Fabrizio Vallari
Innovazione & Ricerca
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Phyd si rinnova per aiutare le persone a misurare il loro indice di occupabilità
L’indicatore misura la capacità di una persona di rendersi occupabile, ricercando attivamente delle opportunità professionali.
PHYD, la digital venture di The Adecco Group, realizzata in collaborazione con Microsoft, che permette alle persone di misurare le proprie competenze e investire sul loro sviluppo, si rinnova grazie a Fifth Beat, studio di design indipendente co-fondato dall’attuale CEO Raffaele Boiano nel 2014. La piattaforma è stata ridisegnata in termini di User Experience, generando un miglioramento del tasso di conversione, inteso come il rapporto fra il numero di visitatori e il numero di quelli che interagiscono all'interno del sito, portandolo dal 7,9% al 9,5%. Inoltre, è stato ridotto notevolmente il tasso di abbandono, ovvero il numero di utenti che iniziano la registrazione ma che finiscono per abbandonarla, che, ad oggi, risulta essere al 2,87%.
In un contesto in continua trasformazione, dove, secondo il Report “The Working Future: More Human, Not Less” di Bain & Company, il mercato del lavoro già ora sta subendo profondi cambiamenti, PHYD permette di misurare l’indice di occupabilità, quell’indicatore che consente a ogni persona di scoprire quanto è occupabile rispetto al mercato, ossia quanto è in grado di ricercare attivamente delle opportunità professionali. Infatti, ciò che emerso dalla survey su 20mila lavoratori e dalle interviste a più di 100 persone in Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Giappone, Cina, India, Brasile, Indonesia e Nigeria, è che non soltanto un lavoro verrà valutato come “buono” in base ai tipi di priorità manifestati dai profili di lavoratori individuati, ma laddove l’automazione andrà a smantellare le mansioni di routine, le competenze individuali giocheranno un ruolo chiave.
“In quest’ottica abbiamo ripensato PHYD, tramite una prima fase di ricerca con le persone, la progettazione della dashboard, un momento di test con gli utenti e, infine, l’inserimento dell’indice di occupabilità. I risultati che vediamo oggi, ovvero un incremento del tasso di conversione al 9,5% e un tasso di abbandono al 2,87%, sono frutto di un miglioramento generale della user journey, in cui le persone hanno avuto modo di apprezzare, in particolare, il processo di on-boarding, ovvero lo stadio immediatamente successivo alla registrazione alla piattaforma” afferma Francesco Vetica (nella foto), Head of Design di Fifth Beat. “Abbiamo rielaborato le domande per renderle più generiche, in modo da svincolare gli utenti dalle precedenti etichette, ovvero “studente”, “lavoratore” e “disoccupato”, e tenere conto dei reali bisogni e percezioni delle persone, così che dal principio sia possibile avere informazioni utili per popolare le sezioni”.
Dopo le interviste qualitative che hanno permesso la creazione di personas, rappresentazioni bidimensionali dei tratti e dei comportamenti delle persone intervistate, è stata progettata la dashboard, che rappresenta l’interfaccia grafica con gli indicatori chiave dei progressi rilevanti per l’utente. Le ultime fasi del lavoro hanno previsto un momento per testare il prototipo del sito, da cui sono stati raccolti dei feedback prima di arrivare alla fase più avanzata e fulcro dell’intero progetto: l’inserimento dell’indice di occupabilità. Si tratta di una percentuale che indica quanto da 0 a 100 la persona possa ritenersi “occupabile” per un determinato impiego. Si tratta di uno strumento che deriva da parametri come le skill acquisite, il livello di formazione e l’esperienza lavorativa. L’inserimento di questo indice ha permesso alle persone di mettere a confronto le proprie competenze con la situazione di un settore di interesse sul mercato.
“PHYD non vuole essere un aggregatore di offerte di lavoro, ma fornire alle persone una fotografia puntuale della propria situazione formativa e lavorativa. Con i mezzi giusti, vogliamo orientare chi decide di usufruire del nostro servizio verso i propri obiettivi e spingersi sempre a un continuo miglioramento. Fifth Beat ci ha aiutato molto in questa direzione, rendendo chiara la nostra mission, facendoci comprendere l’importanza di garantire la qualità dei corsi di cui disponiamo tramite la certificazione di chi insegna, favorendo il legame tra chi si trova nella stessa situazione. Infine, Fifth Beat ha gettato luce su come integrare i cosiddetti blue collar, ovvero coloro che svolgono lavori manuali, all’interno del nostro bacino di utenza, con delle skill apposite” sostiene Eva Maggioni, Head of Digital & Content di PHYD.