Mentre gran parte del mercato europeo avanza verso criteri più elevati per la produzione di carne avicola, le principali insegne italiane restano ferme. Uno standard basato su evidenze scientifiche promette di ridurre le sofferenze di oltre 1,3 miliardi di polli all'anno, migliorando contestualmente la qualità della carne. Il caso Waitrose dimostra che la transizione è economicamente sostenibile.
Il divario tra il retail europeo e quello italiano sul tema del benessere animale negli allevamenti avicoli si amplia. Secondo il report 2025 della Open Wing Alliance, coalizione internazionale che riunisce quasi 100 organizzazioni in tutto il mondo, 394 aziende in Europa hanno già aderito all'European Chicken Commitment (ECC), lo standard minimo che sta ridefinendo le condizioni di allevamento dei polli destinati alla produzione di carne.
L'Italia, nonostante sia tra i principali produttori avicoli europei, registra progressi marginali: solo quattro realtà operanti nel mercato nazionale hanno sottoscritto l'impegno (Carrefour, Cortilia, Eataly e il produttore Fileni), mentre le principali insegne della grande distribuzione organizzata – Coop, Conad ed Esselunga – non hanno ancora definito politiche in tal senso.
Lo standard che ridefinisce il mercato avicolo
L'European Chicken Commitment rappresenta una risposta strutturata alle principali criticità dell'allevamento intensivo, basata su evidenze scientifiche raccolte dalla comunità di ricerca veterinaria. Lo standard richiede l'adozione di razze a lenta crescita, la riduzione delle densità di allevamento, l'introduzione di arricchimenti ambientali e sistemi di stordimento più efficaci.
Secondo le stime della Open Wing Alliance, l'implementazione dell'ECC da parte delle aziende aderenti porterà a una riduzione delle sofferenze per oltre 1,3 miliardi di animali ogni anno, con un impatto positivo già registrato su 260 milioni di polli.
Performance europee e gap italiano
I dati del report evidenziano progressi significativi nei principali mercati europei:
- 12 aziende leader tra cui ALDI, Lidl, Marks & Spencer e Waitrose stanno pubblicando report di avanzamento sull'implementazione dello standard
- Tre produttori europei forniscono già carne conforme ai criteri ECC su larga scala
- Il gruppo francese Lambert Dodard Chancereul si è impegnato a rendere conformi i marchi Le Gaulois e Maître CoQ entro il 2028, con impatto su 120 milioni di animali annui
- Il secondo produttore francese Terrena ha assunto lo stesso impegno per le linee Père Dodu e La Nouvelle Agriculture
La norvegese Norsk Kylling, che produce il 100% della carne di pollo secondo i criteri ECC, ha registrato una riduzione della mortalità degli animali del 79%. Il produttore Plukon Food Group ha ridotto di oltre 100 volte l'uso di antibiotici dopo l'adesione allo standard.
Il caso Waitrose: qualità senza aumenti di prezzo
L'esperienza della britannica Waitrose rappresenta un elemento dirimente nel dibattito sui costi della transizione. A settembre 2025 l'insegna è diventata la prima catena europea pienamente conforme all'ECC senza incrementare i prezzi al consumo, confutando l'assunto secondo cui standard più elevati di benessere animale comportino necessariamente costi maggiori per i clienti.
Marks & Spencer ha registrato dopo la transizione all'ECC un aumento delle vendite di carne avicola del 33%, segnalando una risposta positiva del mercato britannico agli standard più rigorosi.
White striping: l'indicatore di qualità ignorato dal retail italiano
L'utilizzo di razze a rapido accrescimento genera conseguenze misurabili sulla qualità della carne. Il white striping – miopatia che si manifesta con strisce bianche di grasso e tessuto cicatriziale sul petto – interessa tra il 50% e il 90% dei polli a rapido accrescimento utilizzati negli allevamenti intensivi, da cui provengono 9 polli italiani su 10.
Un'analisi condotta da Essere Animali su oltre 600 confezioni di petti di pollo a marchio Coop, Conad ed Esselunga ha rilevato la presenza della malattia su oltre il 90% dei prodotti esaminati. Nel caso di Coop, alcuni campioni hanno registrato la più alta percentuale di casi con gravità elevata.
Il white striping deriva da uno squilibrio fisiologico in cui i muscoli si sviluppano così rapidamente da superare la capacità del sistema circolatorio di fornire sangue e ossigeno sufficienti, determinando una degenerazione delle fibre muscolari sostituite da tessuto fibroso e grasso. Il risultato è carne di minore qualità con composizione nutrizionale alterata rispetto a carni sane.
Il posizionamento strategico della GDO
«Dal Regno Unito alla Francia, passando per Norvegia, Germania e Spagna, i maggiori produttori europei stanno facendo importanti passi avanti per mettere al centro delle politiche aziendali il benessere animale», dichiara Simone Montuschi, presidente di Essere Animali. «L'Italia resta fanalino di coda e aziende come Coop, pur dichiarandosi attente alle condizioni di allevamento nelle proprie filiere a marchio, non hanno fatto passi significativi per allinearsi ai competitor europei».
La questione ha raggiunto anche le istituzioni: due interrogazioni parlamentari presentate al Senato e alla Camera, a firma delle Onorevoli Eleonora Evi, Ilenia Malavasi, Gian Antonio Girelli, Marco Furfaro e della Senatrice Dolores Bevilacqua, hanno chiesto al Governo chiarimenti sulle condizioni di allevamento e sulla qualità della carne avicola commercializzata in Italia.
Opportunità di differenziazione competitiva
L'adozione dello European Chicken Commitment rappresenta per il retail italiano un'opportunità di allineamento agli standard europei e di differenziazione competitiva basata su criteri scientificamente validati. Le esperienze internazionali dimostrano che la transizione è economicamente sostenibile e può generare valore sia in termini di posizionamento che di performance commerciali.
Il ritardo accumulato dalle principali insegne italiane rispetto ai competitor europei configura un gap strategico in un mercato sempre più attento alla qualità verificabile e alla trasparenza delle filiere di approvvigionamento.