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Successi & Strategie A cura di: Redazione GreenRetail

EcoVadis contribuisce al Green Deal Europeo con 10 raccomandazioni per la due diligence

La due diligence in materia di diritti umani e tutela dell’ambiente è da anni sul tavolo delle politiche dei governi locali e internazionali.

Strumenti come le Linee guida adottate dall’Ocse e i Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite promuovono l’adozione di una condotta sempre più responsabile delle imprese per il progresso economico, ambientale e sociale del pianeta, ma si tratta di strumenti non vincolanti. Una scarsa efficacia normativa che l’Unione Europea intende risolvere con l’emanazione di una direttiva europea in materia di due diligence e responsabilità delle imprese, nell’ambito del Green Deal Europeo.

EcoVadis, multinazionale leader in valutazioni di sostenibilità e da anni impegnata ad aiutare le aziende nel loro percorso sostenibile, con particolare attenzione ai rischi delle catene di fornitura globali, ha posto all’attenzione della Commissione Europea alcuni requisiti di due diligence per la supply chain, attraverso 10 Raccomandazioni.

“La Commissione europea dimostra di essere pienamente consapevole che le catene di approvvigionamento sono una componente chiave di un'economia responsabile. Con questo documento intendiamo contribuire allo sviluppo delle iniziative relative al Green Deal dell'UE, con osservazioni che riguardano le attuali pratiche aziendali e le dinamiche di mercato, sulla base dei numerosi dati raccolti e sul know-how maturato grazie alla comunità di responsabili degli acquisti aziendali e della sostenibilità di oltre 500 aziende multinazionali con cui collaboriamo” - ha spiegato Giulia Borsa (nella foto), Account Executive Italia di EcoVadis, a cui abbiamo chiesto di presentare alcune delle raccomandazioni.

“Riteniamo opportuno estendere i requisiti di due diligence a tutte le aziende con più di 250 dipendenti, a meno che non possano dimostrare che il loro volume di spesa rientra in una soglia specifica. Il 9% di tutte le piccole imprese valutate da EcoVadis hanno riscontrato problemi ambientali o sociali nelle loro catene di approvvigionamento, dimostrando che anche le piccole aziende devono affrontare questi rischi attraverso un robusto approccio di due diligence” - afferma Giulia Borsa.

“Importante anche sollecitare l’impegno di dirigenti e consigli di amministrazione obbligandoli a riferire su come hanno integrato le questioni ambientali e sociali nella strategia a lungo termine della catena di fornitura. È anche da rivedere la direttiva sul Public Procurement per garantire che esistano gli stessi standard di diligenza per l'ambiente e i diritti umani del settore privato - continua Giulia Borsa. Il Public Procurement nell'UE ha un valore stimato di 2.000 miliardi di euro all'anno e rappresenta un'enorme opportunità poiché favorisce i fornitori con pratiche sostenibili accelerando la transizione verso un'economia più responsabile.”

EcoVadis raccomanda anche di concentrarsi sul ruolo fondamentale delle organizzazioni acquirenti che dovrebbero impegnarsi nello sviluppo delle capacità dei loro fornitori sulle questioni ambientali e sociali. “Nel 2019, solo il 19% di tutte le grandi aziende valutate da EcoVadis aveva implementato programmi di capacity-building (ad es. piani d'azione correttivi, formazione) per aiutare i loro fornitori a migliorare” - spiega Giulia Borsa.

Favorire iniziative di collaborazione e di due diligence a livello industriale accelererebbe gli impatti positivi. Questa raccomandazione si basa sui risultati di uno studio di EcoVadis che ha rilevato che i fornitori impegnati in iniziative di settore hanno migliorato le loro performance di sostenibilità rispetto ai fornitori impegnati a livello di singole organizzazioni d'acquisto. In media, i fornitori dell'iniziativa di settore hanno migliorato il loro punteggio EcoVadis di oltre il 50% dalla loro prima valutazione. Per EcoVAdis, il quadro politico su cui sta lavorando l’UE dovrebbe basare il Meccanismo di adeguamento delle emissioni importate (CBAM) sui dati effettivi di emissione dei prodotti e fare riferimento alle medie dell'industria solo quando gli importatori non sono in grado di fornire dati sul carbonio a livello di prodotto. Le tasse dovrebbero essere ridotte o addirittura esentate se un fornitore di beni è in grado di dimostrare che il suo prodotto ha un'impronta di carbonio che è paragonabile o addirittura inferiore alla media europea. Questo permetterà al CBAM di premiare i fornitori avanzati al di fuori dell’UE che sono riusciti a diminuire l'intensità di carbonio dei loro prodotti.

“La due diligence favorisce il benessere e la salute del pianeta e di conseguenza dei cittadini e delle generazioni future ma la loro implementazione aiuta anche a creare valore per le aziende attraverso la prevenzione di danni alla reputazione” - conclude Giulia Borsa.

Il testo integrale delle 10 Raccomandazioni di Ecovadis è consultabile sul sito dell’azienda - www.ecovadis.com 

       
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