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Green Retail  - La Danimarca elimina gradualmente i polli da carne a crescita rapida, una transizione fattibile anche in Italia
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Norme & Convenzioni A cura di: Fabrizio Vallari

La Danimarca elimina gradualmente i polli da carne a crescita rapida, una transizione fattibile anche in Italia

Il governo danese, in accordo con i principali partiti politici del Paese, hanno deciso di eliminare gradualmente l'approvvigionamento di polli a crescita rapida per tutti gli enti e le mense pubbliche, promettendo di sostenere il divieto di allevamento di polli a crescita rapida a livello europeo.

Si tratta di una scelta epocale che migliorerà in modo significativo il benessere dei polli da carne e arriva dalla Danimarca: basta polli a crescita rapida per le mense e l'approvvigionamento degli enti pubblici, dai Ministeri alle università.

Come sottolineato anche dall’ultima opinione dell’EFSA, infatti, i polli da carne a crescita rapida non possono vivere una vita in linea con standard adeguati di benessere animale, poiché, a causa della selezione genetica operata nel corso dei decenni, queste razze soffrono di una serie di problemi fin dalla nascita, dalle zoppie alle miopatie e ai problemi cardiaci. Proprio per questo motivo, le Ong per la protezione degli animali in tutta Europa - tra cui Essere Animali in Italia - si battono da anni per mettere al bando le razze a crescita rapida nella legislazione UE e promuovono l’adozione dello European Chicken Commitment da parte delle aziende coinvolte nella vendita e distribuzione di carne di pollo.

La Danimarca si è dimostrata all'avanguardia nell’impegno a garantire una migliore protezione degli animali d’allevamento, con l’annuncio di un nuovo accordo politico che si baserà su quattro punti chiave: Istituire un gruppo di lavoro che faccia luce sulle sfide in materia di benessere animale in relazione alla produzione di polli da carne in Danimarca Lavorare per eliminare gradualmente la produzione di polli da carne a crescita rapida a livello europeo Condurre una campagna statale per il benessere degli animali a partire dal 2023 con l’obiettivo di contribuire a promuovere la domanda di polli a crescita lenta. Eliminare gradualmente l'acquisto di carne da polli a crescita rapida da parte degli enti pubblici danesi

È particolarmente degno di nota il fatto che il governo danese abbia dichiarato apertamente il proprio sostegno a un divieto a livello europeo e si stia impegnando attivamente per ottenerlo, riconoscendo come la stragrande maggioranza dei cittadini europei abbia chiesto maggiori protezioni per gli animali nell'UE.

Anche in Italia il tema del benessere dei polli da carne è oggetto di dibattito e solo due mesi fa un nuovo report aveva mostrato la fattibilità della transizione a razze a lento accrescimento anche nel nostro Paese.

Il nuovo studio dell’Università di Wageningen, commissionato dall’organizzazione europea Eurogroup for Animals, ha valutato l’impatto che avrebbe sui costi di produzione il miglioramento del benessere dei polli da carne negli allevamenti di sei Paesi dell’Unione europea: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna. I ricercatori hanno effettuato la valutazione dei costi considerando la transizione da sistemi di allevamento convenzionali a quelli in linea con la richiesta dello European Chicken Commitment (ECC), che affronta le stesse problematiche di benessere animale messe in luce dalla recente opinione dell’EFSA: riduzione delle densità di allevamento, transizione a razze a più lento accrescimento, disponibilità di arricchimenti ambientali e utilizzo di sistemi di stordimento efficaci.

Nel caso dell’Italia, i costi di produzione di un pollo prodotto in linea con i criteri dell’ECC sono stati paragonati a quelli di un pollo convenzionale allevato a una densità di 20 animali/m2. Tenendo conto di tutti i miglioramenti che andrebbero effettuati in allevamento e nella fase di stordimento e macellazione, un pollo con un livello di benessere pari all’ECC costerebbe solo 0,29 euro in più al chilo rispetto a uno convenzionale. Questa cifra, che rappresenta in totale un aumento di circa il 18%, è in linea con i dati che emergono nello studio per gli altri cinque Paesi analizzati.

Dichiara Elisa Bianco, responsabile Corporate Engagement di Essere Animali: “L’aumento dei costi di produzione per garantire agli animali una vita migliore non è inaspettato e il 18% rappresenta un incremento affrontabile. È però necessario che la transizione sia supportata da investimenti pubblici e, soprattutto, suddivisa sull’intera filiera, invece di gravare unicamente su produttori o consumatori. Come sta accadendo in altri Paesi europei, dalla Danimarca alla Spagna, ci auguriamo di vedere presto anche in Italia un impegno forte da parte delle istituzioni e dei supermercati per garantire ai polli e ai cittadini quei miglioramenti di sostenibilità e benessere animale che non possono più essere rimandati”.

       
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