Green Retail  - Lidl e la Rivoluzione della Spesa Sostenibile: Intervista ad Alessia Bonifazi
Alessia Bonifazi, responsabile Corporate Affairs & Sostenibilità di Lidl Italia
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Human&Green Retail Forum 2025 A cura di: Domenico Canzoniero

Lidl e la Rivoluzione della Spesa Sostenibile: Intervista ad Alessia Bonifazi

La sostenibilità nel retail non è più solo una questione di comunicazione, ma un asset strategico che ridefinisce l'offerta e guida le scelte dei consumatori. Ne abbiamo parlato con Alessia Bonifazi, responsabile Corporate Affairs & Sostenibilità di Lidl Italia, per approfondire la visione dell'insegna e il suo impegno pionieristico verso un'alimentazione più sana e rispettosa del pianeta. Dall'impegno sulla Planetary Health Diet al ruolo della grande distribuzione come motore del cambiamento, emerge un quadro chiaro: il futuro del retail è orientato alla responsabilità.

Domenico Canzoniero: Alessia, innanzitutto partiamo dal conoscerci meglio. Questa infatti è la prima di una serie di interviste in cui vorremmo raccontare ai nostri lettori non solo quali sono le strategie green dei retailer ma anche chi sono i protagonisti della sostenibilità nella distribuzione. Parlaci un po' di te: qual è il percorso che ti ha condotto a diventare responsabile Corporate Affairs e Sostenibilità di Lidl?

«Sono entrata in Lidl Italia nel giugno 2015, quindi ho da poco compiuto i 10 anni in azienda. Inizialmente facevo parte della Direzione Risorse Umane, dove mi occupavo di comunicazione interna e di progetti legati al miglioramento continuo del clima aziendale e al welfare per i nostri ormai quasi 23.000 colleghi in tutta Italia. Dopo un anno mi è stata proposta l'opportunità di diventare responsabile comunicazione, sfida che ho accettato con grande entusiasmo. Alla fine del 2016 è stato deciso di sviluppare all'interno della mia funzione anche l'area legata alla Corporate Sustainability».

Quindi il vostro impegno nella sostenibilità è relativamente recente?

«Non risale a tantissimi anni fa, ma da quando abbiamo iniziato a fine 2016 non ci siamo mai fermati. È un ambito che appassiona me e il mio team, ma soprattutto in cui l'azienda crede tantissimo al punto da essere considerato un vero e proprio asset strategico d'impresa. La sostenibilità in Lidl è ancorata in ogni processo aziendale, è parte integrante della nostra mission e della nostra strategia di business».

Mi sembra che il vostro percorso vada in parallelo con l'evoluzione della sostenibilità nelle aziende retail. Corporate Affairs riferisce direttamente al presidente, quindi è in staff con chi prende le decisioni strategiche?

«Esatto. La sostenibilità per noi è un'assunzione di responsabilità nei confronti del pianeta e delle persone. Siamo consapevoli che la nostra attività e la nostra dimensione generano un impatto: con 780 punti vendita e 23.000 collaboratori, abbiamo ben chiaro il nostro ruolo all'interno del territorio in cui operiamo».

La strategia di sostenibilità di Lidl

Veniamo al tema principale. Il cuore della vostra strategia sostenibile è l'impegno sulla Planetary Health Diet. In cosa consiste esattamente e perché Lidl ha intrapreso questa strada?

«Questo impegno rientra nella più ampia strategia di alimentazione consapevole, sviluppata con il supporto di WWF, per aiutare i nostri clienti a compiere scelte d’acquisto più sostenibili. In questo contesto, Lidl si è posta l’obiettivo ambizioso di aumentare, entro il 2030, la quantità di alimenti venduti a base vegetale del 20% rispetto al 2023. 

Le azioni concrete includono: aumentare i prodotti plant-based nell'assortimento; incrementare del 10% la quota di cereali integrali nei prodotti a marchio; sviluppare ulteriormente la gamma di frutta e verdura, che già oggi conta 15 referenze biologiche. Questa iniziativa segna una svolta, perché passiamo dal semplice "educare" il consumatore a intervenire direttamente sull'offerta. Siamo convinti che per nutrire in modo sano una popolazione mondiale in crescita, rispettando i limiti del pianeta e affrontando sfide globali come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, sia necessaria una trasformazione del sistema alimentare globale e il nostro obiettivo è proprio quello di guidare il cliente verso scelte di consumo più responsabili, offrendo alternative sane, sostenibili e, grazie al nostro modello di business, a un prezzo accessibile».

Con un assortimento composto per l'80% da private label, Lidl ha una notevole influenza sul mercato. Come vedete il ruolo del retailer nel guidare il cambiamento?

«Riconosciamo pienamente il nostro ruolo di "ponte" tra l'industria e il consumatore finale. La nostra vera leva è l'assortimento a marchio proprio. Questo controllo diretto ci permette di agire non solo sulla tipologia di prodotti, ma anche sulle ricette e sulle politiche di approvvigionamento, lavorando a stretto contatto con i nostri fornitori. Siamo consapevoli che determinate scelte fatte da un retailer della nostra dimensione possano fungere da volano positivo per l'intero settore; vogliamo influenzare i trend e le dinamiche di mercato, contribuendo così a contrastare le sfide globali ».

La questione dei green claims

Secondo i dati dell'Osservatorio Immagino, l'84,2% della spesa degli italiani va a prodotti con green claim sul packaging. Questo dato fa parte delle premesse della vostra azione? E più in generale secondo te c'è consapevolezza nel settore che "il green è ovunque" e quindi serve un green diverso?

«Penso che la consapevolezza ci sia nel nostro settore ed è cresciuta negli ultimi anni, anche grazie alle normative. Quello che mi chiedo è se ci sia altrettanta consapevolezza nel consumatore. Quanto è consapevole di aver acquistato un prodotto sostenibile?»

Direi che proprio perché sono dappertutto i green claim non rappresentano un motivo di scelta per il consumatore, piuttosto sono diventati una commodity che viene utilizzata per rafforzare il posizionamento di qualsiasi prodotto.


« Trovare la chiave per far sì che il consumatore possa fruire efficacemente dei claim ambientali e sentirsi così parte di una grande azione per il benessere umano e del pianeta è la vera sfida. Lo spazio a disposizione sul packaging è limitato, la materia è complessa e va trovato il giusto equilibrio per evitare di semplificare troppo a discapito della trasparenza o di essere troppo tecnici a discapito della fruibilità».

La semplificazione per il consumatore

Tornando all'impegno per la Planetary Health Diet direi che questo forse è il modo migliore per semplificare anche il carico cognitivo del consumatore, non credi?

«Sì, credo che aiuti. L'idea di aumentare la quota di prodotti di origine vegetale venduti è un'alternativa più sana che nella sua produzione prevede un utilizzo inferiore di risorse. È un mix tra scelte fatte a monte dai retailer che indirizzano il comportamento d'acquisto e storytelling che deve trovare la chiave giusta per essere compreso dal consumatore».

Certo. E il consumatore di solito fa la spesa velocemente, spesso distratto. Non possiamo pensare che calcoli l'impronta di ogni prodotto...

«Esatto. Per questo è nostra responsabilità selezionare un assortimento che lo aiuti a effettuare con semplicità scelte di acquisto più responsabili e anche più sane».

Human & Green Retail Experience

Proprio con questa idea di fondo, aiutare il consumatore a mangiare meglio, riducendo l'impronta ambientale e spendendo meno, è nato il nostro progetto Human & Green Retail Experience che propone di applicare i principi della Dieta Mediterranea ai fondamentali del retail - un'idea vicina al vostro impegno per la Planetary Health Diet.

«Il progetto di cui parli mi ha incuriosito molto. Sicuramente sarà utile un primo confronto per capire se possiamo fare sistema, visto che l'obiettivo pare essere comune.
Stiamo lavorando per raggiungere i nostri obiettivi al 2030, che sono una prima anticipazione del nostro allineamento alla Planetary Health Diet entro il 2050. La sfida ora è rendere questi principi un'esperienza d'acquisto semplice per il consumatore. Dobbiamo trovare il modo corretto di raccontare queste alternative, spiegando che una scelta più sana comporta anche un minor utilizzo di risorse».

Allora ci diamo appuntamento al prossimo Human & Green Retail Forum?

«Assolutamente. Spero che potremo confrontarci per unire le forze. La transizione ecologica è una responsabilità di tutti, e la nostra iniziativa vuole essere di stimolo perché tutto il mondo della distribuzione vada verso una maggiore consapevolezza del proprio ruolo nell'aiutare le persone a vivere meglio e mangiare meglio».

Alessia Bonifazi è responsabile Corporate Affairs di Lidl Italia, dove gestisce comunicazione, relazioni istituzionali e sostenibilità. L'intervista è stata realizzata nell'ambito della serie "I protagonisti della sostenibilità nel retail" promossa da Plef per presentare le strategie innovative e i protagonisti della sostenibilità del settore distributivo.