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Green Retail  - Imprese italiane in Africa, nasce la costola ivoriana di Cisao
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Persone & Imprese A cura di: Fabrizio Vallari

Imprese italiane in Africa, nasce la costola ivoriana di Cisao

Oltre 30 manager compiono il primo passo verso la creazione di un ente camerale ad Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio.

Fra gli obiettivi attrarre nuovi investimenti e sviluppare sinergie commerciali.

Rappresentare un punto di riferimento all’interno dell’ecosistema imprenditoriale italiano che già opera in Costa d’Avorio e, al contempo, costruire sinergie e facilitare il dialogo con l’Ambasciata italiana e le istituzioni locali. Per favorire scambi commerciali e nuovi potenziali investimenti dall’Italia, contribuendo così alla crescita e allo sviluppo, anche attraverso iniziative sociali, di uno dei più importanti Paesi dell’Africa occidentale.

Questi gli obiettivi condivisi da oltre trenta imprenditori e manager italiani che nei giorni scorsi, ad Abidjan, alla presenza dell’ambasciatore Arturo Luzzi, hanno deciso di costituire formalmente la delegazione ivoriana di Cisao, la Camera di Commercio italo senegalese e dell'Africa occidentale. Un primo passo per la strutturazione di un ente camerale nella capitale economica della Costa d’Avorio. A coordinare il gruppo di lavoro sarà Sergio Tommasini, consigliere di Confindustria Assafrica e amministratore delegato di Airone Seafood, società che dal 1994 opera in Costa d’Avorio nel settore delle conserve ittiche a base di tonno.

La comunità italiana in Costa d'Avorio si è sempre distinta per grandi progetti, innovazione industriale e capacità imprenditoriale. Dal settore del legno all’agroindustria, dal settore ittico a quello delle costruzioni e più di recente al settore dell'energia. Negli Anni Ottanta e Novanta, gli italiani hanno dato un valido contributo alla crescita di questo Paese localizzato nell'Africa sub-sahariana.

“La Repubblica della Costa d'Avorio ha enormi potenzialità e l'attuale presidente Alassane Ouattara, recentemente in visita in Italia, ha avuto il grande merito di rimetterlo in marcia dopo alcuni anni complicati – dichiara Sergio Tommasini. Oggi il Paese ha bisogno di un nuovo slancio riformatore che porti ad una crescita della produttività e ad un miglioramento del clima d’affari. Senza una crescita inclusiva non sarà possibile superare il disequilibrio sociale che ancora insiste nel Paese. La classe media, il vero motore di una economia emergente, sta crescendo ma non a ritmi soddisfacenti. Se pensiamo che il 40% del valore economico dell'intera Comunità dell'Africa Occidentale (UEMOA) circola dal Porto di Abidjan, parliamo di una grande ricchezza che andrebbe canalizzata in politiche inclusive: ridistribuzione della ricchezza, educazione, sanità e formazione”.

La Costa d’Avorio è il maggior produttore mondiale di cacao, anacardi, olio di palma ed il terzo di caffè. Ad Abidjan, capitale economica, vi è il principale porto tonniero dell’Africa occidentale.

Un territorio ricco di minerali che con Eni ha avviato un grande cantiere industriale per l’estrazione di gas e petrolio che sarà operativo già nel 2023. Nonostante sia un Paese in fase di sviluppo, ci sono ancora flussi migratori che vedono partire dalle 12 alle 15 mila persone all’anno. Problemi che vanno gestiti alla radice. Hanno evidenziato una certa efficacia gli strumenti europei del Migration Compact e altri programmi di reinserimento sociale.

“Con la delegazione ivoriana di Cisao intendiamo dare il nostro concreto contributo ad uno sviluppo economico equilibrato, sostenibile e inclusivo della Costa d’Avorio – riprende Tommasini. Sono novanta le aziende italiane che operano nel Paese, fra esse, oltre ad Eni, possiamo citare colossi come Leonardo ed Msc. Noi vogliamo rappresentare un punto di contatto per coloro che vogliono investire qui e di fatto rappresentiamo un network di imprenditori e professionisti che hanno esperienza concreta da trasferire a coloro che intendono esplorare questo Paese – sottolinea il manager. L’esperienza per non fare errori e disperdere risorse, per tracciare un percorso virtuoso senza inciampare nella burocrazia ivoriana. L’esperienza di coloro che possono comprovare di saper fare impresa in Africa”.

       
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