di mettere in atto percorsi di transizione legati alla sostenibilità ambientale e alla riduzione degli impatti negativi sugli ecosistemi. In questo scenario, IFAB agisce per trasferire conoscenza, consapevolezza e strumenti sull’innovazione tecnologica al mondo produttivo: è anche attraverso le nuove tecnologie, infatti, che la transizione green può realizzarsi compiutamente.

“L’Emilia-Romagna rappresenta sempre più il cuore pulsante dello sviluppo tecnologico del Paese”, commenta il presidente di IFAB, Francesco Ubertini. “Siamo orgogliosi di sostenere la Regione e il sistema delle imprese nell’avviare il processo di transizione green con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e l’analisi dei Big Data. La crisi climatica richiede l’impegno di tutti i soggetti, pubblici e privati. L’impegno di IFAB vuole condividere un’unica strategia di sostenibilità diffusa, per divulgare un nuovo modo di fare impresa salvaguardando il nostro pianeta e le società future”. Un aspetto importante è, però, quello regolatorio e come può intervenire nella mitigazione sistemica dei rischi climatici. Per Paola Manes, direttrice scientifica del convegno organizzato da IFAB e Professoressa ordinaria di Diritto Privato dell’Università di Bologna, “da un lato ci sono le direttive comunitarie che spingono per rendicontazione, trasparenza e monitoraggio degli obiettivi di mitigazione del rischio climatico a partire dall’impegno dei consigli di amministrazione, dall’altro il virtuosismo della grande impresa capace di condizionare il mercato in veste di capofila della sfida di transizione e delle Pmi pronte a spingere e sostenere le filiere con impegni di sostenibilità, in uno sforzo comune che accresce la reputazione generale del sistema produttivo del Paese. Protagoniste di tale cambiamento sono le imprese della Regione Emilia-Romagna: eccellenze globali che diffondono le politiche di sostenibilità a tutta la catena dei fornitori permettendo al modello di governance sostenibile di permeare tutta la catena del valore”.

Di qui, gli esempi delle imprese protagoniste della transizione ambientale, illustrati da Maurizio Marchesini, presidente Marchesini Group e vicepresidente Confindustria con delega alle Filiere e Medie Imprese: “Le imprese sono fortemente impegnate nella transizione ecologica, ma va realizzata sostenendole attraverso l’introduzione di strumenti finanziari idonei che consentano anche l’implementazione delle tecnologie 5.0. Tra queste, l’asse portante è l’intelligenza artificiale, che è un punto centrale nel Green Deal europeo, oltre a costituire un elemento formidabile per lo sviluppo delle imprese. L’industria sostiene l’attenzione dell’Europa sull’ambiente, ma resta convinta che gli obiettivi debbano essere realistici, senza penalizzare le imprese. Troppo spesso l’impostazione ideologica ha ispirato le politiche europee, rischiando di danneggiare numerose filiere strategiche del tessuto economico europeo e nazionale. La sostenibilità deve coniugare gli aspetti ambientali con quelli economici e sociali. È questa la chiave per affrontare le sfide che abbiamo davanti”.

Di aspetti assicurativi ha invece parlato Marisa Parmigiani, Head of Sustanability Gruppo Unipol: “Per l’assicurazione il cambiamento climatico è sicuramente il rischio ESG più significativo, come dimostra anche l’attenzione al tema prestata dalle Autorità di Vigilanza. L’assicurazione può però adottare un ruolo proattivo, condividendo con i propri stakeholder conoscenze e strumenti che li aiutino ad accrescere la resilienza. Per questo sono un alleato prezioso della pubblica amministrazione nel contrastare gli effetti negativi ai quali il Paese è esposto”.

Tra gli interventi, anche quelli di Vincenzo Colla, Assessore regionale allo Sviluppo economico e Green economy, Lavoro, Formazione e Relazioni internazionali, Carlo Cavazzoni, responsabile infrastrutture digitali Leonardo, Matteo Mura, professore associato di ingegneria economico-gestionale Università di Bologna, direttore Centro per la sostenibilità e i cambiamenti climatici Bologna Business School e Gordon Mensah, consulente Banca Mondiale, ricercatore Fondazione Astrid.

       
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