Fabrizio Vallari
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Nuovo sondaggio YouGov: la maggioranza degli italiani è contro le gabbie per le scrofe
Il sondaggio condotto per Essere Animali indica che i cittadini italiani conoscono ancora poco le condizioni di vita delle scrofe negli allevamenti, ma la grande maggioranza è contraria al confinamento in gabbia di questi animali.
In Italia il benessere animale è ancora un argomento poco conosciuto, ma i cittadini sono nettamente schierati a favore, in particolare per la transizione a sistemi non in gabbia per le scrofe, e disposti a pagare un costo più elevato per prodotti che rispettino standard più elevati.
Soprattutto, lo sono ancora di più quando vengono fornite informazioni trasparenti sull’allevamento con o senza gabbie. Questi sono i risultati principali del sondaggio condotto da YouGov per Essere Animali su un campione di 1100 rispondenti rappresentativi della popolazione nazionale per capire quale fosse la sensibilità degli italiani rispetto alla pratica di allevare le scrofe in gabbia.
Nonostante infatti la normativa europea sia una delle più avanzate in materia di benessere animale, le scrofe possono ancora passare quasi metà della loro vita in gabbia: il primo mese di gravidanza e l’intera periodo di parto e allattamento. Dai dati del sondaggio emerge che c’è poca conoscenza di questo tema con solo il 22% e il 25% degli intervistati che è consapevole che le scrofe possono essere allevate in gabbia durante, rispettivamente, le fasi di gestazione e allattamento. Emerge però anche in maniera chiara che le persone sono contrarie a questa pratica di allevamento, già che quasi il 65% di chi ha risposto considera inaccettabile l’utilizzo delle gabbie per le scrofe, in tutti i prodotti o come minimo nei prodotti DOP, e solo circa il 9% è favorevole a questo sistema, mentre una percentuale significativa non si sente pronto a esprimere un’opinione in materia (più del 25%).
Gli effetti di un’informazione trasparente - Andando ad analizzare questi dati più nel dettaglio, si osservano importanti differenze a seconda se le persone siano o meno correttamente informate su cosa voglia dire nella pratica allevamento in gabbia. Il campione è stato infatti suddiviso a metà e solo a un gruppo sono state mostrate delle foto esemplificative di allevamenti al coperto in gabbia e non in gabbia. Le risposte dei due gruppi sono poi state analizzate separatamente per valutare se il fatto di ricevere informazioni chiare avesse un effetto sulla predisposizione verso quest’argomento.
E le differenze in effetti ci sono. Nel gruppo che ha visto le foto cresce in maniera significativa la percentuale di persone che considerano le gabbie inaccettabili (74% vs 64%) e, soprattutto, diminuisce quella di persone che non sa rispondere (18% vs 26%). Questo indica che, se correttamente informate, le persone sono più motivate ad assumere una posizione in tema di gabbie per le scrofe, dichiarandosi in misura maggiore contrarie.
Ma un effetto forse ancora più importante è quello che ha l’informazione sulla disponibilità a pagare per prodotti da allevamenti non in gabbia. Guardando complessivamente all’intero campione, più dell’80% delle persone che hanno espresso un’opinione è disposto a pagare qualcosa in più per prodotti non in gabbia e più della metà è disposta a pagare almeno il 33% in più*. Anche in questo caso, il fatto di essere correttamente informati ha un’influenza rilevante sulla predisposizione delle persone: nel gruppo che ha visto le foto di scrofe in gabbia e non in gabbia cresce significativamente la disponibilità a pagare di più con il 63% delle persone disposte a pagare almeno il 33% in più (rispetto al 57% di chi non ha visto le foto) e quasi una persona su tre (32%) disposta a pagare oltre il 60% in più (rispetto al 23%).
Provando a interpretare questi dati nel contesto attuale, è stata esplorata anche la relazione tra il livello di sicurezza finanziaria indicato dai rispondenti e la loro disponibilità a pagare. Nel gruppo di persone che non ha visto le foto, tra le persone che si dichiarano disposte a pagare un prezzo più alto per prodotti da scrofe non in gabbia sono presenti in maniera significativa più persone che si sentono finanziariamente sicure, ma questa differenza scompare nel gruppo che ha visto le foto, suggerendo che, quando le informazioni sono fornite in modo più trasparente, la disponibilità a pagare per prodotti da scrofe non in gabbia è presente anche nelle fasce meno abbienti, un punto che non può essere ignorato nel definire i piani di sviluppo per il futuro.
Dichiara Elisa Bianco, responsabile di Corporate Engagement di Essere Animali: “Come emerge dal sondaggio, anche in Italia le persone mostrano un grande interesse ad avere prodotti da scrofe non in gabbia, al punto che, anche tra le fasce con meno disponibilità economica, c’è una predisposizione significativa a supportare la transizione pagando qualcosa in più. Per i consumatori il benessere animale è ormai parte integrante del concetto di qualità dei prodotti alimentari ed è solo con investimenti strutturali e su larga scala che è possibile garantire una vita migliore a scrofe e suini e un prezzo accessibile per i consumatori. Per questo è fondamentale che le aziende alimentari inizino a investire in questa direzione, perché l’accesso al cibo di qualità dovrebbe essere un diritto di tutti”.
Note: i dati raccolti dagli intervistati fanno riferimento a quanti euro in più sarebbero disposti a pagare rispetto al prezzo medio stimato di 3 € per una porzione di carne di maiale di 300 gr.