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Le emissioni di Co2 delle aziende europee potrebbero essere dimezzate se tutte si allineassero alle best in class dei rispettivi settori
A dirlo è il nuovo report di Cdp (Carbon Disclosure Project).
Se tutte le aziende si allineassero a quelle più avanzate in termini di riduzione delle emissioni nei rispettivi settori, ogni anno si eviterebbero emissioni pari a quelle del Regno Unito e dell'Irlanda.
Se le aziende europee a più alta intensità di CO2 si allineassero con quelle più avanzate nella lotta al climate change, le emissioni aziendali in Europa diminuirebbero del 50%. A dirlo è un nuovo rapporto pubblicato da CDP, la non-profit che sovrintende al sistema globale di divulgazione ambientale, e dalla società di consulenza strategica internazionale Oliver Wyman.
Dal rapporto emerge che, mentre le aziende europee stanno guidando il progresso globale sugli obiettivi Science Based Targets (SBT), spesso non riescono ad agire sul proprio impatto ambientale in senso più ampio.
Il rapporto Now For Nature: The Decade of Delivery, presentato oggi con Euronews TV all'evento annuale di CDP, evidenzia che il numero di aziende che hanno approvato obiettivi SBT è cresciuto dell´85% lo scorso anno, e include ora le aziende responsabili di un terzo delle emissioni riportate (si riferisce alle 1228 aziende che comunicano a CDP e che sono oggetto di analisi in questo rapporto, basato sulle aziende quotate che hanno comunicato i dati agli investitori attraverso CDP nel 2021).
Ciononostante, solo il 16% delle aziende ha obiettivi allineati agli 1,5°C dell'accordo di Parigi, e i progressi sono ancora lenti. Il COVID-19 ha portato un calo del 13% nelle emissioni aziendali riportate, ma non si osservano riduzioni reali. Al netto degli effetti della pandemia di COVID-19, le riduzioni rimangono nell'intervallo del trend pre-pandemico dell'1,5% all'anno - molto al di sotto del 4,2% necessario perché le aziende si allineino al percorso dell'accordo di Parigi verso gli 1,5°C (le riduzioni medie si riferiscono alle emissioni Scope 1 e 2, riportate a -1,5% all'anno per il 2017-2019).
Ci sono comunque motivi di ottimismo, con 450 milioni di tonnellate di CO2 considerate come "bloccate" e provenienti da aziende con obiettivi fissati attraverso la Science Based Target initiative (SBTi).
Si osservano inoltre alcuni segnali di accelerazione dei progressi in ambito finanziario. Con un miglioramento annuale del 50%, quasi la metà (44%) delle istituzioni finanziarie europee segnala ora anche le "emissioni finanziate" - cioè quelle legate a investimenti, prestiti e attività assicurative - anche se solo una minoranza (27%), include almeno la metà del proprio portafoglio. Inoltre, un terzo (32%) delle istituzioni finanziarie che divulgano i dati riferisce di aver espressamente incoraggiato le aziende nei loro portafogli fissarsi obiettivi di emissioni in linea con una riduzione di 1,5°C.
Ma il rapporto rileva che le questioni ambientali in senso ampio sono ancora lontane da vedere progressi simili. Gli investitori sono quasi due volte più propensi a valutare i loro portafogli rispetto ai rischi climatici, che non per esempio rispetto al rischio deforestazione (88% vs 46%).
Meno di un quarto delle aziende con catene di approvvigionamento in paesi ad alto rischio di deforestazione esprime un forte impegno sulla deforestazione zero, e meno della metà di quelle che si approvvigionano di manzo, soia e olio di palma dispone di sistemi completi di tracciabilità.
Per quanto riguarda la protezione delle riserve d'acqua, il 77% delle aziende ha riferito di aver ridotto o mantenuto stabili i prelievi d’acqua, ma solo il 14% si è posta l’obiettivo di ridurre l'inquinamento dell'acqua. Solo 1 su 20 (5%) delle aziende che condividono con CDP informazioni su clima, foreste e acqua si è posta allo stesso tempo un obiettivo importante sulle emissioni (vale a dire un SBT), uno sulla riduzione dei prelievi di acqua e uno sulle foreste - compresa la deforestazione zero - come da best practice (nel 2021 è stato chiesto a 198 aziende europee di condividere i dati attraverso CDP su tutti i questionari; 83 (41%) lo hanno fatto, e questo fa pensare che il numero reale di aziende reale delle aziende con obiettivi forti sul proprio impatto ambientale in senso ampio sia ancora più basso).
Tutto ciò indica una tendenza delle aziende a sottovalutare il loro più ampio - ma significativo - impatto sull’ambiente e la biodiversità.
Le emissioni indirette delle aziende (scope 3) rappresentano l'86% delle loro emissioni - 6 volte quelle prodotte direttamente, secondo il rapporto. Eppure, solo il 53% delle aziende condivide informazioni sulle principali fonti di queste emissioni indirette, che provengono tipicamente dalle loro supply chain e dall'uso dei loro prodotti una volta venduti.
Le aziende potrebbero inoltre star trascurando dei rischi evidenti per il loro business. Mediamente, il rischio legato al cambiamento climatico viene stimato in 355 milioni di euro, 10 volte maggiore dell'impatto medio stimato dei rischi legati all'acqua, e 5 volte più grande dei rischi stimati legati alla deforestazione (ad esempio il regolamento Ue in arrivo che vieta le importazioni legate alla deforestazione).
Una constatazione ricorrente è che solo poche aziende sono particolarmente avanzate in quest’ambito, sia per quanto riguarda le azioni sul clima, sulle foreste o sulla sicurezza dell'acqua sia per l'impegno su tutta la filiera, dove questo è ancora più evidente. Se tutte le aziende si allineassero alle migliori nel proprio settore, ogni anno si potrebbero risparmiare emissioni pari a quelle del Regno Unito e dell'Irlanda.
Maxfield Weiss, direttore esecutivo di CDP Europa, ha detto: "Sono incoraggiato dai leader del sistema finanziario e dell'economia reale europea che si stanno facendo avanti. Ma la leadership è davvero concentrata - dobbiamo allargare l'azione a tutto il mercato. È giunto il momento che tutte le aziende e le istituzioni finanziarie con un'enorme impronta ambientale globale intraprendano azioni urgenti per allineare le loro catene di valore con i limiti naturali del nostro pianeta. Abbiamo bisogno di vedere una vera trasformazione per raggiungere sia il net-zero nelle emissioni sia un pieno risanamento della natura".
Rob Bailey, partner di Oliver Wyman, ha aggiunto: "C'è stata un'enorme accelerazione delle ambizioni in ambito climatico con più aziende che fissano obiettivi SBT. Si tratta di un fenomeno globale, che vede però l'Europa in testa. Tuttavia, il progresso nella riduzione delle emissioni è meno netto. I dati sono offuscati dall'impatto delle restrizioni COVID, ma al netto delle riduzioni portate dalla pandemia, è difficile rilevare le prove dell’indispensabile cambiamento radicale nella riduzione delle emissioni. Ora ci sarà una grande attenzione sull’esecuzione concreta".
Il rapporto di CDP Europe ha analizzato i dati di oltre 1220 aziende europee che hanno condiviso informazioni sul loro impatto sul cambiamento climatico, le foreste e le riserve idriche, attraverso il sistema di divulgazione di CDP nel 2021. Il rapporto viene lanciato oggi da Oliver Wyman durante i CDP Europe Awards: Now For Nature, un evento a cui partecipano le Executive Secretary per il clima e la biodiversità delle Nazioni Unite Patricia Espinosa ed Elizabeth Mrema, il responsabile Ue per il clima Frans Timmermans, lo scienziato dei confini del pianeta Dr. Johan Rockstöm e il Primo Ministro lituano Ingrida Šimonytė.