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Ambiente & Territorio A cura di: Fabrizio Vallari

Brown field e riqualificazione del territorio urbanizzato: un’opportunità da sfruttare maggiormente

I recenti dissesti in Emilia-Romagna hanno evidenziato due crude realtà: l’estremizzazione dei fenomeni metereologici e l’inadeguatezza del territorio a sopportarne le conseguenze.

Nel 2022 la regione ha visto artificializzati 658 ettari*, circa il 10% del totale della superficie di nuova costruzione in Italia. Per GSE Italia la riconversione urbana e l’economia circolare in edilizia sono un volano importante per il recupero e la messa in sicurezza del territorio.

Il 5 giugno si svolge la celebrazione della 50a Giornata Mondiale dell’Ambiente che, quest’anno, avrà al proprio centro il tema “una sola Terra”. In occasione di questa ricorrenza, sono normali le riflessioni sull’importanza della difesa dell’ambiente attraverso i nostri comportamenti e in questo l’Italia si distingue, occupando i primi posti in Europa per il tasso di riciclo, per impulso all’economia circolare e per sviluppo delle energie rinnovabili.

Tuttavia, sono ancora troppo fresche le immagini dell’alluvione in Emilia-Romagna per rallegrarsi degli importanti risultati ambientali raggiunti dal nostro Paese, se poi appare chiaro che ci stiamo dimenticando di una delle più importanti risorse che abbiamo a nostra disposizione: il territorio.

GSE Italia, tra i principali player dell’edilizia industriale, da tempo sottolinea come non vi sia una “via preferenziale” che permetta interventi di riconversione e recupero urbano in modo sostanzialmente più snello rispetto alle nuove realizzazioni. L’anno 2022 ha registrato infatti a livello nazionale oltre 7.000 ettari dedicati a nuove costruzioni e, di questi, addirittura il 10% è localizzato in Emilia-Romagna*, segno che esiste una spinta economica derivante da una forte esigenza che potrebbe essere coniugata maggiormente con il bisogno di rinnovamento urbano e la messa in sicurezza del territorio. Il dato, per quanto impressionante, non basta da solo a spiegare la tragedia che ha messo in ginocchio la regione, rimane comunque un punto interessante da cui ripartire per promuovere un cambio di rotta nella gestione del territorio italiano.

“Siamo consapevoli che l’edilizia gioca un ruolo importante nel cambiamento climatico”, afferma Valentino Chiarparin, country manager di GSE Italia. “Il 36% delle emissioni globali deriva dal settore delle costruzioni** e nel 2022 in Italia sono stati oltre 7.000 gli ettari dedicati alle nuove realizzazioni. Tuttavia, è sbagliato pensare di dover scegliere tra sviluppo economico e preservazione del territorio: sono due esigenze imprescindibili nelle quali la tutela del territorio stessa diventa un prerequisito della crescita economica. Una soluzione in grado di coniugare questi due aspetti è rappresentata ad esempio dalle costruzioni in “brownfield”, ossia su siti preesistenti demoliti e bonificati, ma tali interventi dovrebbero essere maggiormente agevolati dalla burocrazia, tenendo conto delle attuali esigenze del territorio. La principale legge a tutela dei beni paesaggistici e ambientali*** esiste da 40 anni e 10 anni fa sono stati fatti degli interventi a livello regionale per regolamentare ulteriormente il consumo del suolo, ma non è stato ancora implementato un impianto normativo e procedurale che consenta una riconversione più veloce dei siti con preesistenze, semplificata e meno onerosa, motivo per cui, spesso, risulta maggiormente semplice costruire su un lotto vergine. In questo contesto con GSE, laddove possibile, promuoviamo le operazioni “brownfield”: nell’ultimo triennio circa il 50% del nostro costruito è stato realizzato in questa modalità”

Il contributo che l’edilizia può dare al miglioramento della salute del territorio italiano non dipende solo da dove si costruisce, ma anche da come lo si fa: dall’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale come miscele di cemento con aggregati riciclati, all’innovazione di processo che vede nell’edilizia “off site” e nelle soluzioni costruttive “a secco” un importante orizzonte per agevolare il riciclo o il riutilizzo di un manufatto edilizio una volta che cessa la sua funzione.

Sono sicuramente molte le soluzioni che consentono di costruire migliorando il tessuto edilizio ed il paesaggio passando da una logica di consumo ad una di valorizzazione.

Anche l’UE si è mossa da tempo con strumenti particolarmente utili come l’EU Taxonomy Compass, una guida pubblicata a giugno 2021 per facilitare l'accesso ai contenuti degli atti delegati con i criteri tecnici della Tassonomia delle attività economiche sostenibili, che fornisce una guida chiara al mondo della finanza, ai governi e alle aziende interessate a investire in modo trasparente ed ecologico distinguendosi da interventi di puro “greenwashing” ma soprattutto con importanti assist nella direzione della riqualificazione urbana e del riutilizzo. Seppur ad oggi la tassonomia non sia un requisito obbligatorio per un nuovo investimento, è altrettanto vero che il mercato ha reagito ri orientandosi rapidamente su progetti che permettano concretamente il taglio delle emissioni e standard di sostenibilità estremamente più alti per nuovi interventi.

Nella foto: la sede GSE di Avignone. 

Note:

  • * Dati Ispra.
  • ** Report Legambiente “La decarbonizzazione delle costruzioni”, 2022.
  • *** Legge 8/8/1985 n.431 nota come “Legge Galasso”.
       
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