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Green Retail  - Welfare aziendale: attenzione alla trappola dei Fringe Benefit
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Norme & Convenzioni A cura di: Fabrizio Vallari

Welfare aziendale: attenzione alla trappola dei Fringe Benefit

Fino a tremila euro di fringe benefit aziendali - il tetto precedente era 600 euro - fino al 31 dicembre contro il caro energia.

Per il governo, che ha inserito il provvedimento nel decreto aiuti approvato in Consiglio dei ministri, si tratta di una misura di welfare aziendale che punta a rendere più pesanti gli stipendi dei lavoratori.

È stata definita una sorta di "integrazione alle tredicesime", esente da contributi e dunque a zero impatto Irpef. Questa misura durerà fino a fine anno, per ora, e servirà, tra l’altro, a fare fronte al caro bollette per una platea di lavoratori privilegiati: secondo le stime del ministero del Lavoro 2,5 milioni di dipendenti e assimiliati.

“Il Governo Meloni ha avuto l’intuizione di aiutare i lavoratori dipendenti con questo intervento positivo perché liberalizza il Welfare Aziendale e lo rende più facile da impostare e maggiormente libero da rischi per una azienda - spiega Riccardo Zanon (nella foto), Avvocato e Consulente del Lavoro, autore del libro “Welfare Aziendale. Tutti i segreti che nessuno ti ha mai svelato per far si che i tuoi dipendenti aumentino il fatturato" - Le aziende conoscono questo aspetto del Welfare Aziendale come quello dei buoni spesa e benzina, travisando che sia sempre denaro quello che desiderano i nostri lavoratori”.

I fringe benefit rientrano, infatti, nel Welfare Aziendale e vengono inseriti nel contratto di lavoro - dipendono, dunque, dagli accordi tra l'azienda che decide se inserirli o meno e in quale misura e il singolo dipendente - e comprendono, normalmente, beni come auto aziendale, telefono, buoni pasto, copertura sanitaria, sport e palestre: già con il decreto aiuti bis approvato dal governo Draghi si era deciso di inserire nel paniere dei beni anche le bollette.

“In realtà il Welfare Aziendale è molto di più e questa norma se male interpretata dalle aziende, può rappresentare un rischio prima di tutto per loro stesse – sottolinea Zanon - Non sempre con i cd. buoni spesa riusciamo ad andare incontro alle esigenze dei nostri dipendenti.Prevedere, ad esempio, una cassa sanitaria che funziona a differenza di molte contrattuali, permette al nostro lavoratore di avere un risparmio su visite ed esami medici superiore rispetto al costo che noi sosteniamo e che il lavoratore avrebbe sostenuto nel pagarsi le singole visite mediche.Inoltre, molte casse mediche prevedono attività di prevenzione, quindi l’azienda riduce il rischio di malattia e infortuno, quindi i costi. Inoltre, dal momento che il Welfare Aziendale è anche comunicazione, come ho sostenuto nei miei libri ‘Welfare Aziendale’ e ‘Welfare Terapia’, le aziende rischiano di utilizzare uno strumento, il buono, senza un pensiero, una ragione di fondo che possa valorizzarlo come scelta nei confronti dei lavoratori”.

In questo modo, dunque, verrebbero meno quelli che sono altri effetti benefici che di solito il Welfare Aziendale porta con sé.

“Il Welfare Aziendale è un’arma portentosa per il miglioramento del clima aziendale e quindi di fidelizzazione dei dipendenti, con immediati riflessi positivi sulla produttività e la differenziazione della propria offerta lavorativa nel mercato del lavoro. Approvo, dunque, l’intervento legislativo – spiega Zanon - perché la misura di sostegno sulle bollette è assolutamente ragionevole e opportuna in questo periodo. Invito a prestare attenzione a non cadere nell’eccessiva semplificazione di uno strumento, il Welfare Aziendale che, se ben attuato, può portare benefici ulteriori rispetto al semplice risparmio fiscale e contributivo. Spesso, infatti, il vero risparmio non risiede soltanto nella leva fiscale e contributiva. Infatti, come spiego durante i miei corsi e soprattutto al Corso di Welfare Aziendale di Tuttowelfare, il Welfare Aziendale può portare un aiuto superiore all’azienda e al lavoratore se ben sfruttato nel contenuto del Welfare stesso, ovvero nei beni e servizi che andiamo a proporre ai lavoratori”.

Gli esempi sono tanti: prevedere sessioni di fisioterapia per i propri dipendenti, aiuta a fare prevenzione, con il risultato che l’azienda riduce il rischio infortuni e giornate di malattia. Non solo. Prevedere forme di rimborso per asilo, scuole, corsi, doposcuola per i figli aiuta il lavoratore sotto il profilo economico, riduce il rischio che un o una dipendente esca dall’azienda per motivi legati alle necessità familiari e aumenta l’attaccamento dei dipendenti nei confronti dell’azienda.

“Questi esempi, supportati da dati numerici e studi scientifici, dimostrano che il vantaggio del Welfare Aziendale risiede dal punto di vista meramente economico soprattutto nelle scelte che facciamo nei servizi di welfare aziendale. Ma questo va spiegato non solo ai lavoratori, ma prima di tutto agli imprenditori. Da anni sono impegnato su questo fronte: è, infatti, difficile far capire loro tutti questi vantaggi, senza averli prima di tutto provati. Per questo motivo personalmente e insieme a Tuttowelfare e ad altri amici abbiamo sempre avuto l’intento di spiegare il welfare aziendale per i servizi che una azienda può scegliere e i benefici che possono portare, unendo anche esperienze di aziende che stanno vivendo esperienze di Welfare, piuttosto che provare vie commercialmente più facili e semplici, ma che adesso segnano il passo. Detto questo voglio lasciare il lettore con un consiglio del tutto gratuito. Dal momento che con i 3mila euro di fringe benefit, il legislatore ha previsto la possibilità di rimborso delle bollette legate all’energia, si preferisca questo aspetto e si passi il messaggio ai lavoratori che erogate questo servizio perché ci tenete a loro e volete lasciarli tranquilli in un momento di difficoltà. Questo messaggio rende la misura per nulla scontata agli occhi e orecchie dei propri dipendenti. Quindi il welfare aziendale non è morto, le aziende ne hanno necessità oggi, come ne avranno necessità domani, per le stesse ragioni per cui lo hanno utilizzato in passato. Il fatto è che dobbiamo conoscere meglio i nostri dipendenti e capire davvero cosa desiderano. Sta a noi, esperti e professionisti del settore Welfare far comprendere questo passaggio alle aziende e di conseguenze lavorare insieme ai lavoratori. Lunga vita al Welfare Aziendale!” - conclude Zanon.

       
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