Fabrizio Vallari
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Carenza di Co2: gli impianti a biometano sono un’opportunità non sfruttata
È un tema caldo quello della mancanza di Co2 per uso alimentare, che costringe i maggiori produttori europei di acque oligominerali a bloccare le linee produttive.
Un’enorme difficoltà per le aziende del Food & Beverage, che si trovano a dover fronteggiare un’ulteriore emergenza, oltre al rincaro dell’energia, delle materie prime e la siccità.
Questo nuovo limite del mercato ha fatto sì che si generasse un incremento dell’interesse sulle modalità di produzione e utilizzo della CO2, come racconta Roberto Salmaso, general manager di Sebigas, società specializzata nella progettazione di impianti biogas e biometano con più di 80 installazioni in tutto il mondo: “È proprio così, da quando i produttori di bevande gassate hanno lanciato l’allarme, si è aperto un dibattito sulle modalità di estrazione della Co2 e le opportunità dal settore biometano, divenendo così un tema cruciale che va a sommarsi al rincaro dei prezzi delle materie prime e dell’energia”.
Continua Salmaso: “I nostri impianti con un sistema di upgrading potrebbero essere un supporto per un settore in difficoltà. Se questa domanda crescesse costantemente sarebbe necessario strutturare una filiera che oggi ahimè non esiste e che limita, sul territorio Italiano, la possibilità di instaurare una cooperazione sempre più stretta con l’industria del Food&Beverage, recuperando una molecola di grande valore per l’economia. La nostra tecnologia è pronta per integrare la linea di estrazione della CO2, tuttavia, alla data di oggi, siamo ancora in attesa di vedere pubblicato il nuovo Decreto Biometano, limitando fortemente lo sviluppo di nuove iniziative. Come sempre, politica e istituzioni inseguono il mercato con notevole ritardo generando ingenti danni per il settore ed il suo indotto.
Qualche dato
Secondo le analisi condotte da Sebigas, un impianto con una produzione di biogas pari a 1.000 Nm3/h può estrarre circa 760 Kg/h di Co2 : considerando la produzione annuale degli impianti biogas, si raggiungerebbero più di 6.000 tonnellate di CO2/a. Un quantitativo che consentirebbe per esempio di rendere gassati più di 1 miliardo di litri di acqua.
Attraverso il processo di liquefazione, infatti, è possibile recuperare la Co2 separata dal CH4 durante la fase di upgrading del biogas, immagazzinandola e vendendola per i diversi utilizzi - dalla carbonatazione di bevande gassate e birra, ai processi di termoregolazione e raffreddamento degli alimenti, dal confezionamento dei cibi in atmosfera protettiva fino al controllo della temperatura dei prodotti durante il trasporto e lo stoccaggio - in ambito alimentare.
Conclude Salmaso: “Da anni gli operatori e le associazioni lavorano affinchè al biometano sia riconosciuto il giusto valore; sono centrali nel processo di ottimizzazione dell’economia circolare e quanto sta accadendo sottolinea ancora di più quanto questo potenziale sia ancora poco sfruttato. Sono tanti gli elementi di scarto che possono essere valorizzati e re-immessi nel ciclo economico e la Co2 ne è un esempio”.