Fabrizio Vallari
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Greenpeace: ancora troppi incendi in Amazzonia, +5,3% rispetto a un anno fa
Nuove immagini diffuse da Greenpeace Brasile mostrano come, nonostante il calo significativo della deforestazione in Amazzonia registrato quest’anno, la foresta continui a bruciare a un ritmo allarmante.
Sono 15.744 i focolai divampati in Amazzonia nel 2023, con un aumento del 5,3% rispetto al medesimo periodo del 2022. Gli incendi si concentrano principalmente negli Stati di Mato Grosso, Maranhão e Pará, dove l’industria agroalimentare continua a espandersi a scapito della più grande foresta pluviale del pianeta.
«Le nuove immagini dimostrano che, oltre a monitorare e controllare la deforestazione, il nuovo governo brasiliano di Luiz Inácio Lula da Silva deve investire in misure più efficaci per prevenire gli incendi», dichiara Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia. «Una stagione più secca, in combinazione con il ritorno di El Niño, sta creando le condizioni ideali per i roghi in Amazzonia. È urgente e necessario che il governo Lula attui un piano d'azione integrato per salvare questo ecosistema vitale, riconoscendo gli impatti della crisi climatica e le responsabilità di chi distrugge la foresta, anziché limitarsi a spegnere i focolai».
Oltre all’influenza della siccità e di El Niño, l’aumento degli incendi in Amazzonia è dovuto anche alla deforestazione su vasta scala che fino all’anno scorso ha caratterizzato l’agenda anti-ambientalista del precedente governo brasiliano guidato da Jair Bolsonaro. I roghi di quest’anno, infatti, colpiscono aree già disboscate in passato per liberare i terreni e fare posto a nuovi pascoli e piantagioni.
Ogni anno Greenpeace Brasile monitora e documenta gli incendi e la deforestazione in Amazzonia, che svolge un ruolo vitale nella lotta contro la crisi climatica e contro la perdita di biodiversità. Secondo l’associazione ambientalista, il Brasile deve passare da un modello economico basato sulla distruzione delle risorse naturali a un sistema che protegga i preziosi ecosistemi presenti nel Paese e promuova la giustizia sociale, riconoscendo i diritti e il valore della conoscenza ancestrale delle popolazioni indigene e delle comunità tradizionali.
Proprio oggi, nella città brasiliana di Belém, che nel 2025 ospiterà anche la COP30 sul clima, inizia il vertice sull’Amazzonia presieduto da Lula. Un summit molto atteso che riunirà al tavolo dei negoziati i rappresentanti degli otto Paesi dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica (OCTA), Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Peru, Suriname e Venezuela, per discutere di strategie contro la deforestazione, criminalità organizzata e obiettivi di sviluppo sostenibile, e individuare soluzioni condivise per fermare la distruzione dell’Amazzonia.
Photo credits: Greenpeace.