Fabrizio Vallari
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2024: annus horribilis per la sostenibilità italiana, tra normative contrastanti e investimenti in fumo
Obiettivi 2030 a rischio: l’Italia ha bisogno di un sostegno governativo per il fotovoltaico.
A cura di Vito Zongoli (nella foto), amministratore delegato di Senec Italia.
Il 2024 si è rivelato un anno di sfide per il settore del fotovoltaico in Italia. Nonostante le promesse di un futuro verde e sostenibile e gli impegni alla decarbonizzazione di cui l’Italia si è fatta firmataria davanti all’Europa e all’Onu, le recenti risoluzioni normative hanno creato un ambiente di incertezza e ostacoli per lo sviluppo del fotovoltaico.
La direzione positiva che sembrava essere stata intrapresa con l’approvazione del Decreto Case Green, che comunque senza la previsione di incentivi economici rischia di mettere in difficoltà milioni di famiglie, è stata immediatamente messa in discussione da nuove regolamentazioni che hanno finito per minare il sentiero della transizione italiana. Per cominciare, i DL Agricoltura e Aree Idonee hanno creato un clima di incertezza per tutti gli attori coinvolti, dagli agricoltori, agli imprenditori, agli investitori italiani ed esteri. Questi decreti, nati con lo scopo di proteggere l'ambiente e il territorio, non tengono conto della specificità delle aree rurali che vorrebbero tutelare, e hanno finito per limitare la possibilità di installare pannelli solari in molte zone che non ne riceverebbero alcun tipo di danno. Un esempio? Le moltissime aree incolte presenti in Italia, che per molti agricoltori rappresentavano una fonte di reddito integrativo a fronte dell’installazione a terra di pannelli solari, non possono più essere impiegate a questa destinazione. Ne risulta un enorme danno economico per gli agricoltori e un disincentivo agli investitori attivi nelle rinnovabili, da sempre interessati alle regioni del Mezzogiorno in virtù delle condizioni favorevoli che offrono al fotovoltaico. Così, il DL Agricoltura rischia di bruciare circa 60 miliardi di euro di investimenti fatti da aziende e da investitori, che avevano creduto in un settore che si era ormai stabilizzato e che aveva delle regole quasi ferme dal 2016.
Poi, lo spalmacrediti del mese scorso. Non a caso è stata una delle misure più discusse dell’anno. Il danno economico di una norma retroattiva colpisce non solo gli imprenditori e i privati che si erano fidati delle manovre governative e oggi si trovano a scontare sulle proprie finanze lo scotto di decisioni avventate; sono misure che screditano la credibilità dello Stato agli occhi degli imprenditori italiani e internazionali e che scoraggiano gli investimenti in Italia. Perché spostare capitale in un Paese la cui mancanza di stabilità normativa minaccia non solo le possibili rendite, ma il capitale stesso? Queste normative contrastanti e i miliardi di investimenti andati in fumo rappresentano un freno per un settore che dovrebbe essere al centro della transizione energetica del nostro Paese. Il fotovoltaico è una chiave per una transizione energetica efficace e sostenibile, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario un quadro normativo chiaro e favorevole.
Secondo i dati di GSE e ANIE Rinnovabili, il settore fotovoltaico italiano ha visto una crescita significativa nel 2023. Al 30 settembre 2023, risultano in esercizio in Italia circa 1,5 milioni di impianti, per una potenza complessiva di circa 28,6 GW. Nel 2023, sono stati installati fonti rinnovabili per un totale di 3.122 MW, di cui 2.804 MW per fotovoltaico. Sono numeri che dimostrano l’enorme potenziale del fotovoltaico in Italia. Tuttavia, le recenti normative stanno mettendo a rischio questi progressi. Come Senec Italia, azienda leader nella produzione di sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici, le nostre stime sono positive in quanto conta di arrivare a installare 100.000 impianti completi entro la fine del 2025, comprensivi di quelli già attualmente installati. Si tratta di una stima ambiziosa ma realistica, che potrebbe essere decisamente più alta se ci fosse un sostegno e un supporto da parte delle istituzioni.
La stabilità normativa non può e non deve essere sottovalutata. In Germania, ad esempio, le normative sono stabili e questo ha favorito lo sviluppo del settore fotovoltaico, nonostante il suo territorio non goda della stessa esposizione solare che abbiamo noi. L'Italia è già indietro rispetto ai target 2030 e affinché si possa pensare di raggiungerli è fondamentale che le istituzioni riconoscano l'importanza del fotovoltaico e lavorino per creare un ambiente che favorisca, piuttosto che ostacolare, il suo sviluppo. Solo così potremo sperare di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che ci siamo prefissati e garantire un futuro energetico sicuro e pulito per il nostro Paese.