Fabrizio Vallari
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Il 22 maggio è la Giornata mondiale della biodiversità
Per FederBio la perdita di biodiversità è la terza minaccia più grave dei prossimi 10 anni Uno dei più seri pericoli per il futuro.
In occasione della giornata mondiale dedicata alla biodiversità, FederBio mette in guardia sul progressivo degrado ambientale che mette a repentaglio interi ecosistemi.
Secondo il Global Risks Report 2023, l’analisi realizzata dal World economic forum che esplora le più pericolose minacce che potremmo affrontare nel prossimo decennio, la perdita di biodiversità rappresenta infatti la terza criticità più grave anche in considerazione del fatto che la situazione risulta in rapido peggioramento.
Lo sfruttamento intensivo del suolo e delle risorse naturali, la massiccia urbanizzazione unita all’incapacità di mitigare il cambiamento climatico stanno modificando interi biosistemi, mettendo a rischio estinzione piante e animali. Secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), sono oltre 41.000 le specie di animali e piante in pericolo, vale a dire il 28% di tutte quelle esistenti.
La transizione ecologica verso sistemi sostenibili e circolari come l’agricoltura biologica, che non utilizza sostanze chimiche di sintesi e si basa sulla conservazione della fertilità del suolo e sull’armonico sviluppo dei cicli naturali, rappresenta un’opportunità concreta per contrastare la perdita di biodiversità.
“L’enorme impatto ambientale causato dall’agricoltura industrializzata ci sta portando verso il collasso, dobbiamo invertire immediatamente la rotta per rallentare la perdita di biodiversità, fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e far fronte all’emergenza climatica - ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini (nella foto), presidente di FederBio. L’agricoltura biologica, che nutre la terra per mantenerla fertile, svolge un ruolo importante nella conservazione e implementazione della biodiversità. A sostenerlo è anche il recente studio Lampkin-Padel di IFOAM Organics Europe sull'impatto ambientale nel quale si evidenzia come al raggiungimento del 25% di superficie bio entro il 2030, uno degli obiettivi della strategia “Farm to Fork”, si determinerebbe un incremento complessivo di biodiversità pari al 30% sui terreni coltivati a biologico”.