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Green Retail  - I software di ‘Assortment Optimization’ come nuovi alleati per la tutela dell’ambiente
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Prodotti & Packaging A cura di: Michele Pacillo

I software di ‘Assortment Optimization’ come nuovi alleati per la tutela dell’ambiente

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La maggiore attenzione dei clienti all’ambiente suggerisce l'utilizzo di software che siano in grado di fornire nuovi insight per ottimizzare l’assortimento, e relative vendite e profitto, rispetto agli item di sostenibilità.  

Negli ultimi anni, l’attenzione verso la sfida della sostenibilità ambientale si è tradotta nell’adozione di comportamenti virtuosi sostenuti dai cambiamenti climatici, sempre più evidenti anche nel nostro Paese, e da una crescente cura verso il benessere e la salute anche alimentare.

Un trend che trova riscontro nel report “Fragilitalia” elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos con il supporto del Circular Economy Network-Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, sull’evoluzione delle opinioni relative al tema “Consumi e Green”. Indagine che conferma che 8 italiani su 10 sono favorevoli a una transizione ecologica, ma soprattutto che le loro scelte di acquisto sono sempre più green: 4 italiani su 10 fanno acquisti ecosostenibili.

Questo cambiamento ha un impatto significativo sulle insegne soprattutto del largo consumo dal momento che già da tempo si trovano a dover adattare le proprie strategie per rispondere ai nuovi comportamenti dei consumatori. I dati di mercato confermano infatti la preferenza crescente verso i prodotti bio, locali, vegetali e a km zero e nello stesso tempo come la scelta della composizione del carrello sia condizionata anche da aspetti come la riciclabilità delle confezioni, l’impatto ambientale della produzione dei beni e iniziative sostenibili dei brand.

Le insegne devono quindi identificare fornitori che possano garantire prodotti che soddisfano i nuovi criteri e le nuove abitudini, selezionando prodotti con caratteristiche sostenibili. Diventa così evidente che, se fino a qualche anno fa i retailer della GDO avevano l’obiettivo di delineare un mix ottimale di prodotti per soddisfare al meglio i propri clienti e aumentare vendite e redditività prescindendo dagli aspetti ambientali, oggi dimenticare il tema della sostenibilità è molto rischioso.

Ciò comporta un aumento dei criteri di selezione dell’assortimento che devono essere presi in considerazione: origine degli ingredienti (vegetale, vegetale biologico, animale), materiale del packaging (riciclabile, riutilizzabile, non recuperabile), sensibilità green del brand, cluster dei clienti, e così via.

Ma non è sufficiente, perché ciascun item va inserito in una scala di valori, in un modo da poter calcolare uno o più indici numerici della sostenibilità del prodotto per facilitare così i confronti. Assegnando un opportuno peso ad ognuno degli indici considerati, si possono inoltre gestire in maniera programmatica le variazioni da apportare all’assortimento. Come suggerisce Axiante, società informatica brianzola, tutto ciò richiede a monte un lavoro di standardizzazione e pulizia dei dati e soprattutto l’adozione di un buon software di Assortment Optimization.

L'ottimizzazione dell'assortimento consiste nell’individuare il giusto mix di prodotti per ciascun canale e per quel preciso momento. Un processo che presuppone la disponibilità e l’analisi di un gran numero di dati, impensabili da gestire tramite un semplice foglio di excel, anche in considerazione della rapidità con cui si muovono i mercati, le abitudini dei consumatori, le linee dei prodotti e della necessità impellente di considerare l’attenzione crescente dei clienti all’ambiente.

Navigare in questo labirinto necessita di soluzioni informatiche in grado di tenere conto di tutti questi criteri fornendo ai Category Manager nuovi insight in grado, grazie all’automazione e agli algoritmi, di aiutarli a ottimizzare l’assortimento e relative vendite e profitto, anche rispetto gli item di sostenibilità individuati.

I software di Assortment Optimizazion permettono inoltre alle insegne di limitare il fenomeno della proliferazione delle SKU (unità di conservazione di magazzino) che non si traduce solo in inefficienze gestionali e finanziarie, ma anche nella generazione di sprechi, a cominciare da quelli di beni deperibili.  

       
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