Fabrizio Vallari
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Pirateria varietale in frutticoltura, un danno per l'Italia di oltre 20 milioni di euro
A Macfrut nel menù della ‘’Tavola calda’’ nel Salone internazionale del vivaismo e dell’innovazione varietale, un incontro sulla patata bollente dell’abusivismo varietale, “cucinato e servito” in varie salse.
La pirateria varietale rappresenta da anni un fenomeno dilagante della nostra frutticoltura. Nonostante la quasi totalità delle nuove varietà siano oggi protette da brevetti nazionali e privative comunitarie, la moltiplicazione e la coltivazione abusiva delle novità varietali ha assunto dimensioni a dir poco imbarazzanti, con un danno stimato, solo per l’Italia, di oltre 20 milioni di euro all’anno: una minaccia per l’intera filiera ortofrutticola nazionale, un danno inestimabile per il mondo produttivo, con i conseguenti rischi ì legati alla diffusione incontrollata di varie patologie, oltre a costituire un danno morale materiale per i costitutori, i produttori e di commercianti che operano nella legalità.
Il tema sarà approfondito a Macfrut (3-5 maggio Rimini Expo Centre) nel corso della “Tavola calda” in programma giovedì 4 maggio alle ore 13.00 nell’incontro “Promuovere le varietà in frutticoltura, tra attese messianiche e pirateria: un approccio realistico”, nell’ambito del Salone del Vivaismo.
“Lo sviluppo di una nuova varietà vegetale - precisa il Dr. Stefano Lugli, coordinatore del Salone del vivaismo - richiede tempi lunghi e ingenti risorse finanziarie. Per i fruttiferi, in media, servono da 10 a 15 anni per immettere sul mercato una nuova varietà, partendo dall’incrocio. Per un progetto di breeding l’investimento può tranquillamente superare i 100mila euro. A questi vanno aggiunti i costi di protezione, quelli di certificazione genetico sanitaria e le risorse per lo sviluppo commerciale della varietà. Conti alla mano, creare e diffondere una novità può richiedere 200mila euro e oltre. Nell’attuale ordinamento, il riconoscimento del diritto del costitutore attraverso il pagamento di royalty a pianta, a superficie o sul prodotto commercializzato, è condizione essenziale per garantire il proseguimento dei progetti di miglioramento genetico, siano essi soggetti pubblici o privati, offrendo la possibilità a frutticoltori di disporre di nuove varietà, più produttive, resistenti, resilienti e qualitativamente migliorate”.
Secondo il Prof. Daniele Bassi, moderatore della tavola rotonda “il tema dei diritti di moltiplicazione del materiale vegetale, compresi i fruttiferi, non è certo nuovo. Oltre a una normativa italiana, esiste quella europea, tra le più moderne al mondo e che prende in considerazione la protezione legale delle mutazioni e l’uso del materiale genetico ai fini del miglioramento varietale. Nonostante l'importanza della difesa dei diritti di moltiplicazione, l'infrangimento della legislazione è frequente, con danni per tutto il comparto. La ‘’tavola calda’’ di Macfrut, attraverso la voce di rappresentanti di tutta la filiera, vuole fare il punto sulla situazione”.