Nicola Mamo
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Food Industry Monitor: crescita del food italiano a +5,9%
Secondo l’XI edizione del Food Industry Monitor, promosso dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e da Ceresio Investors, il settore alimentare italiano ha chiuso il 2024 con una crescita del +5,9%, ben al di sopra del PIL nazionale fermo allo 0,7%.
Le previsioni per il biennio successivo indicano una crescita del +4,6% nel 2025 e del +4,4% nel 2026.
Il monitoraggio ha coinvolto oltre 860 aziende con ricavi aggregati pari a 87 miliardi di euro, distribuite in 15 comparti. A sostenere il mercato sono stati i consumi interni, trainati dalla dinamica occupazionale e dalla crescita dei salari, oltre agli investimenti industriali in risposta alla sfida della produttività.
I comparti con maggiore crescita prevista nel 2025 sono farine (+9,9%), caffè (+6,9%), olio (+6,3%) e surgelati (+5,6%).
Export a +7,3% nel 2025, ma restano incertezze legate ai dazi
Le esportazioni del settore, che nel 2024 erano già cresciute del +8,2%, si attestano su un +7,3% stimato per il 2025. L’export complessivo dei comparti mappati ha raggiunto 47 miliardi di euro, con una quota del 13% verso gli Stati Uniti. Il vino si conferma trainante, con oltre 8 miliardi di euro di export, il 30% dei quali destinati agli USA.
Restano però rischi legati alla politica commerciale statunitense e al contesto geopolitico internazionale. Le aziende italiane che non dispongono di strutture produttive nei mercati esteri potrebbero subire conseguenze più rilevanti in caso di introduzione di nuove misure doganali.
Governance familiare e performance economiche superiori alla media
Il monitor dedica un focus alla struttura proprietaria e ai modelli di governance delle imprese alimentari italiane. Le aziende familiari rappresentano il 67% del campione e dimostrano performance superiori in termini di ROI e ROE rispetto alle aziende non familiari. I comparti con la maggior concentrazione di imprese familiari sono farine (95%), distillati (83%), olio (82%) e caffè (81%).
I modelli di governance più strutturati, con leadership distribuita e presenza di consiglieri-azionisti, determinano un miglioramento sensibile degli indicatori di redditività (ROA incluso). Nelle imprese familiari, la presenza di presidenti appartenenti alla famiglia proprietaria si conferma un fattore positivo per le performance.
Inoltre, nelle aziende familiari la quota femminile nei CdA è pari al 24,7%, contro il 10,1% delle non familiari.
Internazionalizzazione e investimenti: leve per affrontare i mercati globali
Il report rileva la necessità per le aziende italiane di accelerare i processi di internazionalizzazione, investendo in strutture produttive estere per consolidare la presenza nei mercati chiave e ridurre la dipendenza dall’export di prodotto finito. Il modello del “made in Italy” deve evolvere includendo anche la trasferibilità di know-how e capacità produttiva.
Secondo i relatori del convegno FIM 2025, la crescita esterna resta una leva strategica per affrontare le sfide della competitività globale, sostenere la massa critica e valorizzare l'identità dei brand italiani nei contesti internazionali.