Fabrizio Vallari
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Quando fare impresa in Africa salva dalla speculazione energetica
Il caso dell’azienda emiliana Airone Seafood con lo stabilimento in Costa d’Avorio.
L’ad Sergio Tommasini: “Con le bollette alle stelle se avessimo avuto la produzione in Italia avremmo già chiuso”.
Gli elevati costi energetici sono un problema chiave per le aziende italiane e, se persistenti, potrebbero compromettere la loro competitività rispetto ai concorrenti europei. A confermarlo in questi giorni è S&P Global Ratings in nuovo report sul Paese. Tuttavia, vi sono realtà industriali capaci di resistere all’onda d’urto e preservare la propria redditività anche perché nel corso degli anni hanno avuto la lungimiranza di investire in Africa, sempre più continente delle opportunità, oggi più che mai in ragione della chiusura di alcuni mercati dell’esteuropeo a causa del conflitto russo-ucraino.
È il caso di Airone Seafood, azienda di Reggio Emilia attiva nel settore delle conserve ittiche a base di tonno che opera a cavallo fra l’Italia e la Costa d’Avorio. Capitale umano di 1500 dipendenti, di cui il 70% donne. Sede legale, commerciale e logistica nel cuore della Food Valley emiliana. Stabilimento produttivo ad Abidjan, capitale economica ivoriana, in cui sorge il più grande porto peschereccio dell’Africa occidentale. Airone, impegnata quotidianamente a rispettare stringenti protocolli di pesca sostenibile, ogni anno lavora 23mila tonnellate di tonno, per un totale di oltre 150 milioni di lattine o vasi esportati per il 90% in Europa.
Nell’attuale congiuntura economica, il ‘genoma italo-africano’ è la carta vincente di Airone che le permette di mitigare la stretta della crisi energetica: “In Costa d’Avorio operiamo in zona franca e questo comporta dei vantaggi competitivi legati a una decontribuzione del 50% dei costi di elettricità, acqua e carburante – osserva Sergio Tommasini (nella foto), amministratore delegato di Airone Seafood. Fare impresa in Africa risulta essere un beneficio netto rispetto alla situazione complicata che altre imprese energivore in Italia stanno vivendo in questo momento”.
“Se la nostra produzione fosse in Italia non sapremmo come andare avanti – aggiunge Tommasini – perché se consideriamo la sola bolletta dello scorso luglio, abbiamo registrato un aumento dei costi di circa il 140%, a causa di una speculazione senza precedenti”.
I vantaggi competitivi che il governo ivoriano garantisce alle imprese estere che investono sul suo territorio si abbinano a precisi oneri sociali. Un fatto che riguarda anche Airone, che intraprende politiche di welfare avanzate: “Crediamo molto nella responsabilità sociale – fa sapere Tommasini. Basti pensare ai prestiti per la scolarizzazione dei figli dei dipendenti o al supporto economico ai funerali dei familiari. Oppure alla cantina sociale, per permettere agli operai ivoriani di godere di un’alimentazione salutare e controllata dal nostro centro medico o alle donazioni periodiche di conserve di tonno che l’azienda offre alle famiglie dei lavoratori o ancora al sostegno economico per il trasporto da casa al luogo di lavoro e promuove attività sociali in occasione di festività e ricorrenze, fino alle attività di sensibilizzazione all’igiene e alla cura della persona”.