La conferenza di Glasgow a conduzione inglese e italiana si è conclusa all’undicesimo giorno, 24 ore dopo la scadenza prevista.
A cura di Emanuele Plata (nella foto), fondatore di Plef - Planet Life Economy Foundation.
Il risultato principale è che l’obiettivo è stato ribadito e definito nel mantenere il riscaldamento del pianeta rispetto all’era pre industriale entro 1,5 gradi centigradi. Si mette enfasi su questo e si dice che Parigi 2015 aveva definito l’arena in cui questa partita si giocava ma Glasgow fissa le regole. Frasi di una retorica abile, ma pur sempre retorica . . . oggi nel 2021 si sa che il surriscaldamento prospetta oltre i 3 gradi di aumento e allora ?!
In termini di tempi a cui arrivare all’obiettivo non c’è uniformità - per alcuni Paesi il 2050 per altri il 2060, per altri ancora il 2070. In termini di finanziamento annuo ai Paesi emergenti la promessa dei 100 miliardi di dollari dai Paesi sviluppati fatta nel 2015 non è ancora stata rispettata.
In termini di riforestazione si fanno affermazioni ma non ci sono riscontri oggettivi. In termini di emissioni dal metano si parla di riduzioni del 30%. In termini di energie rinnovabili si discute l’inserimento del nucleare. In termini di sussidi ai fossili, dannosi all’ambiente, si parla di iniziare a ridurli dal 2022 ma non ad eliminarli. In termini di eliminazione del carbone i grandi produttori andranno avanti ad aprire nuove miniere. In termini di emissioni di Co2 si parla di un obiettivo importante conseguito per un taglio del 45% rispetto al 2010 entro il 2030 quando la UE ha già programmato il 55% e oggi - nel 2021 - abbiamo un +13,7%!! Insomma la metafora di essere in mezzo al guado quando giorni fa si leggevano le ipotesi più determinate sia dei Paesi più esposti che della UE e quelle più difensive dei Paesi produttori di fonti fossili, USA compresa e della Cina, si è concretizzata nell’immagine di un compromesso, reso possibile da un'intesa politica di per sé positiva tra Usa e Cina per ricominciare a parlare.
Il compromesso fa proprio venire in mente che i 190 Paesi nella corrente del fiume che stanno cercando di attraversare per andare dal vecchio mondo insostenibile al nuovo mondo sostenibile, non abbiano la forza di fare una catena umana per arrivare all’altra riva e allora afferrano dei legni, li mettono insieme e ne fanno una zattera, ci salgono e seguono la corrente convinti di trovare da lì ad un pò dopo un momento di calma per guadagnare l’altra riva.
Ma... c’è un ma, la corrente si sa dove porta e forse ad un certo punto anziché l’acqua calma arriva uno strapiombo ed una grande cascata . . . allora forse da adesso dobbiamo trovar dei coraggiosi che dalla zattera con una fune si buttano in acqua e nuotano all’altra riva per legare ad un albero la fune e tirare alla stessa riva tutti gli altri. Forse è questo che i 27 della UE devono fare per il bene di tutti. Cerchiamo anche noi di dare una mano.