Secondo Fondazione Marevivo, il Mar Mediterraneo è tra le aree più colpite dal riscaldamento globale, con una velocità di aumento della temperatura compresa tra il 20% e il 50% in più rispetto alla media mondiale. Negli ultimi dieci anni, il tasso di riscaldamento si è raddoppiato.
Entro il 2100, si stima un aumento della temperatura superficiale tra +3,5 °C e +4,5 °C.
Il progressivo innalzamento termico sta riducendo la capacità del mare di rimescolare le acque e di raffreddarsi, compromettendo il suo ruolo regolatore del clima. Con temperature diurne estive destinate ad aumentare di oltre 3 °C, si prevede una riduzione delle escursioni termiche e un incremento delle notti tropicali.
Effetti sulla disponibilità idrica e sulle correnti marine
La riduzione delle precipitazioni e la scomparsa dei ghiacciai montani stanno modificando il ciclo dell’acqua dolce in tutta l’area mediterranea. Contestualmente, l’aumento di temperatura e salinità influenza negativamente le correnti termoaline, fondamentali per l’equilibrio climatico e per la distribuzione dei nutrienti marini.
L’innalzamento del mare minaccia porti, coste e infrastrutture
Il livello medio del mare nel bacino mediterraneo è aumentato di 2,8 mm l’anno negli ultimi anni e si prevede un innalzamento da 40 a 100 cm entro fine secolo. Questo comporterà maggiori rischi di inondazioni costiere, erosione e danni alle strutture portuali, con impatti sulla logistica e sulla movimentazione delle merci.
Pesca, biodiversità e tropicalizzazione in rapido cambiamento
Il riscaldamento favorisce la diffusione di specie aliene invasive: circa 1000 nuove specie hanno già colonizzato il bacino. Alcune popolazioni ittiche native — come acciughe, sardine e naselli — si stanno spostando verso nord o in acque più profonde, alterando gli equilibri della pesca tradizionale. Questo scenario mette a rischio la sostenibilità delle filiere ittiche locali.
Turismo, salute pubblica ed economia esposti a nuove vulnerabilità
Il settore turistico, che ha visto una crescita del 60% del PIL nei paesi mediterranei in vent’anni, è esposto all’aumento di eventi estremi e ondate di calore. Le alte temperature e l’erosione delle coste potrebbero ridurre l’attrattività delle spiagge e dei siti culturali, con ricadute su occupazione e investimenti. Le operazioni portuali rischiano rallentamenti strutturali, mentre entro il 2100 il rischio di alluvioni potrebbe aumentare del 50%.
Un equilibrio fragile che riguarda tutti
Marevivo sottolinea come la vita marina profonda sia strettamente legata al mantenimento di temperature basse. Il Mediterraneo, uno dei principali hotspot climatici globali, è un indicatore sensibile dei cambiamenti in atto. Il deterioramento del suo equilibrio termico avrà conseguenze su biodiversità, economia e società ben oltre il perimetro costiero