Dalla COP30 emerge il ruolo strategico delle previsioni oceaniche per proteggere le filiere agroalimentari e le infrastrutture distributive. Il progetto MedFormer utilizza l'intelligenza artificiale per prevedere fino a 9 giorni le condizioni del mare, offrendo strumenti concreti per la gestione del rischio in un'area dove transita oltre il 20% del commercio alimentare europeo.
Le aree costiere del Mediterraneo concentrano oltre il 70% delle infrastrutture logistiche della distribuzione alimentare europea e rappresentano il passaggio obbligato per filiere strategiche come ortofrutta, ittico e prodotti conservati. La crisi climatica sta moltiplicando i rischi per queste supply chain: l'innalzamento del livello del mare, l'erosione costiera, le ondate di calore marino e gli eventi estremi minacciano la continuità operativa di porti, piattaforme logistiche e stabilimenti di trasformazione.
Alla COP30 di Belém, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) ha presentato soluzioni scientifiche concrete per anticipare questi rischi e costruire quella che Giovanni Coppini, direttore del programma strategico Global Coasts, definisce «la capacità di quantificare gli scenari futuri e fornire a decisori e comunità le informazioni necessarie per progettare le coste di domani».
Il cuore dell'innovazione presentata dal CMCC è MedFormer, un sistema basato su intelligenza artificiale che prevede le condizioni del Mediterraneo – temperatura, salinità, correnti – con 9 giorni di anticipo e una precisione superiore ai modelli tradizionali. Sviluppato dai ricercatori CMCC, tra cui Coppini e il direttore scientifico Giulio Boccaletti, il sistema utilizza algoritmi di AI per elaborare volumi massicci di dati oceanografici in tempi ridottissimi.
«Abbiamo trasformato qualcosa che richiedeva enorme potenza di calcolo e tempo in uno strumento più veloce e accurato», spiega Italo Epicoco, scienziato CMCC e autore principale del progetto. La tecnologia non si limita a migliorare la sicurezza marittima: fornisce alert anticipati su ondate di calore marino che compromettono la pesca e l'acquacoltura, eventi di inquinamento che minacciano le produzioni ittiche, tempeste che possono bloccare i flussi logistici portuali.
L'evento organizzato dal CMCC al Padiglione Italia della COP30 – «Empowering Coastal Communities: Science-based Solutions for resilience and adaptation» – ha riunito scienziati, istituzioni e rappresentanti di comunità da tutto il mondo per condividere un approccio metodologico: partire dai siti pilota dove le comunità sperimentano in prima persona gli impatti climatici, per sviluppare soluzioni replicabili su scala più ampia.
«Le soluzioni sono legate a sistemi di allerta precoce e monitoraggio operativo che coprono l'intera gamma di rischi costieri – dalle tempeste alle ondate di calore marino all'inquinamento – consentendo alla società di pianificare e agire in modo proattivo», sottolinea Coppini. L'approccio integra conoscenza scientifica e sapere locale, riconoscendo che il cambiamento reale spesso inizia a livello territoriale.
La presentazione del CMCC si inserisce nel contesto del nuovo Patto per il Mediterraneo promosso dalla Commissione Europea, che mira a creare una regione più connessa, prospera e resiliente. «Partnership come questa sono fondamentali», osserva Coppini. «Consolidano anni di lavoro e creano framework condivisi per affrontare sfide costiere sempre più urgenti a livello mondiale».
Durante la COP30, il CMCC ha rafforzato collaborazioni con delegazioni di Messico, Barbados, Colombia, Repubblica Dominicana, Bahamas nell'area caraibica, e con Malaysia, Thailandia, Filippine, Indonesia nel Pacifico, oltre a organizzazioni internazionali come IOC-Caribbean, IOC WEST-PAC, UNIDO e SPC. Il Mediterraneo emerge così come hub di conoscenza per la condivisione di soluzioni applicabili a contesti costieri vulnerabili in tutto il mondo.
Per il settore della distribuzione, la capacità di anticipare le condizioni marine con 9 giorni di anticipo rappresenta un vantaggio competitivo misurabile: permette di ottimizzare le rotte marittime, proteggere le scorte nei magazzini portuali durante eventi estremi, pianificare approvvigionamenti alternativi quando le condizioni minacciano specifiche filiere. Le ondate di calore marino, in particolare, stanno già compromettendo le rese dell'acquacoltura mediterranea e modificando la distribuzione geografica delle specie ittiche, con impatti diretti sugli assortimenti e sulla pianificazione commerciale.
L'integrazione tra dati oceanografici, AI e gestione della supply chain apre scenari di adattamento proattivo che vanno oltre la semplice gestione dell'emergenza: permettono di ridisegnare logiche distributive, identificare aree di approvvigionamento alternative, quantificare i rischi climatici nelle valutazioni di investimento su infrastrutture costiere.
MedFormer dimostra come l'intelligenza artificiale possa trasformare volumi enormi di dati in strumenti decisionali accessibili. Il sistema fornisce previsioni ad alta risoluzione più velocemente dei modelli numerici tradizionali, integrando potenza di calcolo avanzata con dati in tempo reale. Questa capacità di elaborazione rapida è essenziale per gestire rischi come inquinamento improvviso, tempeste o alterazioni termiche che possono compromettere in poche ore attività produttive e distributive.
«Essere alla COP30 ci ha permesso di confrontarci con le comunità scientifiche e sociali brasiliane in un ambiente unico e vulnerabile vicino all'Amazonia», racconta Coppini. «Attraverso la nostra rete con CoastPredict, il programma costiero del CMCC contribuisce a uno sforzo globale, con il Mediterraneo come hub centrale per la condivisione di conoscenze e lo sviluppo di soluzioni».
L'approccio del CMCC – che combina innovazione scientifica, coinvolgimento delle comunità e cooperazione internazionale – dimostra che la resilienza costiera efficace è un impegno collettivo capace di trasformare il rischio in opportunità. Per il retail e la distribuzione alimentare, questa trasformazione significa poter operare con maggiore prevedibilità in un contesto di crescente instabilità climatica.
Il Mediterraneo, profondamente colpito dalla crisi climatica, si conferma anche spazio di connessione tra continenti, comunità e sistemi di conoscenza. Le soluzioni sviluppate qui – dal monitoraggio oceanico all'integrazione di saperi scientifici e locali – offrono un modello replicabile per altre regioni costiere vulnerabili, creando un circolo virtuoso tra ricerca, governance e azione territoriale.