Fabrizio Vallari
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Smart working e formazione come strumento contro l’abbandono montano
Nel periodo pandemico quasi 9 milioni di italiani hanno lavorato da remoto.
Secondo l’INAPP il 34,5% dei lavoratori italiani opterebbe per un trasferimento in un piccolo centro e il 41,5% si sposterebbe in un luogo isolato a contatto con la natura.
Gli anni della pandemia hanno segnato la vita di molti italiani, che si sono ritrovati inevitabilmente chiusi tra quattro pareti. Secondo i dati dell’Istituto nazionale delle politiche pubbliche quasi 9 milioni di occupati hanno lavorato da remoto, molti per la prima volta. Nonostante questa “reclusione forzata”, è stata un’occasione per ripensare i luoghi di vita e di lavoro e ha segnato un'esperienza positiva per il 54,7% dei lavoratori e negativa solo per il 9%. Sempre dall’indagine Inapp-Plus risulta che un terzo dei lavoratori italiani opterebbe per un trasferimento in un piccolo centro e 4 su 10 in un luogo isolato a contatto con la natura.
Un fattore che dimostra l’interesse degli italiani verso un modo di lavorare più flessibile è il boom delle seconde case. I dati consuntivi sul 2021 pubblicati dalla Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Italiani) hanno messo in luce che lo scorso anno la compravendita di seconde case, in Italia, è stata di circa 180.000 unità, +44% rispetto al 2020, anno in cui ne risultavano circa 125.000, e in rialzo anche del 30% rispetto al 2019, che si era chiuso a 140.000. Oggi, in Italia, sul totale dello stock di abitazioni, si contano almeno 5,5 milioni di case turistiche.
Tutto questo indica un forte interesse verso il ripopolamento delle zone montane, verso un ritorno alla vita semplice e tranquilla, immersi nella natura e nel silenzio della valli.
“La tecnologia ha reso possibile un nuovo nomadismo e lo smart working potrebbe essere lo strumento per ripopolare borghi afflitti dallo spopolamento nel corso del tempo. Riempire nuovamente le scuole dei paesini e le piccole comunità di montagna, generare servizi di valorizzazione del territorio per permettere ai ragazzi di crescere in un ambiente più armonico così anche da garantire alla comunità degli anziani la vita nei loro luoghi di origine. Sarebbe inoltre, un’occasione per riuscire a passare a un’interpretazione più agile del proprio ruolo, dove si creerebbe anche un buon equilibrio tra vita e lavoro” afferma Pier Maria Minuzzo (nella foto), docente 24ORE Business School e HR Consultant “Non solo smart working, ma anche e soprattutto la formazione professionalizzante nelle sue forme streaming o on demand potrà contribuire a ripopolare luoghi e non disperdere l’enorme patrimonio di usi, costumi e storie che caratterizzano il nostro Bel Paese. Questa visione, che ad alcuni potrà sembrare bucolica o sognatrice, in realtà sottende un nobile principio: la democratizzazione del sapere che le nuove tecnologie possono garantire anche a chi non ha i mezzi per trasferirsi nei grandi centri dove hanno sede le scuole di formazione”.
Dal 1° settembre 2022, salvo aggiornamenti o integrazioni, entrerà in vigore il Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile nel settore privato. In questo documento si esprimono le linee di indirizzo per la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e/o territoriale nel rispetto della disciplina legale di cui alla legge 22 maggio 2017, n.81 e degli accordi collettivi in essere, tutto ciò affidando alla contrattazione collettiva quanto necessario all’attuazione nei diversi e specifici contesti produttivi.