Fabrizio Vallari
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Greenpeace: nuove proposte europee per ridurre le emissioni industriali degli allevamenti intensivi inquinanti
La Commissione europea ha pubblicato la proposta per rivedere la direttiva sulle emissioni industriali.
La normativa richiede agli impianti industriali altamente inquinanti, come le centrali elettriche, gli impianti di trattamento dei rifiuti e le aziende chimiche, ma anche gli allevamenti intensivi, di ottenere specifiche autorizzazioni ambientali dalle autorità nazionali per poter operare e per limitare le emissioni inquinanti.
La nuova proposta amplia il campo di applicazione della direttiva vigente, includendo per la prima volta gli allevamenti intensivi di bovini, e riduce anche le soglie attuali di capi allevati per gli allevamenti di suini e pollame che devono ottenere permessi, monitorare e ridurre le emissioni di tutte le sostanze inquinanti emesse, compresi i gas serra.
Se il piano sarà adottato nella sua forma attuale, le nuove regole si applicheranno agli allevamenti intensivi con 150 "unità di bovino adulto" (UBA). Unità di misura che equivale ad aziende con almeno 150 bovini adulti o 375 vitelli, 500 suini o 300 scrofe e 10 mila galline ovaiole. Un miglioramento significativo rispetto all’attuale normativa, che si applica solo alle aziende con spazio per più di 40 mila polli, 2.000 maiali o 750 scrofe.
Una bozza del piano pubblicata la scorsa settimana da Contexte, mostrava l'intenzione della Commissione di fissare tale soglia a 100 UBA, ma con una mossa dell'ultimo minuto, dovuta a sospette pressioni della lobby agricole, questa soglia è stata aumentata. La stessa Commissione ha calcolato che fissare la soglia a 100 UBA avrebbe portato a benefici per la salute per oltre 7,3 miliardi di euro all'anno, grazie alla riduzione delle emissioni di metano e ammoniaca. Ora che la soglia è stata portata a 150 UBA i benefici per la salute sono stimati in 5,5 miliardi di euro - il che significa una perdita economica per l'intera società di 1,8 miliardi di euro ogni anno.
"Ridurre l'inquinamento degli allevamenti intensivi è essenziale per affrontare gli impatti su clima e biodiversità, per risparmiare miliardi di soldi pubblici riducendo i costi sanitari e ambientali ad essi connessi e per iniziare una transizione verso sistemi alimentari più sostenibili”, dichiara Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. “È ora di rispettare il principio "chi inquina paga" invece di scaricare i costi sulla collettività: sottoporre a idonee autorizzazioni attività inquinanti come gli allevamenti intensivi è il minimo indispensabile”.
Gli allevamenti intensivi hanno un impatto negativo sulla qualità dell'acqua, dell'aria e del suolo, oltre a incidere pesantemente sul clima e sulla perdita di biodiversità. Secondo il Centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC), il settore zootecnico è responsabile dell'80 per cento delle emissioni di ammoniaca nell'aria e di azoto nell'acqua. Secondo l'European Nitrogen Assessment l'inquinamento da azoto costa, ogni anno, all'Unione europea fino a 320 miliardi di euro.
In seguito alla presentazione di questa proposta i Paesi membri e il Parlamento Ue dovrebbero iniziare i negoziati sul dossier prima dell'estate, guidati dalla Commissione Ambiente e salute al Parlamento europeo e dai Ministri dell'ambiente al Consiglio.