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Open Scope: il mondo dei RAEE si allarga. Ma siamo pronti?
E' entrato in vigore il cosiddetto “Open Scope”, con una significativa estensione del campo di applicazione della normativa sui RAEE.
In altre parole, una serie di apparecchiature che oggi non sono considerate “AEE” (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) dal 15 agosto 2018 lo sono, con tutti gli obblighi che questo comporta (in tema di gestione della fase finale del ciclo di vita) per il loro Produttori.
In linea con il principio della “Extended Producer Responsibility”, il Legislatore europeo cerca di fare in modo che ogni prodotto immesso sul mercato (nel nostro caso una AEE) abbia qualcuno (il Produttore) che si assuma la responsabilità di finanziare e gestire il trattamento del rifiuto che da quel prodotto deriverà (nel nostro caso un RAEE): è un provvedimento che nelle intenzioni è destinato quindi ad avere risvolti positivi dal punto di vista ambientale.
Ma il nostro Paese non sembra ancora pronto a recepire questa novità. Per prima cosa, non c’è ancora chiarezza su quali prodotti saranno considerati “AEE”. La normativa dice che dal 15 agosto 2018 saranno considerate AEE tutte le apparecchiature che per il loro corretto funzionamento dipendono dalla corrente elettrica: non c’è quindi un elenco esaustivo delle apparecchiature incluse, ma solo una definizione “aperta” (e alcune esclusioni esplicite). Nelle prossime settimane, pertanto, il Ministero dell’Ambiente sarà chiamato non solo a rispondere alle numerose richieste di chiarimento che perverranno dai Produttori (“questo oggetto rientra o non rientra tra le AEE?”) ma soprattutto a controllare che tutti coloro che immettono sul mercato prodotti che saranno inclusi tra le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche adempiano effettivamente agli obblighi che la legge impone loro: sarebbe infatti scorretto permettere che alcuni Produttori – sfruttando a loro vantaggio la definizione un po’ vaga di AEE – evitassero di sostenere gli oneri della gestione dei RAEE. Saranno quindi indispensabili controlli più intensi e accurati: accadrà davvero?
“Altro problema urgente – spiega il Direttore Generale di Ecodom Giorgio Arienti – è definire in quale dei cinque Raggruppamenti debbano essere inseriti i RAEE derivanti dalle nuove AEE. I Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche sono infatti suddivisi in Raggruppamenti sulla base della tipologia di trattamento a cui devono essere sottoposti. La definizione dei Raggruppamenti determina sia il costo di gestione dei RAEE da attribuire a ciascun nuovo prodotto immesso sul mercato sia il calcolo delle quote di responsabilità dei diversi Sistemi Collettivi, e quindi la nuova ripartizione dei Punti di Prelievo”.
Nonostante i numerosi solleciti, anche in sede parlamentare – il Ministero dell’Ambiente non ha ancora definito i nuovi Raggruppamenti; in queste condizioni, l’unica possibilità di continuare a operare sarà quella di una auto-determinazione dei nuovi Raggruppamenti da parte dei Sistemi Collettivi: una sorta di autogestione, dove il privato (i Sistemi Collettivi istituiti dai Produttori di AEE) deve supplire alle carenze del pubblico …
Da ultimo (ma non meno importante), l’ampliamento del campo di applicazione della normativa sui RAEE rischia di allontanare ancora di più lo Stato italiano dall’obiettivo di raccolta dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici fissato dalla Comunità europea: tale obiettivo è infatti espresso come percentuale della quantità media di AEE immesse sul mercato nel triennio precedente. Se nuovi oggetti diventano AEE la quantità immessa sul mercato aumenta: il rischio però è che non aumenti in modo significativo la quantità di RAEE raccolti, perché tra le nuove AEE ci sono apparecchiature che difficilmente verranno portate alle isole ecologiche (alcuni esempi: stufe a pellet, caldaie a gas, biciclette elettriche …). L’Italia è già molto lontana dall’obiettivo di raccolta dei RAEE fissato per il 2019 (pari al 65%) e con il nuovo “Open Scope” lo sarà ancora di più.
“Anche da questo punto di vista – sottolinea Arienti – è necessario aumentare i controlli, in modo da assicurare che tutti i RAEE finiscano nelle isole ecologiche e siano quindi poi gestiti dai Sistemi Collettivi. È indispensabile scoprire e monitorare i flussi paralleli di RAEE, per verificare la qualità del trattamento e per contabilizzare le quantità gestite”.