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Green Retail  - Essere Animali valuta le filiere: pieno punteggio solo per Fumagalli
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Norme & Convenzioni A cura di: Fabrizio Vallari

Essere Animali valuta le filiere: pieno punteggio solo per Fumagalli

L’associazione conosciuta a livello internazionale per le investigazioni che contrastano i maltrattamenti agli animali ha pubblicato i risultati di un'indagine condotta su alcuni grandi produttori di salumi, per vedere se e come si impegnano a migliorare le condizioni di allevamento di scrofe e suini.

È risultato che Fumagalli Industria Alimentari ha dimostrato di essere l’unica a impegnarsi - con pieno punteggio - su ciascuno degli undici criteri impiegati nella valutazione, tutti legati alle richieste della campagna SOSPig di Essere Animali.

Gabbie per le scrofe, arricchimenti ambientali e comfort, mutilazioni, utilizzo di antibiotici, oltre a certificazioni che comprendano numerosi standard migliorativi: sono questi alcuni dei criteri dell’indagine attuata dall’associazione Essere Animali nella sua analisi in merito all’impegno per il benessere dei suini condotta analizzando le comunicazioni pubbliche di alcuni grandi produttori di salumi. Tra le aziende valutate anche la lombarda Fumagalli Industria Alimentari che, da oltre dieci anni, attua un protocollo che prevede più spazio per i suini all’ingrasso, maggior comfort con lettiere in paglia, un sistema ruspante con l’eliminazione delle gabbie e di fattori di stress, oltre all’allattamento libero e allo svezzamento rigorosamente tardivo, ovvero non prima di un minimo di 4 settimane.

Erano proprio questi alcuni dei singoli criteri - ben 11 - tutti legati alla campagna SOSPig, rivolta alle aziende alimentari affinché intervengano su problematiche di benessere cruciali come le gabbie e le mutilazioni negli allevamenti, impiegati nella valutazione attuata dall’associazione conosciuta per le sue denunce volte a porre fine immediata alle pratiche di allevamento crudeli, sensibilizzando milioni di persone. L’analisi, condotta nei mesi scorsi, ha verificato l’impegno di alcuni grandi produttori di salumi nel miglioramento delle condizioni di allevamento di scrofe e suini per la produzione di carne, partendo dall’eliminazione delle cause di maggior sofferenza. Delle otto aziende valutate, Fumagalli è stata l’unica a ottenere un pieno punteggio, di undici su undici, dimostrando così il suo impegno concreto nell’eliminazione di determinate pratiche: tra queste, ad esempio, l’allevamento delle scrofe in gabbia, sia durante la gravidanza che durante l’allattamento, il taglio e la limatura dei denti oppure la mutilazione della coda. Fumagalli ha anche dimostrato di impegnarsi a fornire arricchimenti ambientali adeguati a tutti i maiali e alle scrofe, una lettiera confortevole, e di utilizzare responsabilmente degli antibiotici.

“Siamo orgogliosi e soddisfatti di questo importante risultato - commenta Pietro Pizzagalli, direttore generale della Fumagalli Industria Alimentari e medico veterinario - Che mette bene in evidenza il nostro continuo percorso, intrapreso dal 2013, dedicato al benessere animale. Il pieno punteggio dimostra come ci attiviamo concretamente con risultati tangibili per allevamenti più sostenibili. Riteniamo che sia molto importante fornire informazioni ai consumatori con maggiore chiarezza: purtroppo in fatto di allevamenti c’è ancora tanta disinformazione. Per questo condividiamo l’urgente esigenza di un’etichettatura chiara, trasparente e tracciabile, che differenzi la qualità dei prodotti e consenta ai consumatori di fare una scelta illuminata, così che abbiano piena coscienza dei prodotti che stanno comprando. Perché esistono livelli ben diversi di benessere animale”. Unica in Italia ad avere una gestione diretta su tutto il processo produttivo e il controllo di tutta la filiera - dalla nascita del suinetto fino al prodotto finito - Fumagalli ha già dotato alcune sue linee di etichette di un QR Code, collegato al sito internet dell’azienda, tramite cui è possibile approfondire come vivono gli animali e le loro modalità di allevamento.

COME SI È SVOLTA LA VALUTAZIONE: QUALI I CRITERI SEGUITI?

Come spiega Essere Animali nella sua analisi, le scrofe - per legge - possono essere tenute chiuse in gabbia, in un sistema di allevamento fortemente negativo per il loro benessere, per il primo mese di gravidanza e per l’intera durata del periodo di allattamento. Obiettivo di questa prima area di valutazione era quindi verificare se le aziende avevano assunto impegni pubblici per eliminare il confinamento in gabbia delle scrofe durante la gravidanza e l’allattamento. Obiettivo pienamente raggiunto dalla Fumagalli Industria Alimentari: “Da oltre 20 anni la nostra azienda - ha spiegato Pizzagalli - ha come focus il benessere degli animali. Più nello specifico i nostri allevamenti prevedono che i suini possano correre e muoversi più liberamente in spazi idonei e che le scrofe godano di box parto aperti. Da oltre 10 anni è stato avviato un progetto per il parto senza gabbie, tale per cui le scrofe e i maialini condividono una struttura di un minimo di 6,5 metri quadrati di superficie”.

Suini e scrofe hanno per natura lo stimolo a esprimere i propri comportamenti tra cui, in particolare, quello di esplorare l’ambiente circostante in cerca di cibo. Se non hanno accesso a materiali con cui esprimersi, spesso ridirigono la loro attenzione verso gli altri animali del recinto, ad esempio mordendosi la coda. Oltre all’espressione dei comportamenti, i maiali hanno anche bisogno che sia garantito un certo comfort perché passano gran parte del loro tempo sdraiati a riposare. Si è quindi valutato se le aziende si sono impegnate ad arricchire l’ambiente con materiali appropriati a incoraggiare l’espressione dei comportamenti naturali e con lettiere a pavimento per garantire il comfort adeguato. Anche in questo caso la Fumagalli ha dimostrato un pieno punteggio, mettendo a disposizione lettiere in paglia che consentono alle sue scrofe di grufolare e manifestare comportamenti tipici della specie come, ad esempio, predisporre un giaciglio dove andare a partorire.

Altro focus dell’indagine sono state le mutilazioni: molto spesso, a causa di condizioni di allevamento inadeguate, i suini possono sviluppare comportamenti aggressivi e, per limitare i danni, sono soggetti al taglio della coda o dei denti. Negli allevamenti Fumagalli gli elevati standard di gestione e l’allattamento senza stress comportano l’assenza di fenomeni di disagio, noia e frustrazione: mutilazioni di code o denti sono abolite non solo per scelta, ma anche perché non necessarie, in quanto non si verificano problemi di cannibalismo all’interno del gruppo e i suinetti possono manifestare comportamenti secondo la loro etologia, grazie anche ad arricchimenti ambientali adeguati.

L’indagine ha poi previsto anche un criterio dedicato all’uso degli antibiotici: come indicato da molteplici organismi internazionali - tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’OIE (l’analogo dell’OMS in medicina veterinaria) - l’unica strada per contrastare la diffusione dell’antibioticoresistenza è utilizzare gli antibiotici in maniera responsabile, evitando i trattamenti profilattici di massa e trattando solo gli animali malati all’occorrenza. Ai fini della valutazione di Essere Animali un impegno completo a utilizzare gli antibiotici in maniera responsabile doveva comprendere anche una forte limitazione/eliminazione dell’uso di quegli antibiotici considerati come critici per la salute umana. Per essere completamente efficace, la politica sull’uso responsabile degli antibiotici deve inoltre essere accompagnata da un piano di monitoraggio sui consumi reali in allevamento, un passaggio fondamentale per definire obiettivi progressivi di riduzione. Tutto questo accade alla Fumagalli Industria Alimentari che, anche sotto questo aspetto, ha totalizzato un punteggio pieno nell’impegno a eliminare certi tipi di pratiche, come certificato anche all’interno del capitolato Kiwa DT 040.

Sono state poi considerate come elemento soddisfatto le certificazioni i cui standard siano pubblicamente accessibili e che coprano più della metà dei punti elencati nella valutazione dell’associazione. Infine, per incoraggiare la trasparenza, sono state valutate esclusivamente le comunicazioni delle aziende che erano disponibili pubblicamente sui loro siti internet entro il 30 aprile (pagine web, bilanci di sostenibilità, comunicati stampa, ecc.). Anche in questi casi l’azienda lombarda ha soddisfatto tutti i requisiti.

       
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